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Economia
Banca Popolare Bari, la grande Banca del Sud? Ai box.Gli ostacoli al piano Mcc

Le intenzioni per creare la grande Banca del Sud attorno al polo Mediocredito Centrale-Popolare di Bari ci sono. E anche la mission, che arriva da lontano (nel 2011 dopo l’acquisto da parte di Poste, Mcc diventa Banca del Mezzogiorno-Mcc, mission che resta anche con il passaggio a Invitalia), è stata ribadita nuovamente la scorsa settimana dall’amministratore del Mediocredito Bernardo Mattarella (nella foto in alto) nel commentare l’iscrizione da parte della Banca d’Italia del gruppo bancario Mediocredito centrale composto da Banca del Mezzogiorno-Mediocredito centrale, in qualità di capogruppo, e dalle controllate PopBari (al 97%) e Cassa di risparmio di Orvieto (il 73% in pancia a Bari) nell’apposito albo di Via Nazionale.

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“L'istituto bancario sarà attivo nel promuovere e incentivare la collaborazione e le sinergie tra banche e istituti finanziari del Sud Italia”, è infatti l’incipit della nota dell'istituto detenuto al 100% dall’Invitalia di Domenico Arcuri. Peccato che per il momento intenzioni e mission restino soltanto sulla carta.

Ci sono una serie di fattori che non aiutano Mattarella nel mettere a segno il proprio progetto di consolidamento bancario nel Mezzogiorno, benedetto dalla Vigilanza. In primis, l’opposizione dei soggetti da aggregare. Sono molto pochi infatti gli istituti nella lunga lista di Popolari del Sud che, nonostante il pressing di Via Nazionale, vogliono cedere a un gruppo più grande e solido la propria sovranità sui territori di riferimento.

A cominciare dalle due corregionali Banca Popolare di Puglia e Basilicata (Bppb) e Popolare pugliese per arrivare fino alla Banca popolare di Ragusa. Tutti i consigli di amministrazione degli istituti individuati per dare corpo a un grande gruppo del credito per il Mezzogiorno attorno al polo Mcc-PopBari non muoiono dalla voglia di M&A. Così è per la Popolare Sant’Angelo, la Popolare vesuviana, la Popolare del Mediterraneo e, risalendo verso il Centro Italia, la Popolare delle province molisane, la Popolare del Cassinate, del Frusinate, di Cortona, di Lajatico, di Valconca e la Popolare del Lazio. Poi, ancora, la Popolare di Fondi e la Popolare Spoleto.

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Oltre a questioni di controllo locale della gestione del credito, ci si mettono anche, spiegano alcune fonti bancarie vicine al dossier, ragioni di natura industriale legate alle specificità aziendali. Così è per la grande Popolare di Puglia e Basilicata, la principale indiziata per far decollare il polo del Sud dopo il matrimonio con la PopBari instradata sulla via del risanamento dopo la disastrosa gestione Jacobini. A gennaio, la storica banca nata nel 1883 a Gravina di Puglia ha deliberato l’acquisizione di 26 sportelli della ex rete Ubi Banca di Intesa-Sanpaolo, tutti concentrati nel Meridione tra Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Calabria.

Un quarto della rete attuale da aggiungere che ha messo in cima all’agenda del gruppo, ora presente in 11 Regioni, l’integrazione delle nuove filiali.

(Segue: i target industriali a Bari e a Orvieto...)

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