Sangiuliano, Maria Rosaria Boccia a rischio processo. Stalking aggravato, lesioni e... Di che cosa è accusata - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 13:43

Sangiuliano, Maria Rosaria Boccia a rischio processo. Stalking aggravato, lesioni e... Di che cosa è accusata

Nel procedimento risultano parti offese Sangiuliano, la moglie e l’ex capo di gabinetto del dicastero Francesco Gilioli

di Redazione News

Mic, esposto Sangiuliano: pm Roma chiude indagini, rischio processo per Boccia

La procura di Roma ha chiuso le indagini nei confronti di Maria Rosaria Boccia, indagata dopo l’esposto presentato la scorsa estate dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. A Boccia, nell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dalle pm Giulia Guccione e Barbara Trotta, vengono contestati i reati di stalking aggravato, lesioni, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione e una contestazione relativa a false dichiarazioni nel curriculum in relazione all’organizzazione di eventi.

L’imprenditrice a settembre scorso fu oggetto di una perquisizione da parte dei carabinieri del nucleo investigativo che sequestrarono materiale informatico tra cui i telefoni della donna mentre a marzo era stata interrogata dai magistrati titolari del fascicolo a piazzale Clodio. Ora i pm capitolini hanno notificato a Boccia l’avviso di conclusione delle indagini, atto che solitamente prelude la richiesta di rinvio a giudizio. Nel procedimento risultano parti offese Sangiuliano, la moglie e l’ex capo di gabinetto del dicastero Francesco Gilioli.

La procura di Roma contesta a Maria Rosaria Boccia, indagata dopo l’esposto presentato da Gennaro Sangiuliano e ora a rischio processo, “condotte reiterate ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale” nei confronti dell’ex ministro della Cultura che hanno provocato “nello stesso un perdurante e grave stato di ansia e paura che si estrinsecava in un forte stress - scrivono i pm nell’avviso di conclusioni delle indagini - un notevole dimagrimento, pensieri suicidi, in modo tale da costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita, compromettendone la figura pubblica, inducendolo a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale, ad evitare i luoghi abitualmente frequentati, limitare le uscite private e pubbliche o le partecipazioni a convegni o viaggi istituzionali e privati”.

La donna, secondo l’atto di accusa, “chiedeva dapprima velatamente e poi in modo sempre più esplicito di lavorare insieme con nomina fiduciaria del Ministro, al fine di giustificare al presenza quotidiana presso gli Uffici ministeriali, contestualmente ponendo in essere azioni volte a screditare i suoi collaboratori più vicini, con progressivo isolamento, ed avanzando continue richieste di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali o con il proprio staff”.

Sempre secondo l’accusa Boccia “imponeva a Sangiuliano, in plurime occasioni, che le visite istituzionali a Pompei avvenissero solo in sua presenza” e il 3 agosto scorso “dopo che il giorno precedente lui si era rifiutato di firmare un patto di riservatezza come da lei richiesto e di venire a trovarla a Napoli per parlare, pubblicava su Instagram- sezione stories, delle foto di Sangiuliano al mare a Positano in costume e di loro due al concerto dei Coldplay allo stadio Olimpico di Roma senza il suo consenso e gli diceva che le avrebbe tolte se lui fosse venuto a Napoli, imponendogli tempistiche e modalità del viaggio”.

Il 6 agosto scorso poi “pubblicava sul suo profilo Instagram una storia contenente la minaccia velata del tenore ‘ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare’" ricostruiscono i pm nel 415bis. E ancora l'8 agosto scorso "faceva credere a Sangiuliano di avere avuto un malessere legato alla gravidanza e di essere andata per una visita clinica al Policlinico Gemelli di Roma, dove tuttavia non si è mai recata".

A Maria Rosaria Boccia i pm romani nell’avviso di conclusioni delle indagini contestano anche che “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso ed anche in tempi diversi” ha affermato in due interviste, a un quotidiano e a una trasmissione televisiva, “che il dottor Francesco Gilioli, all'epoca dei fatti capo di gabinetto del ministero della Cultura (individuato dai pm come parte offesa nel procedimento insieme a Sangiuliano e alla moglie) aveva controfirmato alla presenza del ministro Sangiuliano il contratto di collaborazione per l'incarico in suo favore di Consulente per i Grandi Eventi là dove invece detto contratto, pur firmato dalla Boccia, non era mai stato controfirmato dal dottor Gilioli”.

Boccia inoltre avrebbe dichiarato nell'intervista tv “che a suo avviso il dottor Gilioli era stato rimosso dall'incarico di Capo di Gabinetto in relazione alla vicenda del suo contratto avendo commesso ‘imprecisioni che un Capo di Gabinetto non può permettersi’ ed adombrando che fosse stato distrutto un contratto già perfezionatosi (mentre i tre originali, privi di controfirma e dunque invalidi, venivano conservati negli uffici del Ministero e poi depositati dal dottor Gilioli alla procura di Roma il 14 ottobre scorso) offendeva la reputazione e professionalità di Francesco Gilioli che aveva sempre agito - scrivono i pm - in conformità alle richieste provenienti dal Ministro Sangiuliano”.