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Economia
Aspi, Sapelli: "Togliere Cdp dalla trattativa. A rischio il risparmio postale"

Dalle carte sull'inchiesta delle barriere fonoassorbenti sul tronco di Genova emerge la scarsa manutenzione dell’infrastrutture e la consapevolezza del management sullo stato dei cavi d’acciaio degli stralli del Ponte di Genova. A questo punto il grave inadempimento del gestore è quasi certo e l’entità della richiesta di risarcimenti civili post processo Morandi rischia di essere incalcolabile, molto maggiore del miliardo che circola nelle stime degli advisor, perché potenzialmente tutta l’economia dell’area ligure è stata danneggiata dal crollo del viadotto sul Polcevera. Cosa deve fare quindi Cdp? Deve andare avanti nella trattativa con Atlantia, visto che la holding dei Benetton non intende concedere la manleva al nuovo azionista pubblico? Affaritaliani.it lo ha chiesto all'economista e storico della Statale di Milano Giulio Sapelli.

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L'ex amministratore delegato di Atlantia Giovanni Castellucci

“Attendiamo il processo che è sacro. Credo che la Cassa Depositi avrà dei buoni avvocati. Arriveranno le class action e ci sarà una litigation. L’ammontare delle cause per risarcimento danni però può essere sterminato. E’ difficile peritarlo con degli advisor. Quindi, bisogna togliere la Cdp da questa trattativa. Aggiungo poi che usare per tutto, in Italia, la Cassa, gruppo gestito però benissimo da Fabrizio Palermo (l'amministratore delegato, ndr) che viene dalla scuola di Bono (Giuseppe, amministratore delegato di Fincantieri, ndr), non va bene. Essendo un’istituzione che si fonda sul risparmio postale, Cdp non può prendersi dei rischi. Deve vigere la regola del buon senso e del buon padre di famiglia. Infine, come economista, aggiungo che questa vicenda dimostra come le infrastrutture non vadano gestite come imprese capitalistiche di Stato o private, ma come not for profit”. 

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L'economista Giulio Sapelli

E cioè, può spiegare?
“Lo Stato o dei privati benefattori danno il capitale di avviamento, poi si smette di pagare gli azionisti e con le tariffe si corrispondono gli stipendi dei lavoratori, il salario di un solo top-manager che deve essere un civil servant e tutto il resto deve essere destinato alla manutenzione. Le infrastrutture, come anche le tecnologie per monitorare online secondo per secondo lo stato delle opere, costano enormemente. Ci vogliono investimenti molto elevati, investimenti che non possono essere fatti né dai privati né dallo Stato. Per gestirle è necessario quindi cambiare l’allocazione dei diritti di proprietà. E' necessario che le infrastrutture, dove la manutenzione costa, non siano gestite né attraverso la forma del capitalismo monopolistico di Stato né attraverso quella del capitalismo privato. Nel 2007 abbiamo dato il premio Nobel per l’economia a Elinor Ostrom, per i suoi studi in materia di governence economica, con particolare riferimento alla gestione dei common goods. Ecco, la politica deve rispolverare il suo pensiero. L’infrastruttura è un common good, perché la sicurezza del movimento è un bene pubblico, comune”. 

E quindi che cosa devono fare ora il governo e Cdp nella trattativa con Atlantia?
“Bisogna procedere con la revoca della concessione in capo ad Aspi e cambiare la governance delle autostrade con una legge quadro, tema di cui dovrebbe occuparsi il Parlamento intero e non un ministro. Ci vorrebbero una proposta di legge e una discussione pubblica. Invece, stiamo assistendo solo a fughe di notizie. E’ un tema cruciale. Sulle infrastrutture italiane non è stata fatta manutenzione per 30 anni. Ricordo che a pochi km dal viadotto sul Polcevera c’è il ponte sul Secchia crollato un anno fa. I massi sono ancora lì”. 

@andreadeugeni

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    autostradecdprevoca concessionecause risarcimento danni




    
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