Vista dalla luna, libro di Chandra Livia Candiani sull’infanzia "sterminata" - Affaritaliani.it

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Vista dalla luna, libro di Chandra Livia Candiani sull’infanzia "sterminata"

Da giovedì 21 marzo nelle librerie il nuovo libro di Chandra Livia Candiani "Vista dalla luna"

di Giorgio Morale

È in libreria dal 21 marzo il nuovo libro di Chandra Livia Candiani, “Vista dalla luna”. Comprende due raccolte, “Vista dalla luna” e “La porta”, accomunate dal tema dell’infanzia. “L’infanzia sterminata”, come dice Chandra Livia Candiani. “Sterminata è un aggettivo a doppio taglio. Significa sia smisurata che annientata”. Il libro infatti è dedicato alle sofferenze dell’infanzia, spesso oggetto di violenza nelle guerre, nelle migrazioni, ma anche nell’ambito familiare, che non è il “nido” protettivo di pascoliana memoria.

Dalle ricerche della psicanalisi in poi – ma, ancora prima, da Dickens e dal romanzo d’appendice ottocentesco in genere – sappiamo che la famiglia può essere un inferno, eppure questa consapevolezza convive ancora oggi con una rappresentazione dell’infanzia come eden in cui l’essere umano vive in comunione con la natura, godendo una idilliaca armonia e purezza che lo rendono capace di intendere più profondamente dell’adulto la lingua segreta delle cose. O forse, più propriamente, bisognerebbe dire che l’infanzia oggi è al centro di un eden moderno tutto luci e senza conflitto, quello del reame dei balocchi del consumismo.

Scricchiola il pavimento di legno

sotto i passi dei morti in processione,

trasportano il corpo del padre

il padre cattivo.

“Mio papà è un poliziotto”.

“Il mio ha la mercedes”.

“Mio papà vende l’oro e i gioielli”.

“Che macchina ha il tuo?”.

 Il mio è l’orco.

Nella pancia camminano i morti

seminano i semi di assenza

le melagrane blu dell’addio

mio padre è il morto.

Poeti sommi e consapevoli che “la vita è sventura” e che la Terra è un “atomo opaco del Male” come Leopardi e Pascoli hanno mitizzato l’infanzia come una età dell’oro che ha termine con la caduta delle illusioni o con la scoperta della violenza del mondo. Ma il fanciullo è comunque un “garzoncello scherzoso”. Un poeta tragico come Lorca ha visto l’infanzia come uno “stato di felice natura”. Uno scrittore aspro come Peter Handke scrive che “Quando il bambino era bambino, / giocava con entusiasmo”.

La bambina di “Vista dalla luna” invece dice che il suo papà “è un orco” e che la mamma ha un cancello / nero e acuminato”, tanto che invece di invocare l’aiuto di mamma e papà per passare indenne la notte dice che “dal lupo vuole / essere mangiata in un boccone, / data alla befana consegnata / all’uomo nero”. Poesia dopo poesia, vediamo la bambina assumersi quanto gli adulti non sono in grado di fare. È lei che accompagna la mamma mentre la accompagna a scuola, è lei che “non piange mai”, che sa che gli adulti hanno “un alfabeto per non capirsi”. È lei che si dota di pratiche di sopravvivenza, ad esempio si dice “non ho paura / di nessuno”, si dedica “alla sepoltura / delle croci del passato” e parte “ogni notte / verso il mondo della luna”, “sottratta / al senso” degli adulti. Difatti la salva “un ripostiglio di sogni caldi”, “animali di zucchero”, il disegno di “un puma / che corre”, una parola leggera “come un fiocco / di neve”. Viene da pensare, come scrive Antoine De Saint Exupéry, che “I grandi non capiscono mai niente da soli” e devono essere i bambini a essere indulgenti con loro e spiegargli tutto.

D’altra parte quanto comprendano i bambini del mondo che li circonda Chandra Candiani ce lo ha detto nel libro frutto del suo lavoro con i bambini di alcune scuole elementari delle periferie di Milano, “Ma dove sono le parole?” (Effigie 2015). Ed è riuscita a mostrarcelo perché si trova bene con i bambini, e i bambini si rendono conto che lei si relaziona con loro senza infantilismo, da pari a pari, memore, come dice in questo nuovo libro, di “una lunga ripetuta / ferita, il cuoio duro dell’infanzia”.

Vista dalla luna” è un libro terribile e necessario, in cui si ritrova la concentrazione del dettato, la precisione della parola e il nitore del verso che già conosciamo essere di Chandra Livia Candiani. Che con ognuno dei suoi libri tocca dei punti nevralgici dell’umanità contemporanea e con questo non fa eccezione.

Chandra Livia Candiani