Benetton, Ryanair e Lufthansa. Alitalia, chi guarda allo spezzatino - Affaritaliani.it

Economia

Benetton, Ryanair e Lufthansa. Alitalia, chi guarda allo spezzatino

Luca Spoldi

Ai Benetton piace l’handling, Lufthansa e Ryanair guardano alle attività di volo, mentre la manutenzione potrebbe integrarsi...

L’epidemia di coronavirus rischia di affossare l’intero settore del trasporto aereo: la Iata (l’associazione internazionale del trasporto aereo) stima che quest’anno si registreranno 27,8 miliardi di mancati ricavi per i vettori aerei le cui rotte passano per l’Asia-Pacifico e 29,3 miliardi a livello mondiale, pari ad un calo del traffico complessivo del 4,7% (quello per la sola Asia-Pacifico già ora supera il 13%).

Una situazione che rischia di pesare ulteriormente su una compagnia da anni fragile e dal futuro incerto come Alitalia, la cui quota di mercato prima della crisi era già caduta sotto il 14% (alle spalle di Ryanair) per i voli nazionali e sotto il 9% per quelli internazionali (dietro anche a Lufthansa) e che ora  ha già chiesto la cassa integrazione straordinaria per altri sette mesi (24 marzo-31 ottobre) per 3.960 dipendenti (di cui 2.785 direttamente a causa dell’epidemia da coronavirus).

Il tutto mentre la Commissione Ue ha appena aperto un’inchiesta sul nuovo prestito da 400 milioni di euro concesso a fine 2019 dallo stato italiano, per valutare se sia o meno conforme alle norme comunitarie in materia di aiuti di Stato e la Procura di Civitavecchia ha chiesto il rinvio a giudizio per 21 persone degli ex vertici per le quali si ipotizzano a vario titolo reati come quelli di bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali e ostacolo alle funzioni di vigilanza.

Vicende che rischiano di inasprire ulteriormente un clima già teso alla vigilia del bando che dovrebbe consentire la cessione dei complessi aziendali di Alitalia. La procedura, in base al decreto che ha autorizzato il prestito da 400 milioni di euro, dovrebbe essere ultimata entro il 31 maggio prossimo, ma si dà per scontato che il commissario straordinario Giuseppe Leogrande e il direttore generale Gianfranco Zeni, impegnati a mettere a punto gli ultimi dettagli del bando, chiederanno l’ennesimo rinvio (si parla di un anno, con la vendita che slitterebbe così al maggio 2021).

La “novità” di questo bando è che si torna a valutare uno spezzatino del gruppo, fin dal 2017 da più parti indicata come unica soluzione per trovare acquirenti ma fermamente respinta da esponenti sindacali e politici, come da ultimo il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, che a novembre ,al venir meno della cordata Fs-Delta-Atlantia, dichiarò come “lo spezzatino e la vendita di asset separati” non fosse tra le opzioni che il governo stava valutando.

Lo stesso Patuanelli aveva peraltro dichiarato che Alitalia, almeno così com’era non era in grado di trovare acquirenti, essendo “troppo grande per essere piccola e troppo piccola per essere grande”. L’unica incertezza era dunque in quante parti scorporarla, se in due tronconi, come si era già provato in a fare nel 2017 (il secondo bando di gara prevedeva offerte, oltre che per l’intera Alitalia, anche solo per il “lotto aviation” o per il “lotto handling”), o in tre.

Quest’ultima opzione potrebbe essere quella giusta, con la cessione separata delle attività di volo, della manutenzione e dell’handling (i servizi a terra). A chi potrebbero interessare i diversi segmenti non è difficile immaginarlo. Sull’handling di Alitalia (sale vip, assistenza ai minori, centraggio, check-in, carico/scarico, lost & found, rampa e trasporti) hanno da tempo messo gli occhi i Benetton, per rafforzare i ricavi di Aeroporti di Roma (Adr), sempre ammesso che i rapporti col governo migliorino.

(Segue...)