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Economia
Ferrari, anche i ricchi piangono. Utili in picchiata del 24%. Sbanda in Borsa

La Ferrari chiude un 2020 da dimenticare sotto tutti i punti di vista, con un utile netto rettificato secondo i principi contabili vigenti a 534 milioni, in picchiata del 24%. L’utile netto invece si ferma a 609 milioni, in calo dell’8% rispetto all’anno scorso e soprattutto un po’ meglio delle attese degli analisti. Dunque, qualche motivo per sorridere c’è.

La chiusura totale degli stabilimenti per sette settimane si è fatta sentire, tanto che la produzione è scesa sotto quota 10mila unità. C’è stata, ovviamente, una riduzione degli acquisti perché la pandemia ha ridotto le occasioni di contatto. Non perché i ricchi siano diventati meno ricchi, sia ben chiaro, ma solo perché una Ferrari non si può certo comprare online e per parecchi mesi è stato quasi impossibile uscire di casa. 

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Il problema, semmai, è come ripartire dopo un anno complicato non tanto per il Covid che – per citare Totò - è una livella, ma perché la gestione sportiva è stata drammatica con risultati che definire pessimi sarebbe quasi riduttivo. E poi c’è la questione della governance: il ruolo di amministratore delegato, dal 10 dicembre, è stato assunto ad interim da John Elkann. Che deve però trovare rapidamente il successore di Louis Camilleri per poter impostare una strategia efficace di rilancio del marchio. Che rimane il terzo per capitalizzazione a Piazza Affari ma che oggi, dopo la presentazione dei conti, ha perso il 3% proseguendo quella dinamica ribassista che nel nuovo anno ha fatto perdere oltre 16 euro per azione.

Dunque, serve ripartire. Dal punto di vista sportivo non ci si faccia illusioni: il 2021 sarà un 2020 meno costoso, perché lo stipendio di Carlos Sainz non è paragonabile a quello di Sebastian Vettel. Forse soltanto qualche “svarione” delle cinque case automobilistiche più avanti nello sviluppo (Mercedes, Red Bull, Renault, Aston Martin e MacLaren) potrebbe far ottenere un podio. E lo stesso Binotto ha dovuto ammettere che il gap con la Mercedes non è colmabile in un anno.

Ma non di solo sport vive la Ferrari. Il 2021 sarà sicuramente segnato positivamente dalla progressiva ripresa della normalità, ma per ritornare sopra quota 10mila veicoli venduti non si potrà sbagliare nulla. Prima di tutto, guardando i dati, si legge chiaramente come la motorizzazione più potente, il V12, abbia subito meno la crisi. Segno che quella fascia di mercato non si faccia troppi problemi con o senza il Covid. Per quest’anno sono previsti tre nuovi modelli, su cui rimane un alone di mistero ma che, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, potrebbe vedere l’ingresso del Suv “Purosangue”, il primo di questa categoria con il marchio del Cavallino Rampante.

Per quanto concerne l’elettrico, Elkann ha ribadito che per tutti gli anni ‘20 non si vedrà un veicolo totalmente elettrificato, tutt’al più ibrido. Ed è un peccato. Perché sarebbe fantastico immaginare una e-Ferrari capace di prestazioni analoghe a quelle di una vettura alimentata a benzina. D’altronde, sono proprio le fuoriserie quelle che spingono l’asticella dell’innovazione un po’ più in alto. Se si vuole aspettare che siano le utilitarie a tirare la carretta… ciao core!

Infine si dovrà guardare con attenzione alla Cina per diversi motivi. Primo: perché il pil del 2020 è stato comunque positivo e la vita, lì, è ormai tornata quella di un tempo. Secondo: perché la ripartenza anticipata ha permesso di aumentare ulteriormente la potenza economica di Pechino, divenendo un mercato da cui non si può prescindere. Lo scorso bilancio aveva visto un incremento del fatturato in Cina di oltre l’11%. E aveva sancito un ritorno di 33,7 euro ogni 100 euro investiti, un risultato pazzesco che oggi, per ovvi motivi, non può più essere tale.

Ma urge ritrovare la guida. Camilleri, al di là degli sfottò che lo avevano accompagnato per tutta la sua avventura a Maranello a causa della moglie con un passato nel mondo del porno, aveva ottenuto risultati eccellenti. E se è vero che le Ferrari si vendono praticamente da sole, oggi serve tornare a garantire l’effetto “wow”. In pista e in concessionaria.

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