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Economia
Bce pronta ad alzare ancora i tassi: senza Draghi lo spread è più volatile

Bce, l'economia dell'area euro rallenta: ombre sulle prospettive del 2022 e oltre 

L'attività economica nell'area dell'euro sta rallentando e l'aggressione dell'Ucraina rappresenta un persistente freno alla crescita. Secondo il bollettino economico della Bce l'impatto dell'elevata inflazione sul potere d'acquisto, i perduranti vincoli dal lato dell'offerta e la maggiore incertezza, esercitano un effetto frenante sull'economia.

"Le imprese continuano a fronteggiare costi più elevati e interruzioni nelle catene di approvvigionamento, sebbene vi siano timidi segnali di un allentamento di alcune strozzature dal lato dell'offerta. Considerati congiuntamente, tali fattori stanno gettando più di un'ombra sulle prospettive per la seconda metà del 2022 e oltre", si legge nella nota. 

Al tempo stesso, l'attività economica continua a trarre beneficio dalla riapertura dell'economia, dal vigore del mercato del lavoro e dal sostegno fornito dalle politiche di bilancio. In particolare, la piena riapertura dell'economia sta sostenendo la spesa nel settore dei servizi. "Nei trimestri a venire, prosegue il bollettino, l'elevata incertezza, le pressioni sui prezzi delle materie prime e l'inasprimento delle condizioni di finanziamento dovrebbero frenare la spesa per consumi e investimenti". 

Inoltre, un'ulteriore riduzione delle forniture di gas dalla Russia, con la prospettiva di razionamenti nei mesi autunnali e invernali, potrebbe indebolire l'attività economica in misura significativa e determinare nuovi rincari energetici. Tuttavia, l'impatto di ulteriori turbative energetiche potrebbe essere attenuato dalla tenuta del mercato del lavoro, dagli elevati livelli di risparmio accumulato e da misure di bilancio aggiuntive e mirate. 

Bce, l'evoluzione futura dei tassi dipenderà dai dati 

Passata in rassegna l'inflazione, è la volta dei tassi d'interesse. Aver anticipato l'uscita dai tassi di interesse negativi consente al Consiglio direttivo di passare a un approccio in cui le decisioni sui tassi vengono prese volta per volta. L'evoluzione futura dei tassi di riferimento definita dal Consiglio direttivo "continuerà a essere dipendente dai dati e contribuirà al conseguimento dell'obiettivo di inflazione del 2% nel medio termine", si legge nel bollettino. 

Il Consiglio direttivo ha approvato nell'ultima riunione il Tpi di cui ha ritenuto necessaria l'istituzione al fine di sostenere l'efficace trasmissione della politica monetaria. "In particolare, mentre il Consiglio direttivo prosegue nel percorso di normalizzazione, il Tpi assicurerà che l'orientamento di politica monetaria sia trasmesso in modo ordinato in tutti i paesi dell'area dell'euro". 

"Nel rispetto dei criteri stabiliti, l'Eurosistema sarà in grado di effettuare acquisti sul mercato secondario di titoli emessi in giurisdizioni che presentano un deterioramento delle condizioni di finanziamento non giustificato dai fondamentali specifici del paese, al fine di contrastare, nella misura necessaria, i rischi per il meccanismo di trasmissione. La portata degli acquisti del Tpi dipenderà dalla gravità dei rischi per la trasmissione della politica monetaria. Gli acquisti non sono soggetti a restrizioni ex ante".

Bce,  gli spread dell'area euro sono tornati su livelli più elevati con la crisi politica italiana 

Viene poi dedicato un particolare focus ai differenziali di rendimento dei titoli di Stato dell'area dell'euro, tornati su livelli più elevati. A pagare la crisi politica in Italia. Il bollettino analizza l'andamento degli spread nell'area euro nel periodo che va dagli inizi di giugno a metà luglio e che inizialmente aveva visto una significativa riduzione degli spread in un contesto di riduzione dei tassi a lungo termine privi di rischio.

"A livello di singoli paesi, il calo maggiore dei differenziali è stato osservato per la Grecia, con una diminuzione di 55 punti base del differenziale sul rendimento dei titoli di Stato decennali nel periodo di riferimento, si legge nel report, la diminuzione dei differenziali sui titoli di Stato decennali di Spagna e Francia è stata meno pronunciata, con valori pari, rispettivamente, a 1,5 e 4,5 punti base. Anche il differenziale sul rendimento dei titoli di Stato decennali per l'Italia è diminuito complessivamente di 8 punti base, ma la sua volatilità è aumentata verso la fine del periodo in esame, di riflesso alla crisi politica in atto nel Paese".

