Culture
Sette storie americane

di Alessandra Peluso
Racconti ad alta tensione, personaggi misteriosi, atmosfera da brivido in un'America affascinante e suadente raccontata da Luca Leo in “Sette storie americane”.
Thriller, noir, fantasy generi presenti nelle storie che si dipanano in modo fluente e accattivante componendo un unico puzzle: l'America.
Sono narrazioni che ognuna a suo modo catturano l'attenzione del lettore, personaggi che si muovono in scene da film seguendo sequenze calibrate che creano alta tensione e aspettative per nulla deludenti.
C'è ad esempio il racconto ambientato a Los Angeles nell'“Evergreen Cemetery” nel quale Warren andava a visitare Darla, morta in seguito ad un incidente in bicicletta, uccisa da un ubriaco in macchina. Da una condizione reale drammatica si passa immediatamente ad una irrealtà così ben intessuta che risulta difficile capire quale sia la finzione e quale la realtà. Risiede qui la bravura di Luca Leo, capace di confondere abilmente lasciando intuire che niente è come sembra e che ciò che è può non essere.
Sembrano degli assiomi filosofici questi racconti intriganti e irrisoluti.
«Tre parole avevano fatto un soggetto, il soggetto era divenuto sceneggiatura, la sceneggiatura una sequenza scenica riprodotta infinite volte». (p. 91). Appare pertanto una sceneggiatura, sequenze sceniche, veri racconti da film horror.
Scrittura fluente, descrizioni degne di un regista di calibro come Dario Argento: uccisioni, scene da panico, tensione, svenimenti, vampiri, notti che non fanno presagire nulla di buono. Donne e uomini si affrontano a Boston, Los Angeles, Miami, Detroit: storie retrò che ammaliano.
L'autore è abilissimo a intrecciare racconti fantastici con conclusioni avvincenti che vorresti fossero reali: «Sarebbe uscita da quella porta e se si fosse imbattuta in lui lo avrebbe affrontato con l'unica arma con cui poteva batterlo: la parola».
Geniale è la copertina del libro dedicata ad un artista innovativo: Daniel Horowitz “Drawing of the day 355”, illustratore pluripremiato e direttore artistico di New York che rappresenta la sua creatività in maniera sbalorditiva. Egli infatti affianca scene demenziali, esseri umani e animali insieme in un eccentrico dipinto come ad esempio nel caso della copertina affianca un gorilla che si comporta da essere umano ad una bellissima donna. Ama i colori e i disegni di Horowitz sembrano in simbiosi con le “Sette storie americane”, di Luca Leo.
Un collage avvincente, ogni racconto si amalgama perfettamente all'intera narrazione che non lascia dubbi al fatto di aver a che fare con una singolare creatività e innovazione che sfocia a volte in follia, quella geniale artistica e non omologata.
È un libro che attrae il lettore non necessariamente amante del genere horror, ma semplicemente amante della buona scrittura e desideroso di ascoltare qualcuno che abbia da dire qualcosa.
Luca Leo nonostante il suo esordio saprà farsi ascoltare e attirare l'attenzione dei più, golosi di scrittura e di parole in libertà: «un leggero vento zigzagante fra gli aculei palmati di Miami Beach a sfiorargli i capelli lunghi e lisci (…). Un cruccio grande quanto una mela. O almeno, così lo immaginava: grande, grosso, lucido. E aveva cominciato a guardare le mele di sottecchi, come se fossero corpi estranei, viscidi insetti da far fuori l'insetticida». (p. 92 e s.).
Surreali e piene di inventiva le similitudini che si susseguono in ogni racconto degne di un artista brillante e fantasioso come Daniel Horowitz.