Buoni o cattivi/ I grandi manager della comunicazione - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 10:07

Buoni o cattivi/ I grandi manager della comunicazione

Chi sale e chi scende, chi ci è piaciuto e chi no: ecco la nostra classifica settimanale relativa ai più importanti executive della comunicazione

Di Massimo Rigore

Buoni o cattivi/ Parte la rubrica più pungente di Affaritaliani 

La rubrica di Affaritaliani più pungente, più temuta e più detestata dal mondo economico e imprenditoriale. I voti a chi ci mette la faccia e a chi invece preferisce restare in disparte. Ma anche a chi non ha voglia di comunicare o a chi si trincera dietro il “lei non sa chi sono io”. Questa settimana valutiamo i manager della comunicazione e delle relazioni istituzionali, o almeno inauguriamo la rubrica. Ma ogni lunedì tutti pronti: ne vedremo delle belle.

Promossi

Stefano Lucchini, Intesa Sanpaolo: decano della comunicazione e delle relazioni istituzionali, qualcuno sostiene che sia il più bravo di tutti. Con il suo stile posato, i suoi modi decisi ma mai autoritari naviga da decenni in acque tempestose, da Enel a Intesa Sanpaolo senza scordare Eni. Ha tenuto fuori dal rumore assordante del risiko bancario la sua banca, evitando così che a ogni piè sospinto si tornasse a parlare di Intesa come possibile acquirente di questo o quell’istituto di credito. Una scelta premiante.

Giuseppe Inchingolo, Ferrovie dello Stato: l’arrivo alla guida del reparto comunicazione e affari istituzionali, succedendo a un professionista rispettato come Luca Torchia, poteva rappresentare un problema. E invece il manager pugliese ha indirizzato in maniera esemplare la sua opera, risparmiando all’azienda e al Ceo Stefano Donnarumma miliardi di polemiche per i cantieri estivi sulla linea dell’alta velocità e per eventuali disservizi. Lanciatissimo.

Niccolò Mardegan, Enel: è arrivato insieme a Flavio Cattaneo e ha subito capito che per avviare una cesura con la precedente gestione serviva un cambio di passo anche nei rapporti con i media. Meno annunci – come nello stile dell’amministratore delegato – più lavoro dietro le quinte. E i risultati si sono visti fin da subito, complici anche i numeri che hanno visto abbattere il debito. Un lavoro di oltre due anni che si vede e che paga.

Bocciati

Simona Panseri, Cdp: la sua bocciatura, più che ascrivibile direttamente a lei, è frutto della scelta del suo predecessore – Marco Santarelli – di rendere Cassa Depositi e Prestiti una sorta di Moloch inviolabile, le cui azioni non devono mai essere spiegate, raccontate, giustificate. Sarà che anche Dario Scannapieco non sembra essere un campione di comunicazione, ma è certo che in Via Goito sembra di essere tornati ai tempi dell’Iri. Eppure, la Cassa – dopo il periodo brillante con Fabrizio Palermo – avrebbe bisogno di ritrovare smalto. Ce la farà?

Lisa Di Feliciantonio, Fastweb+Vodafone: si sa, il mondo delle telecomunicazioni non è esattamente il più tranquillo in cui navigare. Ma qui c’è un problema di fondo: la fusione tra Fastweb e Vodafone ha portato a un appiattimento comunicativo che allarma. In passato, quando Vodafone correva da sola, per anni si è assistito al regno “incontrastato” (ed efficace) di Silvia De Blasio. Oggi manca una guida così solida, capace di uccidere sul nascere rumor perniciosi come quello che vorrebbe un giorno sì e l’altro pure Walter Renna in uscita. Toc, toc…

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