Eredità Agnelli, gli Elkann sganciano 175 milioni ma senza ammissione di colpa. Il problema di John sarà il danno d’immagine - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 13:29

Eredità Agnelli, gli Elkann sganciano 175 milioni ma senza ammissione di colpa. Il problema di John sarà il danno d’immagine

Gli Elkann chiudono con il Fisco versando 175 milioni "senza alcuna ammissione di colpa". Ora trattano con la Procura per evitare il processo penale e la battaglia civile con Margherita

di redazione economia

Eredità Agnelli, gli Elkann pagano al Fisco 175 milioni. Ma per John il rischio è l’immagine e i lavori socialmente utili

John, Lapo e Ginevra Elkann hanno messo mano al portafoglio. Per chiudere una delle vicende più intricate, scivolose e anche delicate della dinastia Agnelli, i tre fratelli hanno raggiunto un accordo con l’Agenzia delle Entrate versando ben 175 milioni di euro (di cui 110 già pagati) per chiudere le controversie fiscali legate all’eredità di Marella Agnelli, vedova dell’Avvocato, Gianni Agnelli. Ma, secondo fonti vicine ad Affaritaliani.it, "non è un patteggiamento, ma soprattutto non è ammissione di colpa".


 

Perché se da una parte l’intesa con il Fisco serve a chiudere "una vicenda dolorosa sul piano personale e familiare", così definita dai legali degli Elkann, dall'altra si è voluto mettere nero su bianco un concetto che suona come una sentenza "senza alcuna ammissione, neppure tacita o parziale, della fondatezza delle contestazioni inizialmente ipotizzate". Significa che per loro non si tratta di un’ammissione di colpa, ma come spiega la fonte, "pur non essendo un riconoscimento formale di responsabilità, di fatto si accetta che la successione della nonna Marella andasse aperta in Italia, non in Svizzera come sostenevano inizialmente".

Un punto cruciale, che non riguarda solo il fisco ma anche la battaglia giudiziaria con Margherita Agnelli, madre dei tre fratelli Elkann e unica figlia dell’Avvocato. "Se paghi al Fisco italiano, riconosci implicitamente che la residenza fiscale di Marella era in Italia. E questa ammissione apre nuovi scenari sulla disputa ereditaria", continua la fonte. E infatti la stessa Procura di Torino non ha mai mollato il colpo. Da febbraio 2024 i tre fratelli sono indagati per truffa ai danni dello Stato ed evasione fiscale, insieme ai consulenti Von Grüningen e Ferrero. L’ipotesi dei pm è che i fratelli Elkann avrebbero orchestrato una sorta di trasloco fittizio, "con annesse assunzioni fittizie di dipendenti", conferma la fonte, della residenza della nonna Marella dalla sua storica dimora torinese alla Svizzera, al solo scopo di evitare la tassa di successione italiana.

Il cuore della questione è proprio qui. Marella viveva in Italia, ma la successione è stata aperta in Svizzera. E quei 734 milioni di euro di patrimonio sarebbero così transitati da Ginevra bypassando l’Agenzia delle Entrate. Nell’inchiesta spuntano anche opere d’arte, gioielli per 170 milioni, fondi lussemburghesi e trust alle Bahamas. Un mosaico complicatissimo, in cui la Guardia di Finanza avrebbe scoperto anche un offshore alle Bahamas da mezzo miliardo. Dentro il calderone, perfino una rendita vitalizia da 29 milioni che la figlia Margherita avrebbe versato alla madre Marella e su cui, secondo l’accusa, non sarebbe stata versata l’imposta dovuta.

 

È proprio Margherita Agnelli, la madre di John, Lapo e Ginevra, l’altra figura chiave in questo scontro dinastico. Secondo fonti vicine a lei, questo accordo col fisco rappresenterebbe per lei quasi una vittoria implicita, considerando "il riconoscimento, seppur indiretto, che la residenza fiscale della madre era italiana, e che quindi il patto successorio svizzero sarebbe nullo". Eppure, se l’accordo col fisco è andato in porto, la partita penale e civile resta aperta. E qui le strade si restringono. Secondo la fonte, abbandonata l’ipotesi del patteggiamento, i legali di John Elkann sembrano puntare tutto su un’altra opzione: la messa alla prova.

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È un istituto previsto dalla legge che consente, in caso di reati non gravi, di evitare il processo accettando un programma di lavori di pubblica utilità, come assistenza a disabili, protezione civile o recarsi in un centro per tossicodipendenti. Il tutto per almeno un anno, con il risultato finale, se positivo, dell'estinzione del reato. Certo, per Lapo o Ginevra una comparsata tra le corsie di una RSA o in un centro per tossicodipendenti farebbe notizia, ma sarebbe gestibile, e tra l'altro la loro situazione è più semplice: le loro posizioni dovrebbero essere archiviate dopo l’estate. Per John, il timoniere dell’intero impero, sarebbe tutta un’altra storia. Come sottolinea la stessa fonte, "Una condanna civile non possono permettersela, ma il danno d’immagine sarà sicuro ed enorme. Immaginate l’orda di giornalisti quando John dovrà presentarsi in un centro sociale".

E qui si apre un nuovo fronte: quello della Dicembre, la cassaforte che controlla Exor e tutte le principali partecipazioni industriali del gruppo. Margherita Agnelli ha sempre contestato l’accordo del 2004, quando rinunciò all’eredità paterna e materna in cambio di 1,2 miliardi di euro. Ora potrebbe rimettere in discussione quella partita, chiedendo una revisione della distribuzione delle quote. "Se Elkann sana la posizione fiscale e si estingue il reato penale, verrà meno l’argomento più forte per l’impugnazione civile. A quel punto la madre dovrà sedersi al tavolo con i figli e provare a trattare", spiega la fonte.

Insomma la prossima udienza civile sarà decisiva. Perché se Margherita dovesse ottenere ragione, la cassaforte di famiglia potrebbe essere costretta a rivedere l’assetto e le quote di comando. Ma per ora una cosa è certa: i fratelli Elkann hanno pagato al Fisco italiano una cifra gigantesca per chiudere la vicenda tributaria, e lo hanno fatto senza ammettere colpe, ma accettando un dato di fatto. Tuttavia la successione dell’Avvocato è tutt’altro che chiusa, per ora.

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