Borsa, è il momento di comprare a Piazza Affari. Ecco cosa
I mercati finanziari restano decisamente volatili, alternando sedute con forti recuperi ad altre contrassegnate da ulteriori perdite di terreno, eppure rispetto a soli quindici giorni or sono il bicchiere appare ora mezzo pieno. E’ vero che case d’affari come Goldman Sachs parlano di un periodo di mercati “fat&flat” (ossia con oscillazioni ampie, “grasse” ma con andamento nel complesso poco direzionale, “piatto”), ma come fanno notare alcuni analisti in Europa almeno la tendenza di fondo dovrebbe essere moderatamente rialzista almeno fino alla prossima riunione della Bce, in calendario il 10 marzo prossimo.
Dopo le ultime chiarificazioni giunte proprio dalla Bce in merito ai requisiti patrimoniali per le banche sistemiche (Srep) gli analisti di Credit Suisse, ad esempio, ritengono che alle banche europee non servano più di 40 miliardi di euro nel complesso per chiudere del tutto il gap rispetto al coefficiente Core equity Tier 1, cosa che appare del tutto gestibile. Nessuna crisi bancaria all’orizzonte, dunque, e grazie all’interpretazione “elastica” delle norme da parte della Bce, chi finora era stato indicato come istituto ancora sottocapitalizzato dovrebbe trarne maggiori benefici. In particolare dovrebbero trarre un sospiro di sollievo Unicredit (su cui gli analisti svizzeri hanno un target price di 4,6 euro), Banco Santander (target price di 4,4 euro), Deutsche Bank (target price di 20 euro), Bbva (target price di 6,9 euro), mentre tra i titoli meno favoriti dovrebbero esservi la norvegese Dnb, maggior gruppo finanziario del paese, e la svedese SHB - Svenska Handelsbanken.
Se tuttavia la finanza sembra poter recuperare terreno ancora un paio di settimane, sarà meglio continuare a tenere d’occhio l’andamento degli indicatori macro, termometro di come sta andando l’economia reale del vecchio continente. Secondo gli uomini di Goldman Sachs, in particolare, l’effetto netto della volatilità recentemente sperimentata dai mercati non dovrebbe avere particolari impatti sulla crescita, dato che il sostegno alla crescita offerto dai bassi prezzi dei prodotti petroliferi ha compensato il calo delle quotazioni azionarie e l’euro forte.