Dazi, colpo durissimo per l’Italia. Confindustria avverte: "Imprese in ginocchio, vendite giù di 16,5 miliardi" - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 13:30

Dazi, colpo durissimo per l’Italia. Confindustria avverte: "Imprese in ginocchio, vendite giù di 16,5 miliardi"

I dazi, uniti a un euro forte, erodono la competitività del made in Italy e mettono sotto pressione l’industria manifatturiera

di Elisa Mancini

Dazi, stangata sul made in Italy. Confindustria lancia l’allarme: "Imprese allo stremo, vendite giù di 16,5 miliardi"

"La recente tregua tra Israele e Palestina attenua l’incertezza e il rientro del prezzo del petrolio abbassa i costi". Lo rileva il Centro studi Confindustria nella congiuntura flash di ottobre sottolineando tuttavia che "i dazi abbattono l’export italiano verso gli Usa". In Italia, evidenzia il Csc, "c’è qualche segnale positivo per gli investimenti, ma nel terzo trimestre l’industria è ancora in difficoltà e i servizi continuano a crescere poco. Dazi Usa e dollaro svalutato continuano a erodere l’export, mentre il risparmio precauzionale frena i consumi". 

Nel medio periodo i nuovi dazi potrebbero ridurre le vendite italiane negli Usa di circa 16,5 miliardi (rispetto a uno scenario senza tariffe), pari al 2,7% dell’export totale. E' la stima indicata dal Centro studi Confindustria nella congiuntura flash di ottobre.  "L’impatto è maggiore per settori centrali del manifatturiero: autoveicoli (il più colpito in % dell’export settoriale), alimentari e bevande, macchinari, pelli e calzature, altre attività manifatturiere. Inoltre - sottolinea Confindustria - le perdite si amplificano se si considerano gli effetti indiretti, lungo le catene di produzione europee, del calo dell’export negli Usa degli altri paesi Ue sulla domanda di input italiani. L’impatto complessivo tocca il -3,8% dell’export manifatturiero, -1,8% della produzione. Nel lungo periodo, è forte l’incentivo a rilocalizzare alcune produzioni nel mercato Usa: il rischio per l’industria europea è di perdere parti vitali del tessuto produttivo".

Secondo Confindustria, "dazi ed euro forte sul dollaro (che essi stessi hanno determinato) penalizzano molto la competitività di prezzo dei beni europei negli Usa, soprattutto rispetto alle produzioni domestiche americane, e anche nel resto del mondo. Gli acquisti Usadalla UE si sono ridotti dell’8,7% annuo in giugno-luglio. Una dinamica peggiore di quella, piatta, per il totale dell’import Usa, che è stato ancora sostenuto dall’aumento degli acquisti da alcuni paesi asiatici (Cina esclusa), per anticipare il rialzo dei dazi reciproci in agosto (frontloading).

Il calo dell’import Usa dalla Ue e da altri importanti paesi fornitori risulta di entità simile, in valore assoluto, al livello effettivo dei dazi sui prodotti: gli acquisti dalla Cina sono crollati del 39,9% in giugno-luglio, con una tariffa media applicata del 37,7%. I flussi da UK e paesi Usmca (Canada e Messico) si sono ridotti di meno, grazie a dazi effettivi più moderati, minori della media mondiale. Il calo degli acquisti Usa dai principali fornitori è il risultato di una contrazione sia dei volumi sia dei valori medi unitari dei prodotti importati, che segnala un possibile adeguamento parziale dei prezzi da parte degli esportatori per mitigare le tariffe e, in generale, una ricomposizione dell’import a favore di prodotti di minore valore unitario". 

L’export italiano di beni verso gli Usa, sottolinea ancora il Csc, "è crollato in agosto (-21,1% su agosto 2024), dopo un forte aumento nella prima parte dell’anno dovuto al frontloading pre-dazi. Ciò ha contribuito per più di due terzi alla caduta dell’export extra-Ue (-7,0% tendenziale; -1,1% il totale mondo)".

"Il nuovo regime tariffario tra le due sponde dell’Atlantico - ricorda Confindustria - ha acquisito connotazioni piuttosto definite: tariffe azzerate sugli acquisti Ue di prodotti industriali Usa; dazi al 15% su gran parte dell’import Usa dalla Ue (compresi auto, farmaci non generici, semiconduttori); tariffe Usa nulle o quasi su altri prodotti Ue in settori strategici (aerei, farmaci generici, alcune risorse naturali). Invariati i dazi del 50% su acciaio e alluminio, anche se l’accordo apre alla possibilità di ampliare la lista dei prodotti preferenziali (con riduzione tariffaria entro un certo volume").

Tuttavia, secondo il Csc, "l’accordo include impegni da parte europea di esito incerto, perché investono ambiti di competenza delle autorità nazionali e anche delle imprese private: acquisto dagli Stati Uniti di gas ed energia (750 miliardi di dollari entro il 2028), chip IA (40 miliardi) e attrezzature militari; investimenti diretti in settori strategici Usa (600 miliardi addizionali). Infine, il presidente Trump nelle sue dichiarazioni ha incluso anche richieste sulle politiche commerciali UE con paesi terzi, come Cina e India, che intrattengono rapporti economici e strategici con la Russia (p.e. acquisto di petrolio e gas). Il rischio è di aprire nuovi fronti di escalation tariffaria per i prodotti europei". 

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