Il Coronavirus manderà in fumo quest'anno il 4,4% del Pil mondiale, una flessione meno grave del 5,2% previsto dall'Fmi a giugno, ma ancora la recessione più grave dalla Grande Depressione. Una perdita di ricchezza che, nel biennio, sarà di 11 mila miliardi di dollari e che salirà a 28.000 miliardi complessivi nel periodo 2020-25. La stima è del Fondo Monetario Internazionale che ha pubblicato oggi il proprio World Economic Outlook.
"Questi sono tempi difficili, ma ci sono alcuni motivi per essere fiduciosi", ha scritto Gita Gopinath, capo economista dell'organismo di Washington diretto da Kristalina Georgieva. "I test sono stati intensificati, i trattamenti stanno migliorando e le sperimentazioni sui vaccini procedono a un ritmo senza precedenti". Il Fondo Monetario Internazionale ha attribuito il miglioramento delle prospettive a prestazioni migliori del previsto nelle economie avanzate nel secondo trimestre, a una ripresa della crescita in Cina e a segnali di un recupero più rapido nel terzo trimestre.
Tuttavia, ha avvertito Gopinath, "l'ascesa sarà probabilmente lunga, irregolare e incerta", facendo eco alle osservazioni della scorsa settimana della direttrice generale Georgieva, che ha detto che "questa calamita' è tutt'altro che finita" nonostante un quadro "meno terribile" di quello apparso a giugno. Congiuntura che avrà pesanti conseguenze sul mercato del lavoro.
Le "cicatrici", spiega il Fmi, resteranno nel medio periodo, da qui l'esigenza di portare avanti gli stimoli e di investire, anche nel tentativo di ridurre le disuguaglianze accentuate dalla crisi. "Quasi 90 milioni di persone scivoleranno sotto la soglia degli 1,90 dollari al giorno di reddito", che indica l'estrema povertà, ha mette in evidenza il Fondo che, citando i dati dell'Organizzazione Mondiale del Lavoro ricorda come nel secondo trimestre le ore di lavoro perse rispetto agli ultimi tre mesi del 2019 "equivalgono alla perdita di 400 milioni di posti a tempo pieno".
Le prospettive per il 2020 sono migliorate per la maggior parte delle economie avanzate e dei principali mercati emergenti, inclusi Stati Uniti, Eurozona, Brasile, Russia e Cina. Le stime sono state però ridotte per l'India e il sud-est asiatico. Il risultato sarebbe stato "molto più debole se non ci fossero state risposte fiscali, monetarie e normative considerevoli, rapide e senza precedenti".
La Cina, Paese dove ha avuto origine la pandemia, è stata la prima a chiudere e la prima a riaprire, e sarà l'unica grande economia a crescere quest'anno, secondo l'Fmi. Si prevede che la seconda economia al mondo crescerà dell'1,9% nel 2020, rispetto alla crescita del 6,1% dello scorso anno. Poichè le flessioni non saranno così nette nel 2020, anche il rimbalzo nel 2021 sarà minore. L'attività economica mondiale crescerà del 5,2% nel 2021, in calo rispetto a una stima precedente del 5,4%. Per la maggior parte delle economie avanzate, il rimbalzo nel 2021 non sarà abbastanza grande da sanare tutti i danni del 2020. Negli Stati Uniti, la crescita del prossimo anno è prevista al 3,1% dopo un calo del 4,3% quest'anno. La zona euro crescerà del 5,2% dopo una contrazione dell'8,3%.
Il Giappone dovrebbe infine vedere una crescita del 2,3%, dopo un calo del 5,3%. probabile che i volumi del commercio mondiale aumentino dell'8,3% nel 2021 dopo essere scesi del 10,4% quest'anno. Queste cifre implicano che una ripresa completa richiederà diversi anni per la maggior parte dei Paesi, affrontando "una grave battuta d'arresto al ritmo previsto di miglioramento del tenore di vita medio in tutti i gruppi di Stati", si legge nel rapporto.
L'Fmi ha infine osservato che le previsioni di quest'anno sono soggette a un'incertezza maggiore del solito. I progressi nelle terapie o la produzione di un vaccino efficace potrebbero migliorare sostanzialmente le prospettive, mentre la recrudescenza delle epidemie in autunno, sconvolgimenti sociali o disastri naturali legati alle condizioni meteorologiche potrebbero ribaltare le prospettive verso il peggio.
Migliorate le stime anche per l'Italia, che resta comunque fanalino di coda fra le economie del G7 nel 2020: il -10,6% del Pil del nostro Paese per quest'anno si confronta infatti con il -6% della Germania, il -9,8% di Francia e Gran Bretagna, il -4,3% degli Stati Uniti, il -7,1% del Canada e il -5,3% del Giappone.
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