Carlo Bonomi, neo-Presidente Assolombarda: protagonisti del nostro futuro - Affaritaliani.it

Economia

Carlo Bonomi, neo-Presidente Assolombarda: protagonisti del nostro futuro

Il neo-Presidente Assolombarda esprime fiducia per il ruolo dell'imprenditoria lombarda. I saluti di Sala e Maroni, i discorsi di Calenda e Boccia

Bonomi, neo-Presidente Assolombarda: la Lombardia traina il Paese

 


All’Assemblea Generale del Teatro alla Scala, prima della relazione del neo-Presidente Assolombarda Carlo Bonomi, il Sindaco di Milano Giuseppe Sala e il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni portano il loro saluto. “Riconosco l'importanza del ruolo di Assolombarda. Milano è la capitale di lavoro e impresa. Il turismo cresce: gli arrivi nel primo quadrimestre 2017 sono a più 14% sul 2016. C'è sempre da migliorare, in primis la burocrazia, un peso sulle imprese enorme, prometto che su questo punto non ci stancheremo di lavorare. Questa e altre questioni ci vedranno assieme. La situazione è positiva, cresce l'export, su r&s possiamo fare di più. Il tema della stabilità di Governo è importante, qualcosa di cui abbiamo fortemente bisogno” ha detto Sala. “Gianfelice Rocca grazie, in questi anni Assolombarda è stato partner di assoluto rilievo della Regione. Caro Bonomi, in questi anni la Regione ha costruito una collaborazione forte con Assolombarda. Specie su Istruzione e formazione, Ricerca e innovazione. Nell'ambito del Piano europeo di lotta contro la disoccupazione dai 15 ai 29 anni abbiamo registrato ottimi risultati: sono più di 100mila i giovani presi in carico, oltre 90mila assunti in 19mila aziende lombarde grazie a 83 milioni euro erogati alle aziende dalla Regione. Risultati che ci fanno sentire ottimisti. Mi ero impegnato a portare a 3% pil lombardo spesa r&s. Lìobiettivo sarà raggiunto entro fine mandato. Nella ricerca la Lombardia già primeggia in Italia, la mia ambizione è arrivare ai vertici delle regioni europee superando i competitor. Quella dell'Ema, Agenzia europea del farmaco, è una sfida difficile ma sono ottimista, abbiamo messo a disposizione il Pirellone. Decisione che confermo nonostante i mal di pancia” ha detto Maroni.

 

 

Carlo Bonomi, neo-Presidente Assolombarda: protagonisti del nostro futuro. La relazione di Bonomi

 

 

Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, ha tenuto oggi la sua relazione all’Assemblea Generale del Teatro alla Scala: “In Italia, Milano e la Lombardia sono tornati a trainare l’economia. Un risultato frutto di diversi fattori: dal polo tecnologico-scientifico post EXPO al 76,3% delle imprese del nostro territorio che esporta (il 56,1% lo fa verso i Paesi extra Ue). Qui a Milano e in Lombardia vive la fiducia per un ritorno a tassi di crescita intorno al 2% annuo nazionale. Ma molto resta da fare. Molte novità internazionali influenzano pesantemente l’andamento europeo e italiano. Trump punta sul commercio a grandi accordi bilaterali, ed è un rischio se l’Europa resta a guardare. Ma per l’Italia gli accordi di Cop21 in materia ambientale restano: il recesso degli Usa non può ostacolare gli impegni italiani ed europei, e quelli di Cina e India. Per quanto riguarda la Brexit, se il Regno Unito rinuncia alle quattro libertà di circolazione, a cominciare da quella delle persone, non potrà avere il mercato unico. Ma la vittoria di Macron prova che populismo e protezionismo non sono destinati a vincere. Troppe parti politiche in Italia strizzano l’occhio a spinte isolazionistiche e crisi dell’euro: cosi diventiamo tutti più fragili. Ci batteremo perché l’Italia tenga dritta la barra sulla via dell’Europa. Per recuperare i gap accumulati dall’Italia occorre realizzare subito la quarta rivoluzione industriale, sul modello però non tedesco ma della piccola e media impresa italiana. Ma non è solo questione di investimenti e tecnologie, e di fare il miglior uso degli incentivi messi a disposizione delle imprese. Dobbiamo cambiare, infatti, il nostro modo di rivolgerci ai giovani. Se ormai più di 100mila l’anno abbandonano l’Italia, è perché non vedono un futuro né per sé e né per il proprio Paese. Dobbiamo allora creare ponti affinché le nostre aziende, Università, centri di ricerca possano avvalersi dei giovani che si sono spostati all’estero. Bisogna far avvertire loro che sono i nostri ambasciatori nel mondo, che l’automazione non distrugge il lavoro. Dobbiamo dire che un Paese che mette al centro del dibattito il reddito di cittadinanza sostituisce alla centralità del lavoro quella dei sussidi di Stato. Per i nostri figli dobbiamo volere un Paese dove si premino il coraggio, il merito, le opportunità. Per farlo dobbiamo avere la forza di cambiare il modello della scuola, della sanità e del welfare. La riforma della scuola ha messo in ruolo 140mila nuovi docenti: ma la priorità è chi la frequenta, non chi ci lavora. La finanza pubblica italiana resta molto più esposta ai rischi di quanto si ammetta. Aver abbandonato la spending review è stato un errore. Basta dire che le tasse scendono: il total tax rate sulle nostre imprese è al 64,8%, in Austria al 51,6% e in Svizzera al 28,8%. Occorre rilanciare la riforma IRPEF che è stata abbandonata. È assolutamente necessario razionalizzare i diversi regimi di tassazione sul reddito delle persone fisiche e delle imprese, rivedendo il perimetro dello Stato e introducendo un’imposta negativa per i bassi redditi: su questo lanceremo un’iniziativa di confronto in tutto il Nord, perché senza toccare l’IRPEF il fisco non viene restituito alla sua finalità di volano ma continua a essere ostacolo della crescita. Serve anche un nuovo metodo operativo per Confindustria. Assolombarda si confronterà con tutte le territoriali del Nord in materie come le politiche attive del lavoro, il fisco, le partnership d’impresa. Confindustria deve restare unita, ma il Nord non è Roma come Roma non è il Sud. Solo affrontando la nuova questione settentrionale e meridionale in termini distinti, le imprese potranno esercitare la loro funzione naturale di traino nazionale. E occorre battersi per una capacità di confronto nel dibattito pubblico ispirata a sobrietà. Basta delegittimazioni reciproche in politica, che consegnano il Paese a nuovi rischi d’ingovernabilità: esprimiamo gratitudine al Presidente della Repubblica Mattarella e al Presidente del Consiglio Gentiloni per il compito che sta svolgendo. Ma non abbiamo bisogno di elezioni anticipate, se mettono da parte le ragioni dell’economia. Né di una legge elettorale proporzionale che impedisca ai cittadini di scegliere coalizioni e programmi. Altrimenti, la sfiducia vince e il populismo cresce. È il capitale sociale ciò che rende coesa una società, forti le sue imprese, funzionanti le sue dinamiche sociali, partecipate le sue istituzioni. Non è un sogno né un’utopia. Questo vogliamo essere, protagonisti del nostro futuro”. 

 

L'intervento di Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo Economico

 

