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Culture
Ravello Festival, la musica strumento di pace come a Palmira
Di Eduardo Cagnazzi
 
La musica come linguaggio universale di pace, contro la follia delle guerre di ogni tempo. Come quella che ha fatto "irruzione" qualche settimana fa nell'anfiteatro di Palmira liberata. E' questo il messaggio dell'edizione 2016 del Ravello Festival che avrà come direttori Alessio Vlad per la musica e Laura Valente per la danza. Sul podio direttori d'orchestra come Yuri Temirkanov, il primo artista russo al quale fu consentito di esibirsi in Russia dopo la ripresa delle relazioni culturali con l'Unione Sovietica, alla fine della guerra in Afghanistan; l'americano James Conlon, instancabile divulgatore della musica dei compositori perseguitati dal regime nazista, che gli italiani potranno ascoltare in diretta Rai al concerto per la festa dei 70 anni della Repubblica. E, ancora, il russo Tugan Sokhiev, tra i più emergenti di nuova generazione, e l'inglese Jeffrey Tate che, pur affetto da spina bifida, è tra i maggiori direttori d'orchestra del mondo. Sul podio non saranno solo i grandi nomi della compagine concertistica internazionale ma anche orchestre giovanili come quella italiana, diretta da Juraj Valcuha, che apre l'edizione 2016 la sera del primo luglio, e quella dei "Young singers" di Salisburgo che invece chiude il ciclo della programmazione musicale a fine agosto. Una scelta simbolica, di raccordo intergenerazionale, che si radica di significato anche con un progetto autunnale, primo nel suo genere, che prevede decine di nuovi talenti dei conservatori e delle scuole di musica di tutta Europa, ospiti ad ottobre della città della musica.
 
Ed ancora, un ricco calendario di danza e jazz. Per la prima volta nella storia del festival, sarà inoltre rappresentata un'opera in forma scenica: "Fairy Queen" di Henry Purcell affidata ad Antonio Florio  e a Denis Krief. 
Karole Armitage (definita la ballerina punk per la forza trasgressiva delle sue performance concepite fuori dai canoni tradizionali molto amati dalla cultura pop e mainstream ma che poggiano su solida formazione classica) farà ballare l'American dream nell'anno che sancisce la fine dell'embargo a Cuba. Le coregrafie di Dimitris Papaioannou racconteranno con Primal Matter la nuova realtà sociale e politica della Grecia, mentre il direttore della Biennale Danza, Virginio Sieni, presenterà il suo nuovo lavoro La mer su musica di Debussy, non rinunciando ad improvvisare con il pubblico "Di fronte agli occhi degli altri", dedicato alle vittime di uno dei più grandi misteri italiani, la strage di Ustica. 
 
Dedicato alla pace America-Cuba anche la serata con Cubanìa  en el Ballet, con solisti e stelle del glorioso Ballet Nacional di Alicia Alonso, della nuova compagna cubana di Carlos Acosta, e ballerini cubani nel mondo, da Miami a Madrid, Londra a Roma, tutti formati alla Escuela Nacional de Ballet.
 
Omaggio a Shakespeare, a 400 anni dalla morte in una trama complessa di appuntamenti di musica e danza, divisa in più giorni. Si parte con un grande attore, premio Oscar, Tim Robbins, voce recitante sulla musica di scena di Mendelssohn, "A midsummer night's dream", eseguita dall'Orchestra Sinfonica della Rai diretta da James Conlon. Il programma continua con "Killing Desdemona" (il femminicidio più famoso della storia del teatro) di Michela Lucenti (una forte tensione etica contrassegna il suo lavoro, non è un caso che la sua compagnia si chiami Balletto civile). Pur ispirato alla "Tempesta" del Bardo è "Before Breack". Il ciclo dedicato al grande drammaturgo inglese si chiude con la rappresentazione nei giardini di Villa Rufolo della "Fairy Queen". Infine il territorio, la comunità locale, protagonista della sua ricchezza. È per questo che la Fondazione ha investito programmazione e risorse per un progetto young a favore dei ragazzi della Costiera Amalfitana con il progetto "La fabbrica dei sogni": educare alla musica come linguaggio che connette i diritti di cittadinanza universali. 
 
"La Fondazione Ravello -dichiara il presidente Sebastiano Maffettone- apre la stagione 2016 con una nuova governance e una nuova direzione artistica. Il rilancio della Fondazione è la conferma di come il nostro straordinario sistema culturale sia tornato al centro degli interessi nazionali. L'intento di rinnovare non significa però cambiare lo stile né tantomeno perdere il prestigio accumulato nel passato. In sostanza, il desiderio è quello di mantenere il meglio di quanto fatto in precedenza pur aggiungendo qualcosa di nuovo che risponde a esigenze non rinviabili sia del nostro tempo sia del territorio specifico in cui l'attività della Fondazione ha luogo".
 
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