Carlo Messina ad Affari: "Guerra e dazi, recessione da escludere. Risiko bancario? Intesa resta fuori dal far west" - Affaritaliani.it

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Carlo Messina ad Affari: "Guerra e dazi, recessione da escludere. Risiko bancario? Intesa resta fuori dal far west"

Carlo Messina, intervenendo all’evento "Young Factor" dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, esclude il rischio recessione nonostante le tensioni geopolitiche e la guerra commerciale, e critica il riarmo come priorità per Italia ed Europa

di redazione economia

Carlo Messina ad Affari: “Guerra e dazi? Recessione da escludere. Risiko bancario, Intesa resta fuori dal far west”

Dal 14 al 16 giugno, Palazzo Mezzanotte a Milano ospita “Young Factor”, l’evento promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, presieduto da Andrea Ceccherini, e sostenuto da Intesa Sanpaolo in qualità di partner unico. Protagonisti: 350 studenti delle scuole superiori europee, numerosi docenti, e un ospite d’eccezione, Carlo Messina.

Il ceo di Intesa Sanpaolo è intervenuto toccando una serie di temi di stretta attualità: dalla guerra commerciale lanciata da Trump, al problema della fuga di cervelli, fino al tema di riarmo europeo. Ed è proprio su quest’ultimo punto che ha voluto chiarire con decisione la sua posizione: “Il riarmo, per me, non è una priorità europea e italiana al momento, ma lo sono gli stipendi, la fuga dei giovani e la povertà.”

Affaritaliani.it ha poi avuto modo di parlare con il numero uno di Intesa, e sulla questione se le attuali tensioni internazionali possano sfociare in una nuova recessione, ha risposto senza mezzi termini: “La mia opinione è che in questo momento io non vedo nessun contesto che possa far pensare ad una recessione. Un rallentamento della crescita, sì, è inevitabile. Ma se il mondo passa da un +3-3,5% a un +2-2,5%, non stiamo parlando di un disastro: alcune aziende potranno soffrire, ma si resta comunque in un percorso di crescita. Abbiamo già vissuto crisi ben peggiori, in condizioni molto più difficili."

Anche davanti allo spettro di una guerra commerciale e la minaccia dei dazi, Messina non si è fatto prendere dal panico: “Non vedo recessione nemmeno in questo scenario. Certo, un peggioramento delle condizioni può esserci, ma lo abbiamo già gestito in passato. Dobbiamo anche smettere di ragionare come se ogni scossone significasse la fine del mondo. Le prospettive restano di crescita. Magari rallentata, certo. Ma affrontabile, anche grazie alla diversificazione dei mercati”.

Il numero uno di Intesa ha poi insistito su un punto spesso trascurato, quello dell’approccio psicologico: “Io credo che le persone debbano smettere di dire sempre che se c’è qualcosa finisce tutto", e aggiunge: "Io sinceramente non la vedo in modo così negativo. Certo, è un elemento di rallentamento, di incertezza, ma non di blocco della crescita.”

Infine, spazio anche al risiko bancario. In particolare, Messina ha commentato l’OPS di Mediobanca su Banca Generali e le voci secondo cui i fondi di Intesa avrebbero votato contro l’operazione. La risposta è stata netta: “Quello che fanno i nostri fondi comuni di investimento è totalmente al di fuori del contesto della governance delle banche. Ci sono delle regole chiare di governance dei fondi comuni di investimento che operano nel solo interesse dei clienti. Sono i gestori che hanno totale autonomia. Quindi io non voglio essere infilato in nessun modo in queste cose. E rispetto ad altri, queste sono delle quote che sono nei fondi comuni di investimento.”

E sull’ipotesi che Intesa possa voler scendere in campo, Messina taglia corto: “Assolutamente no. L’ho già detto più volte e devo dire che mi sono pure stufato. Noi, da quello che sta succedendo, che io giudico veramente un caos, non ho nessuna intenzione di posizionare la banca in questi combattimenti da far west italiano.”

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