“Ringrazio Rocca per il lavoro fatto a livello nazionale, anche col suo libro sulla prossima rivoluzione industriale. Industria 4.0 è l'idea di una collaborazione tra Governo e imprese che riconosce un dato fondamentale: se si disegna un programma a prescindere dalla volontà di chi ne è destinatario, allora è inutile farlo. Condivido molti passaggi della relazione del vostro Presidente. Questo Paese deve fare una scelta fondamentale: decidere se investire sull'offerta o sulla domanda. Non è una scelta banale, ma molto profonda. Il lavoro sull'offerta è lungo e complesso, richiede consistenza nel tempo. Credo che questo sia mancato all'Italia, nel tempo. Sviluppo e prosperità sono il frutto di condizioni che si creano nel tempo e non c'è un modo di risolvere altrimenti il problema. Non ci sono strade facili, se cediamo a queste tentazioni, favoriamo il populismo. Populismo e spesa pubblica incontrollata vivono in una relazione di causa-effetto. La proposta di reddito di cittadinanza è figlia della stessa logica che ha portato alla spesa pubblica incontrollata. Industria 4.0 è invece un progetto che vogliamo far crescere insieme. Abbiamko bisogno anche di sindacati collaborativi. Oggi pomeriggio usciranno i primi numeri di Industria 4.0. Sono numeri positivi, ma che commento con estrema prudenza, sia perché siamo all'inizio di un processo, sia perché molto resta ancora da fare sulle competenze. Abbiamo cercato di farlo partendo dalle eccellenze sul territorio, di cui voi fate parte. Questo è un capitolo fondamentale del progetto. Ogni volta che si cerca di costruire una politica attiva, bisogna fare i conti con difficoltà e personalismi. Sono 40 anni che sentiamo parlare di riforme, ma io credo che dovremo creare dei processi in grado di cambiare periodicamente, anche ogni sei mesi. Io penso che in futuro dovremo realizzare sempre di più dei processi aperti, governance più flessibili e rapide, ridefinibili dopo le verifiche con gli stakeholder. L'ambiente è una scelta necessaria. Già al G7 abbiamo capito che gli americani stavano svicolando, adesso la loro posizione si va chiarendo. Ma perseguire quegli obiettivi è importante non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico. La crescita deriva dal cambio regolamentare verso una società più sostenibile. Il fatto di dover lavorare su questi temi rappresenta un driver di sviluppo per un Paese che non può puntare sempre e solo sul consumo di suolo. Prevediamo l'uscita anticipata dal carbone, ma poi dobbiamo investire sui gasdotti. Se ogni Presidente di Regione si oppone a ogni elettrodotto... Serve una strategia nazionale che renda tutti consapevoli di quanto stiamo facendo. Una politica ambientale di quel tipo è pericolosa per il Paese, ma se invece è consapevole, diventa un driver di crescita per il Paese. La nostra nuova normativa sugli energivori è molto più forte, l'ammontare complessivo del sostegno è molto più rilevante. L'11 agosto il Presidente del Consiglio mi ha assicurato che ci sarà un decreto su questo tema. Queste sono le cose su cui dobbiamo lavorare da qui alla fine della legislatura... anche se non si capisce bene quando sarà, sembrano le estrazioni del Lotto! Le elezioni sono un momento fondamentale della Democrazia, ma non possiamo arrivarci secondo la filosofia del marketing politico, nel quale contano solo i posizionamenti! Attenzione: se non c'è il prodotto, il marketing non serve a niente! Adesso che ha vinto Macron, ci viene da pensare che ispirandosi a lui si salverà l'Italia, ma la prima cosa che abbiamo discusso è che l'Italia non può avere la maggioranza di un'azienda francese... che oggi è dei sudcoreani! Macron sarà bravo, salverà l'Europa, ma è ovvio che tutelerà gli interessi francesi, non i nostri! L'Europa si va stabilizzando sull'asse franco-tedesco e noi dobbiamo contare di più, abbandonando i toni di protesta per passare alla proposta. Dobbiamo disegnare un piano industriale per il Paese, senza minimizzare le difficoltà, ma anzi spiegando che serviranno scelte importanti, come quelle riguardanti l'Irpef o l'Irap. Ho proposto una norma secondo la quale chi compra quote significative di aziende italiane deve spiegarne cosa ne vuole fare, perchè non si possono tenere le aziende ferme in attesa di capire come andranno le cose. Non è protezionismo, ma 'liberalismo pragmatico'. L'apertura dei mercati è fondamentale, ma va temperato dalla realtà, perchè viviamo in un'epoca nella quale i ragionamenti ideologici non reggono. Va bene il libero scambio, ma quando c'è da difenderci mettiamo in campo gli strumenti necessari per lottare ad armi pari. I prossimi mesi saranno complicati, ma possiamo portare a casa risultati importanti. Le leggi sul diritto fallimentare e la finanziaria saranno importantissime. Il prestito ponte ad Alitalia? Dopo il referendum sindacale andato male – e io per un po' mi asterrei dai referendum – non c'erano alternative. Mettere gli aerei a terra dalla sera alla mattina avrebbe avuto un impatto ancora superiore sul PIL. Un disastro, dalla prospettiva del cittadino-contribuente. Non sempre si fanno scelte che uno vorrebbe fare, ma si deve scegliere per il bene del Paese. Adesso dobbiamo assicurare il servizio e nel contempo far spendere il meno possibile al cittadino. Su Ilva abbiamo fatto una gara sulla base di regole italiane e europee, ma tutti ci hanno chiesto di seguire altri criteri di aggiudicazione. Ma se non saremo coerenti con le regole, nessuno verrà più a investire da noi. Fa impressione quando a chiederti di non rispettare l'esito di una gara è gente che fa il magistrato, pur restando in politica. Siamo nella più difficile fase storica dell'Occidente dagli anni '30, ma ci sono elementi di grande potenziale proprio per la globalizzazione che ci ha messo in crisi. Politica e corpi intermedi devono collaborare, sono fondamentali. Dobbiamo fare squadra: lo si è sempre detto, ma forse questo è il momento giusto”.

