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Economia
"Alitalia, caro Draghi ci penso io". Firmato Flavio Robert Paltrinieri

Sono partiti gli inviti a tutte le sigle sindacali coinvolte in Alitalia per un confronto sul piano di salvataggio e rilancio proposto dal gruppo Galaxia- AmonRa capital, nel piano  “Make Italia Safe”, di cui Affaritaliani.it ha parlato diffusamente. Ricordiamo che il piano prevede un riassetto strategico della compagnia orientato ai voli di lunga gittata e al Point to Point (rotte brevi e di corto raggio) che valorizzi l’unico continente rimasto libero e profittevole, l’Africa e che coinvolga due partner tecnici esterni, garantendo il mantenimento dell’occupazione e prevendendo l’assunzione di ulteriori 5.000 unità. Il piano prevede poi che Alitalia diventi la protagonista della nuova mobilità degli aero-taxi droni, che nel prossimo futuro rivoluzioneranno la mobilità nelle nostre città.

L’obiettivo è ricevere i pareri ed eventuali emendamenti da tutte le sigle sindacali fra venerdi 19 e la prossima settimana, per poi andare a proporre il piano ai Ministeri competenti. 

Come ha nuovamente specificato il Ceo del gruppo nonché coordinatore del Think Tank che ha redatto il piano, Flavio Robert Paltrinieri “la grande novità è coinvolgere i sindacati ed i lavoratori dall’inizio, per formulare un contratto che stabilizzi i rapporti per almeno dieci anni”. Quanto alla scelta di valorizzare l’Africa, Paltrinieri cita un rapporto Sace-Simest che già nel 2016 parlava di "grandi potenzialità del settore nel continente africano ancora inespresse: nonostante accolga circa il 16% della popolazione mondiale, l’Africa rappresenta appena l’1,4% dei passeggeri sul  traffico aereo complessivo e il 3,1% della flotta totale nel 2016". In quattro anni i numeri sono triplicati e continuano a salire con payload del 94% medi su ogni volo.

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Un rendering ipotetico di come potrebbe essere il logo della compagnia nelle sue controllate africane

Paltrinieri ha rilasciato altresì una dichiarazione in merito ai suoi intenti che non sono assolutamente quelli di acquistare la compagnia. “Vogliamo che la compagnia - spiega ad Affari Paltrinieri - resti pubblica, perché questo è il momento storico della responsabilità. Noi vogliamo dare un contributo ad un asset dello Stato. Dove guadagniamo? È molto semplice. Il rilancio di Alitalia si inserisce in un quadro di sviluppo  dell’Africa, continente nel quale il mio gruppo ha progetti di espansione valorizzanti sia per il territorio africano sia per il made in Italy. Per questo, ho elaborato un piano che faccia di Alitalia un vettore-ambasciatore disponibile per trasferimenti su quelle rotte. Nel momento in cui avremo 5 hub sub-sahariani da costruire, porteremo imprese italiane a costruire, come WeBuild e non i francesi di Vinci o cinesi che adesso sono monopolisti o quasi. Nel momento in cui avremo dei Mall che vendano prodotti italiani nel continente africano, la flotta porterà imprenditori, aziende, businessman avanti e indietro.  Questo progetto è orientato alla crescita del Pil nazionale non al volo in quanto tale. È lì che il mio gruppo e tante altre aziende guadagneranno". 

"Al momento - prosegue il coordinatore di Galaxia- AmonRa capital - chiediamo un mandato di consulenza strategica a un euro l’anno + le spese che si presenteranno nell’implementazione del piano. Perché il mondo è cambiato. Non si guadagna certo sui voli, ma su progetti e su visioni di insieme. Ad esempio, se nei prossimi cinque/dieci anni avremo taxi drone volanti per portare le persone su brevi tratte, Alitalia deve  controllare questo enorme mercato creando posti di lavoro per i taxisti che perderanno il posto di lavoro. Non vorremo mica regalare tutto a Uber Elevation? Come dicevo, il mondo è cambiato e non si possono fare piani anacronistici come quello, rifiutato dal Parlamento europeo, che prevede il dimezzamento della forza lavoro e una strategia di concorrenza alle low cost. Come si fa a prevedere un taglio di 6.000 posti di lavoro ed un dimezzamento della flotta? Se si sceglie un modello low cost sono gli aeroporti che pagano le compagnie, perché il loro flusso di persone aumenta l’indotto delle vendite e del territorio. Ce ne sono già quattro e non è pensabile di fare loro concorrenza. Si è persa l’occasione 30 anni fa".

"In più, - aggiunge ancora Paltrinieri - rammento che il mio piano risolverebbe anche il problema del Recovery Fund e degli 8 miliardi già  spesi senza alcuna progettualità concreta. Diverrebbero strutturali ad un piano infrastrutturale. I capitali esterni previsti dal mio piano non finanziano la compagnia, ma i fornitori della compagnia perché le diano credito. E questo significa far digerire all’Ue gli 8 miliardi già spesi, che diventerebbero anticipo nel piano di miglioramento infrastrutturale rientrando almeno Recovery Fund non in una disastrosa infrazione per aiuti di Stato. Abbiamo stimato che questo piano porterebbe un aumento del Pil del 10% in 7 anni per l’Italia, aprendo il mercato africano che è il futuro, con reali e concreti progetti cooperazionali".

"Per questo - conclude - vorremmo avere prima un parere sindacale e speriamo in un appoggio. Voglio vedere se un cambio di paradigma sarà per lo meno ascoltato. Si è sempre scelta la linea di un rigoroso copia incolla su piani industriali già visti e rivisti. È ora di cambiare marcia, dare discontinuità ed essere aperti e coraggiosi, e non chiedere alla compagnia di spendere soldi che non ha, salvaguardando i lavoratori e l’infrastruttura. Io mi sto impegnando molto per farlo capire, spero di essere abbastanza bravo e chiaro, perché non c’è un'altra occasione, Draghi parla di debito buono….bene questo lo è con un po’ di apertura mentale diventerà presto un credito immenso".

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