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Cronache
Vaticano, Zuppi come Spadaro: ridimensionato. Parolin si prende il proscenio

Matteo Zuppi come Spadaro: ridimensionato. Il cardinal Parolin si prende il proscenio in Vaticano: i nuovi equilibri di Papa Francesco

Matteo Maria Zuppi (68), romano, è il potente capo della CEI (Confederazione Episcopale Italiana), e dallo scorso anno è iperattivo, lo è esattamente dalla scomparsa di Papa Benedetto XVI, una coincidenza significativa. Il suo potere all’interno del Vaticano è cresciuto esponenzialmente da quando il conservatore Papa Ratzinger non c’è più. Matteo Maria Zuppi è un Principe della Chiesa, cioè un Cardinale, nonché arci-vescovo di Bologna. Il suo motto latino è: “Gaudium domini fortitudo vestra” e cioè “La gioia del Signore è la tua forza”. Zuppi però è solo il capo della Chiesa italiana, semplificando al massimo, non della Chiesa universale eppure lo scorso anno Francesco si è fidato solo di lui.

Il cardinal Parolin (69) è invece all’opposto. Vicentino, introverso, meditativo, a 14 anni è entrato in seminario e ha svolto sempre il suo servizio presso la diplomazia della Santa Sede. È stato nunzio apostolico in Nigeria e Messico, successivamente in Venezuela, quindi in Africa ed in America del Sud, il centro della nuova evangelizzazione. Terre difficili, in cui si è comportato con sapienza, duttilità e circospezione dovuta alla sua formazione diplomatica. Ha collaborato con il potente e controverso Cardinal Tarciso Bertone (conservatore fedele a Papa Ratzinger) che ha sostituito poi nel ruolo di Segretario di Stato vaticano (voluto peraltro dallo stesso Francesco) e cioè quello che politicamente sarebbe un Primo Ministro. È considerato anche lui un conservatore, anche se illuminato. Dal punto di vista “politico”.

LEGGI ANCHE: Coppie gay, Cardinale Parolin prende le distanze da Papa Francesco

Zuppi è un progressista, sa sempre vicino alla potente comunità di Sant’Egidio che ha sede a Trastevere, una sorta di pretoriani di cui Francesco si fida particolarmente. Invece Parolin è un conservatore che difende, quando può e quando gli è permesso, i valori tradizionali della Chiesa. Ne è riprova, ad esempio, la recente polemica sulla benedizione delle coppie gay che ha prodotto la “rivoluzione africana” dei vescovi del Continente Nero. Il Segretario di Stato ha detto che il tema è sensibile ed occorre approfondire e meditare il che dal punto di vista diplomatico significa una sorta di ceffone teologiche alle posizioni del Papa. Ma questo atto una persona accorta come Parolin l’ha potuto compiere solo perché il Papa glielo ha permesso. Invece Zuppi è da qualche mese in ombra nelle vicende vaticane. Del resto il titolare della politica estera d’Oltretevere è Parolin e non Zuppi.

Questa vicenda ricorda quella analoga di Padre Antonio Spadaro “consigliere del Papa” che ha improvvisamente dovuto lasciare la guida della prestigiosa rivista dei gesuiti, Civiltà Cattolica, dopo esser estato molto vicino a Bergoglio. Anche Spadaro è un progressista. Questo significa che Papa Francesco sta rimodulando il delicato equilibrio vaticano in funzione degli ultimi eventi internazionali.

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