Economia
Buoni o cattivi/ I grandi manager della comunicazione
Chi sale e chi scende, chi ci è piaciuto e chi no: ecco la nostra classifica settimanale relativa ai più importanti executive della comunicazione

Buoni o cattivi/ Parte la rubrica più pungente di Affaritaliani
La rubrica di Affaritaliani più pungente, più temuta e più detestata dal mondo economico e imprenditoriale. I voti a chi ci mette la faccia e a chi invece preferisce restare in disparte. Ma anche a chi non ha voglia di comunicare o a chi si trincera dietro il “lei non sa chi sono io”. Questa settimana valutiamo i manager della comunicazione e delle relazioni istituzionali, o almeno inauguriamo la rubrica. Ma ogni lunedì tutti pronti: ne vedremo delle belle.
Promossi
Stefano Lucchini, Intesa Sanpaolo: decano della comunicazione e delle relazioni istituzionali, qualcuno sostiene che sia il più bravo di tutti. Con il suo stile posato, i suoi modi decisi ma mai autoritari naviga da decenni in acque tempestose, da Enel a Intesa Sanpaolo senza scordare Eni. Ha tenuto fuori dal rumore assordante del risiko bancario la sua banca, evitando così che a ogni piè sospinto si tornasse a parlare di Intesa come possibile acquirente di questo o quell’istituto di credito. Una scelta premiante.
Giuseppe Inchingolo, Ferrovie dello Stato: l’arrivo alla guida del reparto comunicazione e affari istituzionali, succedendo a un professionista rispettato come Luca Torchia, poteva rappresentare un problema. E invece il manager pugliese ha indirizzato in maniera esemplare la sua opera, risparmiando all’azienda e al Ceo Stefano Donnarumma miliardi di polemiche per i cantieri estivi sulla linea dell’alta velocità e per eventuali disservizi. Lanciatissimo.
Niccolò Mardegan, Enel: è arrivato insieme a Flavio Cattaneo e ha subito capito che per avviare una cesura con la precedente gestione serviva un cambio di passo anche nei rapporti con i media. Meno annunci – come nello stile dell’amministratore delegato – più lavoro dietro le quinte. E i risultati si sono visti fin da subito, complici anche i numeri che hanno visto abbattere il debito. Un lavoro di oltre due anni che si vede e che paga.
Bocciati
Simone Bemporad, Generali: difficile, per non dire impossibile, riuscire ad avere un feedback. Eppure, mai come in questo momento in ci lo scacchiere economico sta cambiando servirebbe un confronto costante con la stampa per spiegare, raccontare, divulgare. Ma lui evidentemente preferisce fare altro, e anche mentre Mediobanca viene conquistata da Mps non manda segnali di alcun tipo dalla Torre. Chissà che il prossimo anno non debba rispondere alle sollecitazioni di un nuovo amministratore delegato. O guardarsi intorno…
Simona Panseri, Cdp: la sua bocciatura, più che ascrivibile direttamente a lei, è frutto della scelta del suo predecessore – Marco Santarelli – di rendere Cassa Depositi e Prestiti una sorta di Moloch inviolabile, le cui azioni non devono mai essere spiegate, raccontate, giustificate. Sarà che anche Dario Scannapieco non sembra essere un campione di comunicazione, ma è certo che in Via Goito sembra di essere tornati ai tempi dell’Iri. Eppure, la Cassa – dopo il periodo brillante con Fabrizio Palermo – avrebbe bisogno di ritrovare smalto. Ce la farà?
Lisa Di Feliciantonio, Fastweb+Vodafone: si sa, il mondo delle telecomunicazioni non è esattamente il più tranquillo in cui navigare. Ma qui c’è un problema di fondo: la fusione tra Fastweb e Vodafone ha portato a un appiattimento comunicativo che allarma. In passato, quando Vodafone correva da sola, per anni si è assistito al regno “incontrastato” (ed efficace) di Silvia De Blasio. Oggi manca una guida così solida, capace di uccidere sul nascere rumor perniciosi come quello che vorrebbe un giorno sì e l’altro pure Walter Renna in uscita. Toc, toc…
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