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Economia
Generali alla guerra delle polizze danni con Unipol. Cimbri punta sul 3° polo
Lapresse

L’obiettivo è chiaro e viene annunciato nella nota stampa: diventare il primo player italiano nel ramo danni. Generali ha già la palma nel ramo vita, ma fare “doppietta” sarebbe sicuramente un bel passo in avanti. E dunque ecco che l’Opa su Cattolica si spiega non soltanto per aumentare il perimetro delle operazioni aziendali – e fare contento qualche azionista di peso che aveva criticato l’eccessiva timidezza del Leone in materia di M&A – ma anche  l’occasione di soffiare il primato ai rivali di UnipolSai era troppo ghiotta. L’offerta per Cattolica (6,75 euro per azione, con un premio del 15,3% rispetto a venerdì e di oltre il 40% sugli ultimi sei mesi) è importante, perché prevede un esborso massimo di 1,176 miliardi.

Ma svela anche qualche retroscena in più. Primo: Generali aveva bisogno di muovere un po’ le acque per quanto concerne il capitolo M&A. Una necessità resa evidente da alcuni strappi in particolare con Francesco Gaetano Caltagirone, azionista diretto del Leone con una quota del 5,65% cui si somma la “fiche” tutt’altro che simbolica dell’1% in Mediobanca. Il finanziere romano non ha portato le sue azioni nell’ultima assemblea di fine aprile, un gesto di chiaro dissenso con un management che ha invece tenuto piuttosto bene nonostante un 2020 drammatico.

Al tempo stesso, lo stesso Philippe Donnet sa che si sta giocando il rinnovo che dovrà essere eventualmente vidimato nell’aprile del 2022 ma che è ora che deve essere avallato. E dunque, il primato nel ramo danni per un’azienda che opera nel comparto assicurativo non può sicuramente fare male.

Non solo: aver puntato su Cattolica è l’emblema di due diverse filosofie che separano UnipolSai e Generali. Il gruppo guidato da Carlo Cimbri, infatti, ha annunciato l’avvio di un’operazione che – in gergo – viene chiamata “reverse accelerated book-building” per acquistare il 6,62% della Banca Popolare di Sondrio, arrivando in questo modo al 9,5% del totale. Si è fermato poco sotto, ma il target è quello: arrivare a un soffio dal 10%. L’obiettivo è chiaro: realizzare un polo bancario capillare, presente sul territorio, soprattutto al centro-Nord, con quasi 2.000 sportelli.

unipol gruppo APE
 

Insomma, il famoso terzo polo del credito, alternativo a Intesa-Sanpaolo e Unicredit, ma che non debba coinvolgere BancoBpm che così rimarrebbe con il cerino in mano e sarebbe – forse – costretto ad accettare la corte di un UniCredit che inizierà la stagione delle acquisizioni (come confermano fonti accreditate ad Affaritaliani.it) tra un paio di mesi. 

Avere un numero elevato di sportelli a disposizione permetterebbe dunque di vendere un maggior numero di polizze, di fatto sostituendo progressivamente la figura dell’agente (o del broker) sul territorio con la banca. Una sorta di “comodità” che verrebbe garantita ai clienti dell’istituto di credito.

(Segue...)

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