Cronache
Yara Gambirasio, Bossetti a processo il 3 luglio

Massimo Bossetti, il muratore accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, e' stato rinviato a giudizio dal giudice dell'udienza preliminare di Bergamo, Ciro Iacomino. L'avvio del processo e' stato fissato per il 3 luglio.
Il carpentiere di 44 anni è comparso questa mattina in aula, a Bergamo, per l’udienza preliminare davanti al gup Ciro Iacomino e al pm Letizia Ruggeri. Bossetti è arrivato alle 8.30 su un furgoncino della polizia penitenziaria, fatto entrare da un ingresso secondario per evitare l’assalto della stampa. Chiusa al traffico via Borfuro e vietato l’accesso a tutto il secondo piano del palazzo, dove si svolge l’udienza. Non sono presenti i genitori della tredicenne, uccisa il 26 novembre 2010. Ha deciso invece di partecipare Massimo Maggioni, l’ex collega su cui Bossetti tentò di scaricare le responsabilità (per questo dovrà difendersi anche dall’accusa di calunnia).
Nel corso della prima parte dell’udienza la difesa, rappresentata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, ha sollevato tre eccezioni di nullita' che sono state però tutte respinte dal gup Ciro Iacomino. Il legale del muratore accusato di aver ucciso Yara Gambirasio chiedeva la nullita' degli accertamenti biologici dei Ris, perche' condotti con lo strumento della delega di indagine e non con l'avviso alle parti. La seconda richiesta di nullita' riguardava il capo di imputazione perche' vengono indicati due luoghi diversi del delitto, sia Brembate Sopra che Chignolo d'Isola. La terza richiesta respinta era quella di tenere un incidente probatorio sul campione di Dna.
Tramite l’avvocato Enrico Pelillo, i genitori e la sorella maggiore di Yara, Keba Gambirasio, si sono costituiti parte civile, così come Maggioni. Al momento, il giudice si è ritirato per decidere sulle eccezioni.
Bossetti è in carcere dal 16 giugno 2014. Contro di lui pesano le tracce di Dna scoperte sui resti della piccola Yara. "Quel Dna è suo", dicono i laboratori. E per sostenerlo l’accusa ha portato altri indizi: dalle celle telefoniche che agganciano la zona del delitto al furgone ripreso dalle telecamere vicino al centri sportivo, fino alle presunte contraddizioni nei dialoghi intercettati in carcere con la moglie. Bossetti ha sempre detto di volersi difendere a dibattimento, senza riti alterativi. Una scelta che, in caso di condanna, potrebbe portarlo all’ergastolo (L’angoscia collettiva, ma ora conta solo l’aula).