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Economia
Che cosa c’è dietro l’addio di Ubertalli: la nuova strategia di Orcel e Padoan
Il ceo di Unicredit Andrea Orcel

L’addio di Ubertalli a Unicredit: la strategia di Orcel

Una doccia fredda, per certi versi inattesa: Nicolò Ubertalli, dopo 14 mesi come capo della branch italiana di Unicredit, lascia la sua posizione. Il motivo è contenuto nella lettera che Andrea Orcel e Pier Carlo Padoan, rispettivamente ceo e presidente della banca di Piazza Gae Aulenti, hanno inviato a tutti i dipendenti. Ufficialmente, dunque, la scelta del board di assegnare all’amministratore delegato un impegno maggiore. Quello che però Affaritaliani.it può aggiungere è che non si tratta di una scelta temporanea in attesa di trovare una nuova figura apicale: è una soluzione strategica che, a meno di colpi di scena, è destinata a durare fino al 2024, cioè al termine del periodo del piano industriale.

A quanto risulta, oltretutto, non ci sarebbero stati problemi particolari tra Ubertalli e il resto del board. Ma certo un addio così improvviso non può essere bollato come “normale”. La strategia di “spinoffare” l’Italia dal resto del business era stata un’idea di Orcel. Sotto la guida di Jean Pierre Mustier, infatti, erano state create due divisioni: una dell’Europa Occidentale, entro cui ricadeva anche l’Italia, l’altra per l’Europa dell’Est. 

Ora, come noto, sarà Remo Taricani a ricoprire il ruolo di “deputy head of Italy”, a diretto riporto di Orcel. Taricani è un manager che conosce bene Unicredit e che ha ricoperto, in tandem con Andrea Casini – nel frattempo pensionato – il ruolo di co-head of Italy. Il business italiano vale il 50% dell’intero fatturato di Unicredit, per questo è naturale pensare che la scelta di Orcel voglia rafforzare la struttura del gruppo proprio nel Paese d’origine. Quasi scontato pensare anche che la decisione del ceo possa essere l’inizio della campagna di M&A che è poi il motivo principale per cui il “CR7 dei banchieri” è stato chiamato in Piazza Gae Aulenti. In realtà già prima operazioni strategiche come le acquisizioni sarebbero state comunque in capo al ceo. Quello che è certo è che per Orcel è “now or never”: ha due anni di tempo per confermare gli obiettivi del piano industriale (facile) e per dimostrare che la sua fama ha un preciso fondamento.

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