News
Conclave, il cardinale Re disegna un Papa di mediazione. Dalla comunione al ritorno alla tradizione: i compiti del prossimo pontificato
I significati dietro l'omelia del cardinale Re

Cardinale Giovanni Battista Re
Re disegna un Papa di mediazione
L’idea è quella del Papa di mediazione, un rammendatore. L’omelia pronunciata dal cardinale decano Giovanni Battista Re, 91 anni gagliardamente portati, nella Missa pro eligendo pontifice, tratteggia un riassunto di questi giorni di Congregazioni generali nel corso delle quali i cardinali (sia elettori che non) hanno cercato l’identikit del successore di Papa Francesco. Re ricorda che “Siamo qui per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, per implorare la Sua luce e la Sua forza perché sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso”. L’elezione papale, dice Re, è “Un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità”.
Ciò detto, Re ricorda il Vangelo di Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” e “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato”. Insomma, qui il primo messaggio è: non ragionate per conservatori e progressisti, non dividetevi ma puntate all’unità superando quindi gli strappi del passato. E ancora: “Gesù ci ha dato l’esempio di questo amore all’inizio dell’ultima cena con un gesto sorprendente: si è abbassato al servizio degli altri, lavando i piedi agli Apostoli, senza discriminazioni, non escludendo Giuda che lo avrebbe tradito”. Già: nemmeno Giuda è stato escluso. Decidete voi chi possa essere un Giuda escluso, e chissà che non sia un’eco del Vatileaks 2 scoppiato durante il regno di Jorge Mario Bergoglio. Chissà.
A questo punto Re si attacca ai testi sacri e delinea il programma del prossimo pontificato: “Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei Vescovi col Papa; comunione dei Vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre “casa e scuola di comunione””. Secondo messaggio: il Papa dovrà essere un rammendatore che faccia comunione, che unisca dunque tutti. È tempo di superare le fughe in avanti bergogliane, le sue uscite estemporanee, gli apparenti passi avanti e le improvvise retromarce. Ma c’è dell’altro: “È inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli”. Un ritorno alla Tradizione, un ritorno alla chiarezza dottrinaria, evidentemente. Quindi: “L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo”. Qui il messaggio è per gli ultraprogressisti e specie per la Chiesa tedesca lanciata verso aperture come le donne prete e una morale sessuale molto più larga rispetto all’attuale secondo il Catechismo. Niente da fare: va bene avere delle opinioni, va bene tutto ma alla fine dovete restare dentro la Chiesa, dentro il perimetro evangelico. E nel Vangelo non ci sono donne mandate da Cristo come apostole, tanto per dire.
E siamo alla conclusione. Qui il cardinale decano ritorna ai Papi da Pio XI in poi (1922-1939), che certo non fu un Papa progressista, per dire che: “Lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità”. E questo Papa, già che ci siamo: “Meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio”. Altro che ecopeccati: qui ci vuole un Papa che torni a parlare di Dio, della Dottrina, far rinascere soprattutto un Occidente nel quale la fede è morta da tempo e l’Islam avanza. Una società con sfide etiche e bioetiche sulle quali la Chiesa non potrà non intervenire con la sua voce. Dovrà essere un Papa autorevole, un Papa di peso, ma anche capace di parlare al mondo: “Il mondo di oggi attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future”. Valori fondamentali, umani e spirituali: diritti umani, impegno per la pace, libertà religiosa: tutto quello che un diplomatico, o un Papa che dalla diplomazia viene o ne ha esperienza, può fare. Il Conclave può cominciare.
LEGGI LE NOTIZIE NEWS