Bce, la nuova indagine della Banca centrale Ue sulle aspettative dei consumatori 

Continuano a salire le attese di inflazione dei consumatori nell'area euro. In generale si attendono che la crescita dei loro redditi prosegua invariata, ma che "la spesa nominale aumenti considerevolmente più dei redditi". Prevedono che la crescita economica si indebolisca e la disoccupazione aumenti, che i prezzi delle case calino leggermente e i tassi dei mutui continuino a salire.

È la fotografia scattata dalla nuova indagine sulle aspettative dei consumatori elaborata dalla Banca centrale europea. Monitoraggio che da ora in poi pubblicherà su base mensile, effettuando sondaggi online su percezioni e aspettative dei consumatori nei paesi chiave dell'area valutaria, così come sui loro atteggiamenti a livello economico e finanziario. L'indagine coinvolge circa 14.000 interviste tra consumatori maggiorenni di sei paesi dell'area valutaria: Belgio, Germania, Francia, Italia, Olanda e Spagna.

La Bce precisa che i paesi coinvolti rappresentano l'85% del Pil dell'area e l'83,8% della popolazione. In particolare sull'inflazione la rilevazione riporta che i consumatori hanno percepito marcati aumenti sugli ultimi 12 mesi così come sulle loro aspettative sul futuro.

La rilevazione viene pubblicata oggi per la prima volta ma è stata sperimentata a lungo prima di procedere, quindi la Bce è già in condizioni di effettuare confronti con le dinamiche dei mesi precedenti: il tasso di inflazione percepito sia attesta al 7,2% sulla media degli ultimi 12 mesi, a fronte del 6,6% dell'indagine di maggio. L'aspettativa mediana di inflazione per i prossimi 12 mesi è rimasta quasi invariata al 5%. L'aspettativa mediana di inflazione per i prossimi tre anni è aumentata al 2,8%, dal 2,5% di maggio.

La misurazione delle aspettative di inflazione rappresenta un elemento importante nelle analisi della Banca centrale ai fini della politica monetaria, dato che l'istituzione punta a assicurare un carovita al suo obiettivo del 2% e che valori superiori risultano quindi possibili elementi di allarme su questo versante. 

Secondo l'indagine le aspettative dei consumatori dell'area euro medie sulla crescita dei redditi sono rimaste invariate al più 0,9%. Risultano più elevate nella classe di età 18-34 anni, al più 1,8% e per quelli con redditi molto bassi. Le percezioni sulla crescita della spesa nominale sugli ultimi 12 mesi hanno continuato a salire a partire da aprile del 2021, riporta ancora la Bce, raggiungendo il più 5%. Secondo l'indagine i consumatori con redditi sotto il livello mediano hanno continuato a percepire i tassi di crescita della spesa più elevati.

Guardando alle aspettative future, mediamente i consumatori si attendono che le loro spese aumentino del 3,9% sui prossimi 12 mesi (tre punti sopra quindi su i livelli di reddito). Le aspettative di crescita sui 12 mesi a venire restano negative con un meno 1,3%, ma avevano segnato livelli ancora più bassi a marzo con un minimo del meno 1,8%.

Parallelamente le attese sul tasso di inflazione sempre sui 12 mesi successivi sono salite all'11,5%, non lontane dei massimi che erano stati toccati ad inizio anno, prosegue la bici. Intanto i consumatori che si trovano in disoccupazione hanno ridotto le loro attese di trovare un lavoro sui prossimi tre mesi a 23,8%, rispetto a un 26,7% che si registrava a inizio anno. E' anche però calata la probabilità che i consumatori stimano di poter perdere il posto di lavoro, al 9,5% dal 10,3% di gennaio.

Infine sulla dinamica dei prezzi delle case nei prossimi 12 mesi le attese di crescita si sono limate al 3,3%, mentre le aspettative sui tassi di interesse dei mutui hanno continuato a salire raggiungendo il 4%, conclude la Bce, a fronte del 3,3% che si registra da gennaio. 

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