Difesa, il piano da 12 miliardi per finanziare le armi senza toccare i conti pubblici - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 18:21

Difesa, il piano da 12 miliardi per finanziare le armi senza toccare i conti pubblici

Il Governo punta su Btp e fondi europei SAFE per aumentare la spesa militare senza appesantire il bilancio

di Elisa Mancini

Dodici miliardi per la difesa: il Governo punta su Btp e fondi europei SAFE

Il Governo sta preparando un piano da 12 miliardi di euro per rafforzare la spesa per la difesa, ma senza pesare troppo sui conti pubblici. L’obiettivo è sostenere la produzione industriale e tecnologica del settore, usando due strumenti principali: l’emissione di Btp dedicati e l’accesso al fondo europeo SAFE (Security Action For Europe), il nuovo meccanismo della Commissione Ue pensato per aiutare i Paesi che investono nella difesa.

Dopo il Consiglio dei Ministri del 17 ottobre, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato che "le spese per la difesa potranno essere finanziate o con il Btp o con il SAFE, che funziona in modo simile al Pnrr, con prestiti a lungo termine da restituire". Il Governo infatti sta già collaborando con Leonardo e Fincantieri per individuare progetti che rispettino i criteri europei e possano ottenere parte dei 150 miliardi stanziati da Bruxelles per la difesa comune.

Ma che cos’è il fondo SAFE? Il SAFE è un nuovo strumento dell’Unione europea pensato per rafforzare la base industriale della difesa attraverso investimenti comuni. Gli Stati membri potranno richiedere prestiti a tassi agevolati, presentando piani dettagliati sulle aree di intervento.

L’Italia ha già manifestato l’intenzione di chiedere circa 14,9 miliardi di euro, con una richiesta che dovrà essere presentata entro il 30 novembre 2025. Le risorse servirebbero a potenziare la produzione di tecnologie strategiche, infrastrutture e capacità industriali, liberando così fondi nazionali da destinare a sanità, scuola e lavoro.

Nel Documento programmatico di bilancio 2026, inviato alla Commissione europea, il Governo ha confermato l’impegno a portare la spesa militare fino allo 0,5% del Pil entro il 2028, mantenendo però il deficit sotto il 3%, come previsto dalle regole Ue.

I fondi SAFE non sono contributi a fondo perduto, ma prestiti da restituire: anche se agevolati, servirà una gestione attenta per evitare che incidano troppo sul debito pubblico. Secondo il Mef, l’idea è proprio quella di usare i fondi europei per le spese industriali e tecnologiche, alleggerendo la pressione sul bilancio dello Stato.

Sul tavolo resta anche la clausola di salvaguardia nazionale, che consente agli Stati Ue di deviare temporaneamente dagli obiettivi di bilancio per finanziare spese militari. La misura offre una flessibilità fino all’1,5% del Pil per quattro anni, ma l’Italia non ha ancora deciso se utilizzarla. L’esecutivo, almeno per ora, sembra orientato alla prudenza.

L’uso dei fondi SAFE potrebbe però permettere di sostenere l’industria italiana della difesa, con Leonardo e Fincantieri in prima linea, e al tempo stesso contenere l’impatto sul bilancio. La partita, però, non si giocherà solo a Roma: la vera sfida sarà convincere Bruxelles che il piano italiano è solido, sostenibile e in linea con le priorità europee sulla sicurezza.

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