Banca Carige perde l’ad Bastianini. Avanti con cessione Npl e aumento - Affaritaliani.it

Economia

Banca Carige perde l’ad Bastianini. Avanti con cessione Npl e aumento

Piazza Affari/Banca Carige perde l’AD: Bastianini sfiduciato (8-4), avanti tutta con cessione Npl e aumento

Di Luca Spoldi

E’ finito con una conta lo scontro tra il vicepresidente (e azionista di riferimento col 17,588%, titoli in carici a circa 1,7 euro per azione) di Banca Carige, Vittorio Malacalza, e l’amministratore delegato dell’istituto ligure, Guido Bastianini, accusato dal primo con una lettera di sfiducia che ha raccolto 8 voti favorevoli (i 7 che fanno riferimento a Malacalza più un ulteriore voto) e 4 contrari di non aver segnalato per tempo allo stesso Cda le comunicazioni della Bce “in merito alla necessità di un aumento di capitale da 600 milioni” (e non da 450 milioni come inizialmente preventivato) e alla conseguenza “dell’adozione dello stato di intervento precoce in caso di inerzia nella disposizione di Npl e di perdurare dell’inefficienza del modello di business”.

Sfiduciato e dunque silurato Bastianini, ex presidente di Banca Profilo chiamato in Banca Carige proprio da Malacalza nella primavera dello scorso anno dopo il siluramento dell’allora presidente Cesare Castelbarco e dell’amministratore delegato Piero Montani (contro cui l’istituto ligure aprì pochi mesi dopo una causa per la vendita delle attività assicurative), non è stato per ora nominato un nuovo numero uno, ed anzi non è esclusa una soluzione-ponte come la costituzione di un comitato ad hoc, distribuendo le deleghe al top management dell’istituto per proseguire senza interruzioni tanto l’aumento di capitale quanto la cessione di Npl tramite la costituzione di apposita società veicolo, che si occuperà dei 2,4 miliardi di Npl che resteranno da gestire/cedere dopo la cartolarizzazione prevista a fine mese di un primo pacchetto di 950 milioni.

Difficile che del comitato possa far parte, sempre che rimanga nel gruppo, il Cfo Arturo Betonio, chiamato da Mps nell’ottobre dello scorso anno ma a sua volta accusato da Malacalza non solo di non aver consentito al Cda di valutare “possibili altre soluzioni” alla proposta di conversione di bond subordinati  Additional Tier 1 (AT1) per 160 milioni, in sostanza il “perpetual” del 2008 sottoscritto dal gruppo Generali e da alcuni fondi hedge la cui conversione forzosa porterebbe il leone di Trieste a entrare tra gli azionisti di peso dell’istituto, ma soprattutto di non aver saputo gestire con sufficiente rapidità la riduzione degli Npl.

Il rapporto tra Malacalza e i manager da lui chiamati a gestire Banca Carige era ormai irrimediabilmente incrinato, con costi che faticavano a scendere e ricavi che faticavano a ripartire, target “poco ambiziosi” nel piano industriale per il 2017 e soprattutto con un modello di banca che non sembrava coincidere con quello che i manager provavano ad imporre. Inevitabile così lo “show down”, ma visto che lo stesso Malacalza non ha indicato quali soluzioni alternative sarebbero praticabili per ottemperare ai desiderata della Bce, non è difficile ipotizzare che sul titolo lunedì mattina potrà esserci parecchia volatilità.

Anche perché la cessione di 950 milioni di euro di Npl, con utilizzo delle garanzie di stato (Gacs) sulla tranche senior, prevista a fine mese, ha l’obiettivo di ottenere una valutazione pari almeno al 30% del valore lordo di libro (quasi il doppio del 17% offerto a suo tempo dal fondo Apollo). Difficile dunque in così poco tempo pensare che si possa fare di più e meglio e che questo consenta di evitare in extremis la conversione del perpetual che sarebbe ancora in mano a Generali per un’ottantina di milioni.

Calcolatrice alla mano, visto che Banca Carige ha un capitale sociale di circa 2,79 miliardi di euro, una conversione del bond AT1 alla pari porterebbe Generali a ottenere, in cambio di 80 milioni di euro di bond, poco meno del 3%, mentre Malacalza vedrebbe il proprio peso calare di circa un punto al 16,59%. Il successivo aumento di altri 450 milioni costerebbe all’imprenditore bobbiese altri 75 milioni, che si sommerebbero ai 263 investiti finora (di cui quasi 230 virtualmente “bruciati” dalla caduta del titolo in borsa), mentre Generali se volesse aderire all’operazione se al caverebbe con circa 13,5 milioni di esborso. A quel punto si dovrebbe nominare un nuovo amministratore delegato, che dovrebbe riscrivere e accelerare il piano industriale per rassicurare le autorità europee e i soci liguri-triestini.