La proposta di accordo con il governo per ripartire, a quasi due anni dalla tragedia del Ponte Morandi di Genova, è sul tavolo dell'esecutivo dopo che un consiglio di amministrazione di Aspi nella mattinata di sabato ne ha approvato i punti principali.
Secondo quanto si apprende, il cda ha approvato una nuova proposta finalizzata a una positiva definizione della procedura di contestazione. La proposta è stata inviata alle istituzioni governative competenti.
Dopo ore frenetiche di lavoro al quartier generale di Autostrade per l'Italia a Roma, l'ad Roberto Tomasi e il cda hanno messo a punto una proposta convincente da sottoporre al governo per evitare la revoca della concessione. Nella giornata di domenica la ministra Paola De Micheli esaminerà con i tecnici del Mit la proposta di Aspi e lunedì la porterà a Palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte che nei giorni scorsi aveva detto di attedersi "una proposta vantaggiosa" per lo Stato. Martedì il consiglio dei ministri dovrebbe sciogliere il nodo sul destino di una bella fetta della rete autostradale italiana.
La mano tesa di Aspi per chiudere un braccio di ferro iniziato con la tragedia del crollo Morandi passa, intanto, da un risarcimento di 3,4 miliardi per chiudere il procedimento. A questi, a quanto apprende l'Adnkronos da fonti di primo livello, si aggiungerebbero 13,2 miliardi di investimenti e 7 di manutenzioni. Nonché un taglio dei pedaggi che passa da una revisione del Piano Economico e Finanziario, acronimo Pef, in base alle modifiche del sistema tariffario introdotte dall'l'Autorità di regolazione dei Trasporti.
Altra nota interessante, elemento di assoluta novità, è che nell'offerta targata ASPI, viene assicurato all'Adnkronos, non figurerebbe la richiesta di modifica del decreto Milleproroghe. Si tratta, in altre parole, dell'articolo che riduceva l'indennizzo, in caso di revoca, a 7 miliardi, cifra di gran lunga più bassa dei 23 miliardi previsti dalla convenzione siglata nel 2008. Nessuna richiesta di modifica, dunque, nella speranza di chiudere la partita con un accordo che eviti la revoca su cui spinge soprattutto il M5S.
C'è poi la questione della governance. Il governo chiede ai Benetton di fare un passo indietro sul controllo della società (oggi Atlantia ha l'88% di Autostrade). Sembra che la holding sia disposta a scendere sotto il 50% (si parla del 30%) non più attraverso una cessione tout court, ma con un aumento di capitale pari a circa 3 miliardi di euro per fare entrare nell'azionariato delle "nuove" Autostrade, Cdp, F2i, Poste Vita e alcune casse previdenziali.
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