 

 

 

L'intervento di Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria

 

 

“Ha ragione Sala quando ci richiama alla corresponsabilità. Da soli possiamo fare tanto, ma non tutto. Ha ragione Maroni quando dice che in Lombardia le imprese si sentono a casa, perchè qui la politica prevale sulla burocrazia. In altre regioni, gli investitori vengono persino ostacolati. Chi è contro l'industria è contro l'Italia. Con il Governo Renzi e con il Governo Gentiloni c'è stato un confronto continuo e così anche con il Ministro Calenda, pur conoscendone il carattere non facile. Ci siamo confrontati sul futuro, determinando le scelte di una legge di bilancio che ha portato incrementi di investimenti, di export e di occupazione. Non c'è una dicotomia tra impresa e futuro. Fare per le imprese, significa fare per i giovani e quindi per le famiglie. Pochi sanno che siamo il secondo Paese più industrializzato d'Europa. Da prima di Trump, diciamo che la sfida è tra Europa e resto del mondo, non tra Paesi europei. Il documento che abbiamo sottoscritto insieme alla Confindustria americana contro il protezionismo ribadisce che il rischio di queste scelte è l'effetto-domino. Dobbiamo mettere le persone al centro dell'economia e Milano in questo è un modello, perché coniuga sviluppo e solidarietà. La crescita è una precondizione per combattere la diseguaglianza. Dalla politica vogliamo linee di indirizzo per lo sviluppo, da non confondere con incentivi. Devono però essere strategie nazionali, secondo un'idea nella quale al centro ci sia il lavoro, non il reddito, ritornando allo spirito del Dopoguerra e con la capacità di essere ponte tra gli interessi delle imprese e quelli del Paese. La questione industriale è per definizione a vocazione settentrionale, ma è anche nazionale ed europea. Le relazioni industriale debbono essere un fattore di competitività, per recuperare i 30 punti che abbiamo perso rispetto alla Germania. L'EMA a Milano riguarda tutti noi. Lavoreremo per le soluzioni, senza rinfacciarci le sconfitte. Dobbiamo spingere su progetti come Elite, sul quale abbiamo collaborato con le banche. L'Europa è il più grande progetto della politica post-bellica, ma negli ultimi mesi ci stiamo chiedendo in quale Paese viviamo. E' sembrato quasi che si negasse la stagione riformista del Governo. Come fa la sinistra ad allearsi con chi vuole negare il Jobs Act? Come fa la destra ad allearsi con chi vuole negare l'Europa? La questione industriale non riguarda solo noi, ma è una sfida per tutto il Paese. Ci aspettiamo che la stagione riformista del Governo Gentiloni vada avanti su ammortamenti e energivori, i 47 miliardi di euro di investimenti pubblici vanno scaricati a terra, non possono rimanere bloccati dalla burocrazia. Riprendiamo il 'pizzino telematico' che a Rapallo abbiamo inviato a Gentiloni: caro Governo, agisci come se fosse il tuo ultimo giorno e pensa come se tu fossi immortale”.