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Ucraina, Salvini rompe il fronte pro-Kiev: “L’Ucraina non può vincere sul campo”
Matteo Salvini a Mattino Cinque mette in discussione l’invio di armi all’Ucraina: “Non può vincere sul campo”. Le sue parole scuotono il dibattito politico italiano

Il dibattito sulla guerra in Ucraina torna infuocato dopo l’intervento di Matteo Salvini a Mattino Cinque. Il vicepremier e leader della Lega ha pronunciato parole destinate a far discutere dentro e fuori il governo: “Qualcuno pensa davvero che l’Ucraina possa vincere sul campo? Difficile”.
Parole nette, senza sfumature, che segnano una presa di posizione sempre più esplicita del ministro delle Infrastrutture contro l’escalation militare e l’invio continuo di armi da parte dell’Occidente.
“Sono quattro anni che ci raccontano che Putin sta per crollare”
Salvini ha ricostruito in diretta una lettura alternativa dell’andamento del conflitto:
“È dal 2022 che sentiamo dire che la Russia è vicina al collasso. Abbiamo approvato 19 pacchetti di sanzioni e Putin è ancora lì.”
Il vicepremier sottolinea come, a distanza di quasi quattro anni dall’invasione dell’Ucraina, i risultati sul campo raccontino una realtà diversa:
“Oggi la Russia occupa quasi il 20% del territorio ucraino. Solo a novembre ha conquistato oltre 700 chilometri quadrati.”
Secondo Salvini, continuare a immaginare una vittoria militare di Kiev sarebbe un’illusione politica.
Il paragone storico: “Non ci sono riusciti Napoleone e Hitler”
Tra le frasi più forti dell’intervento, il ministro ha usato un parallelismo destinato a far discutere:
“Napoleone e Hitler non sono riusciti a piegare la Russia. E loro erano un attimino più attrezzati di Zelensky.”
Una dichiarazione che ha immediatamente sollevato polemiche, ma che riflette il cuore del discorso leghista: la Russia è una potenza che non può essere sconfitta con armi convenzionali e pressione esterna.
“300 miliardi spesi. E adesso?”
Per Salvini l’Occidente ha già pagato un prezzo altissimo:
“Abbiamo mandato oltre 300 miliardi tra aiuti e forniture militari. Lo abbiamo fatto per aiutare un Paese aggredito, giustamente. Ma adesso bisogna chiedersi: altre armi avvicinano la pace o la allontanano?”
La risposta del leader leghista è chiara: continuare a spedire armamenti non porta alla soluzione, ma all’allungamento della guerra.
Il Papa e la prudenza: “Fermarsi è un atto di coraggio”
Salvini chiama in causa anche il Vaticano:
“Penso sia più prudente fermarsi, come dice il Santo Padre.”
Un richiamo alla diplomazia, al dialogo, alla necessità di una soluzione politica piuttosto che militare.
Gli USA si sfilano, l’Europa paga?
Uno dei passaggi più politici è quello sulla posizione americana:
“Gli Stati Uniti hanno già detto che non metteranno più un centesimo. E allora chi pagherà? L’Europa dovrà versare altri 140 miliardi?”
Secondo Salvini, il rischio è evidente: un conflitto sempre più europeo, sempre meno americano, sempre più costoso.
Il nodo beni russi: “Non possiamo sequestrarli”
Infine, un avvertimento economico:
“Se sequestriamo i beni russi, la ritorsione sarà immediata. In Russia ci sono oltre 300 aziende italiane: il boomerang sarebbe devastante.”
Una frattura nella maggioranza?
L’intervento di Salvini non è soltanto una riflessione geopolitica: è anche un segnale politico interno. Le sue parole si inseriscono in una maggioranza dove le posizioni sulla guerra non sono più monolitiche.
Se Palazzo Chigi continua a mantenere una linea ufficiale atlantista, Salvini si muove ormai su una traiettoria diversa: più scettica verso l’invio di armi, più vicina al fronte della tregua, più critica verso le sanzioni.
