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Economia
Galloni: "Ue, Meloni non si lasci schiacciare. Ecco il piano della Bce"
Giorgia Meloni e Christine Lagarde

Cambiano i governi ma non cambia la solfa. L’economia avvantaggia banche e grandi gruppi e vive sulle spalle dei piccoli e dei consumatori. Eppure Meloni con la tassa alle banca sugli extra profitti aveva intuito...

 

L'economia rallenta in modo significativo in Europa. Come leggere l’aumento dei tassi di interesse della BCE a fronte della crisi inflattiva? Ci ha risposto Nino Galloni, economista post-keynesiano, ex direttore generale del Ministero del Lavoro, docente alla Luiss di Roma e nelle Università di Napoli e Modena, ex direttore generale del ministero del Lavoro e funzionario al ministero del Bilancio e della Programmazione Economica, allievo, come Mario Draghi, del grande econimista Federico Caffé. 

Christine Lagarde alzando i tassi sui prestiti, senza alzare in pari modo quelli sui depositi dei risparmiatori, crea a questi ultimi un danno. La BCE protegge solo le banche e non i correntisti?

"Questa situazione va vista da due punti di vista. Dal punto di vista delle banche, che stanno approfittando della situazione, è una condizione ottima perché stanno facendo quelli che si chiamano extra profitti. La Meloni istintivamente l'aveva detto e aveva agito di conseguenza. È stata fortemente redarguita e ridimensionata. Per molto meno ci si dimette. Ma resta sempre il presidente dei Consiglio dei ministri” 

Infatti la BCE si è espressa in modo molto negativo sulla tassazione italiana agli extra profitti alle banche voluta da Meloni…

“Obiettivo della BCE, condiviso dalle banche, è quello di invogliare il più possibile i depositanti e i correntisti a comprare titoli speculativi e non. Il mattone, che era un via d’uscita, non lo è più. Costa troppo mantenere case in Italia e anche venderle si riesce molto meno che in passato. Si è ridimensionata anche la prospettiva turistica. C’è poi l’oro, ma i movimenti sono più rappresentati da grandi Paesi e da grandi investitori che dai piccoli risparmiatori. Ai piccoli rimane l'alternativa: o tenersi i soldi in banca o sotto il materasso, in cassaforte oppure fare quello che non vorrebbero fare, avendo mostrato molta intelligenza in passato, non fidandosi dei titoli”

E perché la BCE vuol questo?

“Vogliono compensare la situazione con uno svantaggio ulteriore nel tenere i soldi in banca: quindi si spinge la gente a investire in titoli”

Cosa dovrebbe fare Meloni?

“Meloni, come tutti i presidenti del Consiglio e dei governi, avrebbero dovuto mettere intorno al tavolo anche il sistema bancario che non è stato mai messo di fronte alle sue responsabilità sistemiche. La banche centrali vogliono che il denaro vada verso gli investimenti in Borsa o al limite verso l’acquisto di obbligazioni. Questo è lo scenario. Il problema è che noi sappiamo che le crisi bancarie nascono proprio quando i prestiti all’economia reale si riducono e aumentano invece gli investimenti in economia finanziaria, di tipo speculativo, quindi poi ci sono le crisi bancarie dovute alle manchevolezze finanziarie”

Ma gli investimenti in titoli non sono oltremodo rischiosi ora?

“Ma in una situazione inflattiva i risparmiatori cercano quei titoli che promettono dividendi, così almeno hanno delle entrate che non avrebbero tenendo i soldi fermi nei conti correnti, avendo anche perso tanto del potere d’acquisto a causa dell’inflazione”

Cosa dovrebbe fare il governo?

“Dovrebbe osare, altrimenti è il solito film. Il problema è sistemico, di tutta un’economia basata sulla creazione della moneta a debito e di un'economia a debito che è sempre meno sostenibile. E’ un sistema che va bene per i grandi gruppi, quelli che poi controllano anche l'informazione e che dicono: sì, va bene, ci sono problemi, ma meglio di così non potremmo stare. Invece alla gran parte della popolazione e delle imprese i conti non tornano. La gente non arriva a fine del mese, non riesce più a pagare i mutui, i debiti, i condomini, le assicurazioni. Le piccole imprese sono poi gravate da una serie di costi dovuti all'andamento del sistema. E’ un modello che pesa tutto sulle spalle dei piccoli e vive proprio sulla loro condizione”

La prima cosa che farebbe, fosse nei panni di Meloni?

“Prima di tutto difenderei il sistema Italia e qui mi rivolgo anche agli economisti Bagnai, Borghi, Rinaldi che, bene o male, credo la pensino allo stesso modo ma ultimamente non si sono più visti sulla scena”

In poche mosse che vuol dire concretamente?

“Difenderla sul lato più debole che è il debito pubblico. Ma per difendere il debito pubblico bisogna offrirlo agli italiani, dando una buona remunerazione, garanzie, assicurando, in casi di emergenza, la liquidità, ma soprattutto avendo un'agenzia di rating che sia quella ufficiale rispetto alla quale gli investitori possono continuare a mettere i propri crediti nell'attivo del bilancio. Questo anche se Ernst & Young o Standard & Poor’s o chiunque altro ci dovessero declassare. E’ chiaro che il declassarci o meno è esclusivamente un giudizio politico. Arrivasse un governo con Galloni ministro dell'Economia, Standard & Poor’s ci darebbe una mazzata immediata”

E si sta facendo quello che lei consiglia?

“Mi pare proprio di no, che non si stia facendo granché. Bisognerebbe invece proteggere il sistema Italia da quel lato. Qualcosina fanno sul profilo del debito pubblico ma non abbastanza. Siamo sempre sotto il fuoco nemico. Credo che tutti quelli che governano alla fine vogliono che stiamo sotto il fuoco nemico perché quando devono decidere qualcosa che non sta bene neanche a loro o non sta bene agli italiani possono sempre sostenere: siamo costretti altrimenti facciamo una brutta fine” 

Ce lo dice l’Europa, ce lo dice la BCE, ce lo dicono i mercati… conosciamo la solfa...

“Esatto. Poi fossi Meloni emetterei un po' di moneta parallela, non a debito dello Stato, che puoi fare in tanti modi. Non ci sono vincoli. Lo puoi fare con dei buoni d’acquisto da dare alla gente o con i voucher, un sistema meno criticabile di quello che era il reddito di cittadinanza, in modo che quelli che sono più in difficoltà ricevano 200 euro al mese, per acquisti di generi alimentari. Sono le primissime cose che mi libererebbero delle risorse, le quali mi permetterebbero di fare di più nella sanità, nella scuola, nelle infrastrutture, nella sicurezza, eccetera. Altrimenti saremmo sempre nella solita scena, della legge finanziaria che non ha soldi, non ha soldi, non ha soldi e non si può fare niente. Un film che conosciamo alla perfezione”

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