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Economia
Coronavirus, l'Ocse taglia le stime di crescita. Pil fermo in Italia

"Coronavirus: l'economia mondiale a rischio". Cosi' l'Ocse titola il suo Interim Economic Outlook, corredandolo con l'emblematica foto di una sala d'aeroporto deserta a causa del dissfondersi del coronavirus, una "minaccia peggiore dalla crisi finanziaria". Nell'aggiornamento tra i due rapporti semestrali, l'Organizzazione con sede a Parigi taglia di mezzo punto, rispetto a novembre, le stime di crescita del Pil globale, portandole a +2,4% e punta a un rimbalzo a +3,3% nel 2021 (+0,3 punti rispetto alle previsioni precedenti), grazie anche alle misure introdotte a sostegno di fiducia e redditi e nell'assunto che l'epidemia tocchi il picco nei primi mesi dell'anno in Cina e sia contenuta negli altri Paesi, per poi gradualmente dissolversi.

Per la Cina, il Paese più colpito dal virus, la prognosi ora è di una crescita sotto il 5%, al 4,9% contro il +5,7% indicato a novembre, mentre per il 2021 si prospetta un rimbalzo a +6,4%, 0,9 punti in più rispetto alle stime dello scorso autunno. Per l'Italia l'indicazione è di una crescita zero quest'anno (da +0,4%), il dato peggiore del G20 dopo l'Argentina (-2%), mentre per il 2021 viene confermato +0,5%. L'Eurozona dovrà accontentarsi di un aumento del Pil dello 0,8% quest'anno (contro +1,1% a novembre) e dell'1,2% il prossimo (invariato).

La Germania tirerà il freno più del previsto (+0,3% da +0,4%) e nel 2021 non andrà oltre +0,9%, come nelle stime iniziali. Rallenterà anche la Francia, restando sotto l'1% (+0,9% contro +1,2%) quest'anno, mentre nel prossimo si riprenderà a +1,4% (da +1,2%). Il Pil giapponese è stato tagliato a +0,2% (da +0,6%) per il 2020, mentre resta a +0,7% per il 2021. Gli Usa non sfuggono al ritocco delle previsioni, con +1,9% (da +2%) quest'anno, seguito da +2,1% (+0,1 punti) il prossimo. Il tutto nello scenario di base, cioè di un impatto limitato dell'epidemia nel tempo e nelle aree colpite.

Ma se il virus si dovesse diffondere estesamente nell'Asia-Pacifico, in Europa e Nord America, se il suo impatto dovesse essere più duraturo e intenso, se si materializzassero cioè i rischi al ribasso, la crescita mondiale potrebbe ridursi all'1,5% quest'anno, "cioè la metà di quanto previsto prima dell'epidemia" e alcune aree potrebbero finire in recessione, inclusa l'Eurozona e il Giappone. 

"Le prospettive economiche globali restano deboli e molto incerte a causa dell'epidemia di coronavirus, che ha già portato considerevoli sofferenze alle persone e interruzioni all'attività economica", scrive l'Ocse. La contrazione della produzione in Cina ha ripercussioni nel mondo per il ruolo-chiave e crescente di Pechino nell'economia globale e, sia pure su scala minore, ha ricadute anche il diffondersi dell'epidemia in altri Paesi, tra cui la Corea e l'Italia.

L'impatto negativo sulla fiducia, sui mercati finanziari, sul turismo e le interruzioni nelle catene di valore hanno contribuito a revisioni al ribasso di praticamente tutti i Paesi del G20 nel 2020, rileva il rapporto. Anche prima del diffondersi del coronavirus, notano per altro gli economisti dell'Ocse, l'attivita' mondiale era debole, ma dai sondaggi emergeva una stabilizzazione sia nel manifatturiero, sia nei servizi e le condizioni finanziarie erano migliorate grazie alle politiche accomodanti e alla riduzione delle tensioni commerciali.

Lo scoppio dell'epidemia, assieme al recente, netto peggioramento nelle condizioni finanziarie globali e all'aumento dell'incertezza, potrebbe deprimere la crescita del Pil globale nella prima parte dell'anno, "forse anche sotto lo zero nel primo trimestre", per rallentare nell'insieme al 2,4% nel 2020 (da +2,9% nel 2019), salvo poi riprendersi a +3,3% nel 2021. Il presupposto di queste proiezioni è che l'epidemia tocchi un picco in Cina nel primo trimestre, che ci sia una graduale ripresa dell'attività nel secondo trimestre aiutata da un significativo allentamento delle politiche nazionali e che i nuovi casi di coronavirus negli altri Paesi siano sporadici e contenuti.

I bassi tassi d'interesse dovrebbero sostenere la domanda e lo stimolo macro-economico nei Paesi piu' colpiti dovrebbero ristabilire la fiducia. Tuttavia l'incertezza restera' alta e il commercio e gli investimenti si manterranno molto deboli. Anche l'avversione al rischio sui mercati finanziati e la riduzione dei viaggi per affari o turismo limiteranno la crescita della domanda.

Tra i rischi al ribasso, oltre a un impatto piu' duraturo ed ampio dell'epidemia, il rapporto include un aumento delle tensioni commerciali e tutte le incertezze che restano sul future delle relazioni tra Ue e Gran Bretagna. La forte reazione dei mercati finanziari alla diffusione del coronavirus a fine febbraio va poi ad aggiungersi alle fragilita' gia' presenti, legate al rallentamento della crescita, all'alto debito corporate e al peggioramento della qualita' del credito. 

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