Bitcoin al centro del portafoglio, le altre crypto solo per rendita. Ecco come si comporta l'investitore medio italiano - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 19:38

Bitcoin al centro del portafoglio, le altre crypto solo per rendita. Ecco come si comporta l'investitore medio italiano

BitDiver 2025: il report sul mercato crypto italiano svela investitori più prudenti e orientati alla rendita. L'intervista a Marcello Turchetti, CEO di BitDiver, e Andrea Tessaro, co-founder della piattaforma

di Rosa Nasti

Banche, istituzioni e MiCA: il mondo crypto entra nella regolamentazione e l'investitore italiano diventa più prudente

Nelle ultime sei settimane il mercato delle crypto ha bruciato oltre 1.000 miliardi di dollari, complice il raffreddamento dei titoli tech e l’incertezza sui tassi USA. Anche Bitcoin non ne è uscito indenne, perdendo più di un quarto del suo valore e scivolando ai livelli più bassi da aprile. Una fase delicata, ma che non sembra scuotere per ora gli investitori italiani, reduci da un 2024 chiuso in positivo e da un 2025 che si prospetta ancora meglio.

Lo conferma il nuovo report di BitDiver, "Anatomia dell’Investitore Crypto Italiano – 2025",  il primo studio costruito su dati reali provenienti dai wallet italiani censiti sulla piattaforma. La ricerca prende in esame oltre 167 milioni di euro di portafogli attivi, offrendo una fotografia inedita e documentata del comportamento finanziario, strategico e psicologico dell’investitore crypto nel nostro Paese. Affaritaliani ne ha parlato con Marcello Turchetti, CEO di BitDiver, e Andrea Tessaro, co-founder della piattaforma.

Qual è il dato più sorprendente che emerge dal report? Che fotografia ci dà dell’investitore italiano?

Abbiamo iniziato con un’analisi aggregata dei dati, segmentando gli utenti per tipologia di investitore e per composizione del portafoglio. Da qui è emerso subito che l’idea, molto diffusa, del crypto-investitore come speculatore impulsivo non corrisponde ai numeri. Non parliamo di poche centinaia di wallet, ma di un campione ampio e rappresentativo. La fotografia che ne deriva è quella di un investitore italiano più maturo, meno impulsivo e molto più orientato alla diversificazione.

Il report mostra inoltre anche una divisione quasi a metà tra chi tiene le crypto su wallet privati e chi le lascia sugli exchange. Nel mondo crypto si dice spesso che "le crypto sono davvero tue solo se le detieni nel tuo wallet". Gli exchange, anche con l’arrivo di MiCA ( (Markets in Crypto-Assets), non sono banche e non offrono garanzie in caso di fallimento. Oggi, per essere certi di possedere davvero i propri asset, bisogna usare wallet non-custodial o servizi dedicati. Il fatto che metà degli utenti lo faccia è un segnale di maturità: in passato non era così.

In concreto, che cosa è cambiato rispetto al passato? Cosa fanno davvero di diverso gli investitori italiani?

Molti dei nostri utenti hanno attraversato il bear market. Questo li ha "costretti2 ad andare oltre il semplice holding, e hnno iniziato a mettere a rendita le crypto tramite staking o lending, cercando un ritorno stabile anche quando il capitale non si rivalutava. Negli ultimi 2-3 anni abbiamo osservato un aumento significativo delle transazioni medie per utente, ma soprattutto sono emersi due aspetti molto chiari. Primo: la diversificazione, gli utenti distinguono Bitcoin dalle altre crypto, spesso usate come strumenti più tattici. Bitcoin viene percepito come una sorta di “Euro digitale”, qualcosa da conservare nel lungo periodo.

Secondo: la consapevolezza del rischio. Abbiamo verificato che, in questo ciclo, chi ha assunto i rischi più alti non è stato quello che ha performato meglio. La crypto più performante degli ultimi tre anni è stata Bitcoin, chi è rimasto concentrato lì, o con un’allocazione prevalente, ha avuto rendimenti migliori di chi ha inseguito progetti molto speculativi, come era accaduto nel ciclo precedente.

Si parla spesso di Bitcoin come di un "asset rifugio", paragonandolo all’oro. È davvero così?

Quello che osserviamo è che gli utenti si stanno spostando sempre più verso Bitcoin, riducendo la quantità di "shitcoin"e concentrandosi sugli asset solidi. Le crypto extra vengono usate in modo tattico: lending, staking e attività utili per sfruttare un bull market, ma sapendo che non hanno la stessa solidità di Bitcoin, perchè dopo il bear market molti progetti che sembravano promettenti si sono rivelati tutt’altro, mentre Bitcoin ha confermato la sua natura di asset più affidabile.»

Il 2024 è stato positivo per la maggioranza degli investitori. Possiamo parlare di vera maturità o è stato anche un anno fortunato, spinto da fattori geopolitici e politici come l'elezione di Trump?

Gli utenti che sono nel mondo crypto dal precedente bear market hanno ormai interiorizzato il ciclo dell’halving di Bitcoin, che finora si è ripetuto in modo abbastanza costante. Anche se quest’anno il pattern è stato leggermente diverso, dopo l’halving abbiamo comunque visto nuovi massimi nell’arco di un anno circa. Gli investitori più informati ormai se lo aspettavano: sapevano che l’halving avrebbe portato una ripresa. A questo ciclo ha anche contribuito la narrativa istituzionale, Trump, BlackRock, gli ETF spot, che ha rafforzato l’interesse, una narrativa che non è stata quella di progetti fantasiosi, ma degli istituzionali che entrano.

Perché banche e istituzioni stanno iniziando a guardare al mondo crypto non più come a una minaccia, ma come a un mercato da integrare?

Le banche spesso si muovono quando la normativa le accompagna. Il mondo crypto è nato dal basso, prima come innovazione tecnologica che come settore finanziario, stravolgendo gli schemi tradizionali, ora però con l’arrivo di MiCA, che entrerà pienamente in vigore dal gennaio 2026, ci saranno regole chiare. Questo permette anche alle banche di avvicinarsi agli exchange senza assumersi il rischio totale: sanno che dall’altra parte ci saranno operatori regolati. Nel mondo bancario la difficoltà non è la tecnologia, ma la normativa, ma se oggi anche colossi come BlackRock sono entrati, non è per speculazione, ma perchè hanno visto un’opportunità reale di business.

In Italia però siamo ancora molto indietro: le banche che propongono crypto praticamente non esistono. Al massimo integrano servizi di terzi e questo crea frizioni. È probabile però che, quando una grande banca farà il primo passo, ci sarà un effetto domino. Ma prima servirà molta formazione: per anni il consulente finanziario ha raccontato ai clienti che le crypto erano solo scam, truffe, schemi Ponzi. Cambiare questa narrativa richiederà tempo.

Cosa vi ha sorpreso di più nel comportamento degli investitori? E cosa vi aspettate dal prossimo report, soprattutto con l’arrivo della normativa MiCA?

La maturità. Gli utenti stanno capendo che Bitcoin è il "pianeta principale", e poi esistono una manciata di altri progetti su cui si può fare qualcosa, il resto è "gratta e vinci”. Il nostro obiettivo è ripetere il report ogni anno e ampliare la base: oggi analizziamo soprattutto investitori italiani, che sono circa il 90% dei nostri utenti, ma vorremmo arrivare a mostrare anche un quadro internazionale dell’investitore crypto medio. Il 2025 sarà un anno chiave: non avremo ancora MiCA in pieno vigore, ma vedremo come gli utenti si prepareranno al nuovo quadro normativo che entrerà nel 2026.

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