Culture
Il Metropolitan si rifà il maquillage a suon di cubisti








di Manuela Alessandra Filippi
Il Metropolitan di New York ha approvato ieri l’acquisizione di 78 opere cubiste, offerte in dono da Leonard Lauder, il magnate della cosmetica, figlio della leggendaria Estée, fondatrice dell’omonima maison, famosa in tutto il mondo. Una notizia davvero sensazionale, di questi tempi. È la più grossa donazione che sia mai stata fatta nella storia del Metropolitan Museum of art di New York, che in quanto a record non è certo secondo a nessuno: 78 opere, tra dipinti, sculture e disegni, raccolte da Leonard Lauder in oltre 40 anni di silenziosa e meticolosa ricerca.
La collezione, che si prevede verrà esposta verso la fine del 2014, per la gioia degli appassionati del cusbismo, comprende 33 Picasso, 17 Braques, 14 Légers e 14 lavori di Gris, ed è stata stimata più di 1 bilione di dollari, una cifra da capogiro per una donazione senza precedenti. Molti studiosi la giudicano fra le più complete e interessanti raccolte attualmente in circolazione, in grado di competere con quelle conservate in musei come il non lontano Museum of Modern Art, l’Hermitage di San Pietroburgo, o ancora quella del Centre Pompidou di Parigi, patria del movimento.
Lo sbarco della collezione Lauder al Metropolitan permette al museo di rafforzare uno dei suoi pochi punti deboli, uno dei quali era, è il caso di dire, rappresentato dalla mancanza di un nucleo forte di opere in grado di raccontare la rivoluzione delle avanguardie artistiche dei primi decenni del XX secolo. Da oggi, queste 78 opere saranno in grado di testimoniare, in uno dei più grandi e prestigiosi poli museali del mondo, la straordinaria avventura prodotta da quella felice concentrazione di artisti che hanno animato le colline di Montmartre e Montparnasse, nella Parigi degli anni folli. “In un attimo, il Metropolita è stato catapultato in prima linea nell’arte dell’inizio del XX secolo” ha dichiarato Thomas P. Campbell, direttore del Met “È una collezione irripetibile; tutti i direttori dei musei sognerebbero di averla!”.
La trattativa per l’acquisizione ha avuto inizio diversi anni fa, ai tempi in cui la barra del timone del Met era retta da Philippe di Montebello, e successivamente portata avanti dal suo successore, Campbell, che ha concluso con successo l’impresa. Malgrado il magnate della cosmetica si sia rifiutato di dire a chi altri avesse fatto l’offerta, alcuni esponenti del mondo dell’arte, molto vicini al Met, hanno confidato che nella rosa dei candidati era compresa anche la National Gallery di Washington.
“Ogni volta che ho dato qualcosa ad un museo, l’ho fatto con l’intento di rivoluzionarlo” ha spiegato Lauder ai giornalisti “Questa non è stata una guerra giocata a suon di offerte. Sono andato battere e la porta si è aperta facilmente”.
Chissà se un giorno anche da noi sarà così facile. Per ora dobbiamo accontentarci che i musei non vengano chiusi per mancanza di personale o di fondi, e sperare che più prima che poi, qualche illuminato ministro dei Beni culturali si decida a trovare il coraggio di pretendere che il nostro patrimonio venga preservato e tramandato alle generazioni future e non svenduto o, peggio, sacrificato, alla ragione di stato.