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Culture
Piero Manzoni, 60 anni e non sentirli: la Merda d'artista più attuale che mai

È il maggio 1961 quando Piero Manzoni realizza un'opera d'arte destinata a fare la storia: novanta scatolette di metallo su cui campeggia la scritta Merda d’Artista. Contenuto netto gr.30. Conservata al naturale

Cosa ci sia realmente dentro nessuno lo sa: aprirne una per controllare significherebbe distruggere l'oggetto e annullarne il valore, artistico ed economico. E così il mistero continua: da 60 anni. Tanti ne compie infatti l'opera più famosa di Piero Manzoni, tra le più iconiche dell'arte contemporanea, di cui però l'artista non vedrà mai la fortuna, visto che morì d'infarto poco dopo, nel 1963, quasi trentenne.

Fece in tempo, però, a vendere le scatolette a peso, moltiplicando i grammi per il valore dell'oro: oggi valgono circa 120mila euro l'una, ma nel dicembre 2016 si è raggiunto il record con una scatoletta battuta all'asta per 275 mila euro.

Per festeggiare il 60esimo anniversario della Merda d'artista, la Fondazione Piero Manzoni ha organizzato diverse iniziative, che andranno a coprire l'intero anno fino a maggio 2022: il nuovo sito merdadartista.org è già online, e ospiterà incontri e approfondimenti sull'opera e l'autore.

Un libro di Carlo Cambi Editore pubblicato in 4 lingue (come l'etichetta della Merda) ospiterà i saggi di Luca Bochicchio, Flaminio Gualdoni, Rosalia Pasqualino di Marineo e Marco Senaldi per raccontare l'opera a tutto tondo. Il regista Andrea Bettininetti sta girando brevi documentari che approfondiscono temi specifici, come l'interrogazione parlamentare seguita allo scandalo che suscitò l'esposizione della Merda d'artista alla Galleria d'Arte Moderna di Roma nel 1971. 

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La Taplab wall covering con il progetto 8PER / Omaggio a Merda d'artista di Piero Manzoni ha prodotto 8 nuove carte da parati presentate fino al 30 maggio alla Casa degli Artisti di Milano, e non è esente neanche il teatro grazie ai tre dialoghi che Filippo Soldi ha in lavorazione. Anche New York prende parte ai festeggiamenti: la galleria Houser and Wirth dedica all'opera un numero speciale della sua rivista Ursula e video in cui artisti, curatori e collezionisti descrivono i loro ricordi, impressioni e considerazioni legati a essa. 

Il singificato della Merda di artista di Piero Manzoni

Siamo all'inizio degli anni Sessanta, in pieno boom economico, le casalinghe accolgono nelle loro case i primi elettrodomestici di un biancore abbagliante: frigoriferi e lavatrici dimezzano le fatiche delle massaie italiane, le utilitarie dimostrano che l'automobile può essere un bene alla portata di (quasi) tutti, le dispense domestiche si riempiono di comodo e subito pronto cibo in scatola, come la carne in gelatina strizzata in piccole lattine sigillate. La stessa soluzione che Piero Manzoni sceglie per confezionare quella che diventerà la sua opera più rappresentativa: la Merda d'artista

In una società sempre più votata al consumo e all'acquisto, con aziende che producevano a pieno regime, sulla scia di Duchamp e i dadaisti, gli oggetti d'uso comune entrano nell'arte, diventano opera d'arte, e lo diventa anche la vita quotidiana. Tutto è arte e quindi niente più è arte. Piero Manzoni si contrappone a tutto questo, va oltre la provocazione contingente e mette sé stesso nella propria opera d'arte, dando al pubblico quello di cui ha bisogno, anche se magari non lo sa: non risposte ma domande.

piero manzoni (2)Base magica - Scultura vivente, 1961 - legno, 60x79,5x79,5 cm - Milano, Fondazione Piero Manzoni in collaborazione con Gagosian Gallery
 

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Tags:
arte contemporaneapiero manzonisara perinetto





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