Culture
"La voce dei sommersi", libro ispiratore del film "Il figlio di Saul"

Persino Primo Levi era convinto che la «voce dei sommersi» non potesse più essere udita da coloro che erano venuti in questo mondo dopo Auschwitz. Non l’avevano udita e raccolta i deportati sopravvissuti, non la potevano ricostruire gli storici o i giudici. Qualcuno disse, allora, che il cuore dell’esperienza dello sterminio sarebbe stato per sempre irraggiungibile.
In realtà, alcuni ebrei delle squadre speciali addette al lavoro nelle camere a gas, chiamati a spingere nei forni i cadaveri dei loro fratelli, seppero trovare la forza di scrivere dell’orrendo crimine nazista per tramandarci una parola quasi impronunciabile, una storia forse impossibile a credersi e che grazie a loro rimarrà per sempre nella memoria della comunità umana. Anni di silenzio colpevole hanno impedito a questi scritti di alcuni membri del Sonderkommando di Auschwitz-Birkenau di giungere ai lettori, non solo italiani.
Su di loro, incredibilmente, come è accaduto per i kapò e per i poliziotti ebrei dei ghetti, pesava una parte della colpa. Chi avrebbe mai dato ascolto a questi «corvi neri del crematorio»? Perché avevano accettato quel compito così orrendo? Perché non si erano ribellati, scegliendo di vivere invece di cercare la morte? Oggi questo libro rende giustizia a tutti gli uomini dei Sonderkommando, chiedendo una revisione del pesante giudizio che da più di settant’anni ha fatto cadere nell’ombra del silenzio la tragica esperienza delle squadre speciali.