Omicidio Pinna, per il killer "culto dei soldi e pistola in tasca": fatale forse un approccio respinto - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 09:55

Omicidio Pinna, per il killer "culto dei soldi e pistola in tasca": fatale forse un approccio respinto

L'imprenditore del vino che ha confessato il delitto della 33enne e tutto quello che non torna

di Marco Santoni

Omicidio Pinna, quelle cinque ore di "buco" nella ricostruzione fatta dal killer

Proseguono le indagini sull'omicidio di Cinzia Pinna, la 33enne uccisa dal reo confesso imprenditore del vino Emanuele Ragnedda. Ma sono ancora troppe le cose che non tornano in questa vicenda, per questo gli inquirenti vogliono tornare sul luogo del delitto per capirci di più, viste anche le dichiarazioni fatte dal killer. Un party a base di alcol e quasi certamente droga, come scena del delitto. Manca il movente e soltanto l’autopsia - riporta Il Corriere della Sera - e gli esami nei laboratori potranno ricostruire che cosa è realmente accaduto. Cinzia Pinna potrebbe aver subito anche violenze sessuali. Emanuele Ragnedda ha riferito di un diverbio degenerato: "Aveva un oggetto contundente, mi ha aggredito e ho dovuto difendermi". Ma non ha persuaso i magistrati: lui aveva una pistola, Cinzia era disarmata.

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Emanuele - prosegue Il Corriere - era preda dei suoi eccessi, anche caratteriali: egocentrismo, desiderio di piacere (soprattutto alle donne) e di essere al centro dell’attenzione, ossessioni. "Girava con la pistola e spesso la mostrava", racconta chi lo conosce. Si era stancato di avere una fidanzata regolare e preferiva relazioni saltuarie, "tampinava, con insistenza eccessiva, ogni ragazza che gli capitasse a tiro". Nel suo racconto c'è un "buco nero" di almeno cinque ore. Si sa che l’auto ha varcato i cancelli di Conca Bentosa e che Emanuele Ragnedda, dopo aver caricato il corpo di Cinzia su un rimorchio e averlo scaraventato fra le siepi, ne è uscito in tarda mattinata, riprendendo la vita di ogni giorno.

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