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Economia
Argentina, al via il piano di austerity per frenare l'emorragia di capitali

Il governo del presidente argentino Mauricio Macri ha annunciato interventi fiscali sulle esportazioni per ridurre il deficit di bilancio e stabilizzare e recuperare il clima di fiducia dei mercati scossi la settimana scorsa da una pesante pressione sul peso. Una misura che rientra nel piano degli impegni assunti per ottenere la nuova tranche di aiuti dal Fondo monetario internazionale (Fmi), che si completa con un taglio netto del numero dei ministeri. In un discorso trasmesso in diretta televisiva, pochi minuti prima dell'apertura dei mercati (ora locale), Macri ha definito quella sulle esportazioni una tassa "odiosa", ma necessaria nel momento di "emergenza" che vive il paese.

"Abbiamo dovuto prendere decisioni antipatiche e inevitabili" ha premesso Macri, secondo il quale l'Argentina deve "maturare come societa' e smettere di vivere al di sopra delle sue possibilita'". Nel dettaglio, il ministro dell'Economia, Nicolas Dujovne, ha spiegato che verra' introdotta una tassa denominata "Diritto alle esportazioni" equivalente a quattro pesos per dollaro esportato e che punta a generare risorse equivalenti all'1,1 per cento del Pil. Si tratta di una tassa, ha tenuto a precisare ad ogni modo il ministro, di carattere "eccezionale e transitorio".

Il provvedimento riguardera' le esportazioni di cereali, semi oleosi e prodotti affini. L'export argentino, d'altra parte, si e' visto beneficiato fino ad oggi dalla eccezionale svalutazione del 60 per cento della divisa locale in quest'ultimo anno. L'obiettivo del governo e' risparmiare 13,5 miliardi di dollari e raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2019. "Sappiamo che aumentera' la poverta'", ha ammesso Macri, che ha quindi annunciato "spese extra nei programmi sociali" per "aiutare migliaia di famiglie". A questo scopo Macri ha anche annunciato una riduzione del numero dei ministeri.

"Rispetto al gabinetto ho preso la decisione di ridurre a meno della meta' la quantita' di ministeri", ha detto il presidente, secondo il quale in questo modo il governo potra' dare "risposte piu' focalizzate" agli attuali problemi. In attesa della definizione dei dettagli, valgono le ricostruzione giornalistiche: secondo il quotidiano "La Nacion", sono 13 i ministeri che verranno eliminati o uniti ad altri dicasteri.

Il quotidiano "Clarin", invece, parla di dieci ministeri. Entrambi scrivono che i ministeri delle Scienze, della Cultura, dell'Energia, dell'Agricoltura e del Turismo cesseranno di esistere come entita' autonome. L'annuncio arriva nel momento in cui il governo argentino sta negoziando con l'Fmi per ammorbidire i termini dell'accordo sul programma di assistenza finanziaria di tipo Stand By da 50 miliardi di dollari. Con i soldi del Fondo, il governo argentino intende mettere l'economia nazionale al riparo dalle tempeste che si sono abbattute sul mercato dei cambi, con il peso che la settimana scorsa si e' svalutato di oltre 20 per cento rispetto al dollaro.

Le intemperie si sono leggermente placate venerdi', quando la divisa locale ha chiuso su una parita' di 37,9 pesos per dollaro dopo aver oltrepassato i 40, grazie ad anche ad un intervento della Banca centrale Argentina (Bcra) che ha iniettato sul mercato ben 250 milioni di dollari delle riserve. A questo si somma la decisione presa ieri dalla Bcra di portare il Tasso ufficiale di sconto dal 45 al 60 per cento, oggi il piu' alto al mondo. Questa situazione, riportano i principali media, avrebbe tuttavia generato una profonda divisione in seno all'esecutivo tra un'ala politica che punterebbe a cambiare ricetta allentando la stretta finanziaria per dare un respiro all'economia, ed un'ala monetarista che ritiene che la strada intrapresa del risanamento fiscale e' l'unica ed e' quella corretta.

L'impegno del governo ad un programma accelerato di riduzione del disavanzo si scontra d'altra parte con l'esigenza di dover negoziare l'approvazione della legge Finanziaria per il 2019 con l'opposizione, non disponendo della maggioranza assoluta in nessuna delle due Camere. Un documento approvato da 19 governatori provinciali era stato consegnato la settimana scorsa al governo come punto di riferimento per l'esecutivo nella negoziazione sui termini in cui verra' distribuito l'ineludibile sforzo di riduzione del deficit a cui si e' impegnato.

Aumentare le entrate piuttosto che ridurre le spese. E' questa in estrema sintesi la condizione principale che esigono le province argentine al governo centrale per consentire l'approvazione della legge di bilancio. Le province argentine, afferma il documento, "hanno gia' compiuto un notevole sforzo di riduzione delle spese nel corso di quest'anno per raggiungere l'equilibrio fiscale" e sono disposte a "collaborare" ad un ulteriore sforzo nei termini in cui questo "non si concentri solo sulle spese ma che includa anche le risorse", in modo da "distribuire in modo uguale lo sforzo tra tutti i settori della societa'".

Il documento parla in questo senso esplicitamente di "ampliamento della base tributaria". La presa di posizione delle province risulta determinante soprattutto guardando all'approvazione della legge in Senato, organo federale per eccellenza.

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