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Economia
Generali,nuovi grattacapi da Cattolica:ipotesi abuso informazioni privilegiate

Dopo l’Ivass, anche la Consob vuole vedere più chiaro nella gestione del business di Cattolica Assicurazioni e, in particolare, sull'operazione siglata la scorsa estate con Generali e che ha portato con un blitz tramite aumento di capitale riservato da 300 milioni (prima parte di un’operazione complessiva di rafforzamento dei ratios da 500 milioni di euro) la compagnia triestina a diventare il primo azionista a Verona. Un faro che aumenta i grattacapi in capo anche al numero uno del Leone Philippe Donnet, per cui la scelta di imbarcarsi nell’avventura scaligera si sta rivelando più problematica del previsto. Con la possibilità di conseguenze negative per il management, conseguenze che possono ritornare sul tavolo  fra qualche mese quando i grandi azionisti apriranno il dossier del rinnovo delle cariche sociali a Trieste.

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Il presidente uscente di Cattolica Paolo Bedoni

L’authority guidata da Paolo Savona, infatti, vuole avere chiari tutti i dettagli che hanno portato alla sigla della partnership tra Generali e Cattolica, raggiunta nei mesi scorsi e che ha visto il Leone salire al 24,4% della compagnia presieduta da Paolo Bedoni a cui l’Ivass ha recentemente chiesto un passo indietro per una gestione poco prudenziale.

Fonti hanno rivelato al Sole 24 Ore che la Consob avrebbe richiesto alla compagnia scaligera informazioni precise riguardo le persone coinvolte e a conoscenza dell’iter (manager facenti parte di tutte e due le assicurazioni) che ha portato prima all'avvio delle trattative e poi alla firma dell'accordo. In particolare, come previsto dall'articolo 187 octies del Testo Unico della Finanza, la Commissione avrebbe chiesto informazioni contestando l'ipotesi di abuso di informazioni privilegiate.

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Cattolica, al centro di una profonda trasformazione societaria che la porterà dal prossimo primo aprile a completare il passaggio in Spa, è sotto i riflettori delle autorità di regolamentazione.

L'Ivass presieduta da Daniele Franco, nell'ambito dei rilievi effettuati dopo un'ispezione conclusa con un risultato "sfavorevole", ha chiesto alla compagnia veronese un ricambio netto del Cda e un'accelerazione sulla chiusura della seconda tranche della ricapitalizzazione per 200 milioni.

Sull'aumento di capitale, che sarà lanciato sul mercato è ancora in corso l'interlocuzione con Consob per la pubblicazione del prospetto informativo. In vista della ricapitalizzazione, che Generali sottoscriverà pro-quota e del ricambio del board, si apre un nuovo potenziale grattacapo per la compagnia triestina.

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Da sinistra, il vicepresidente delle Generali Francesco Caltagirone
e il Ceo Philippe Donnet

Infatti, nel caso in cui il Leone presentasse la lista di maggioranza, Donnet finirebbe per dimostrare indirettamente anche il controllo di Trieste su Verona (con cui in passato Generali aveva già fatto convenienti affari con la vendita della controllata Fata), controllo che invece il gruppo giuliano ha sempre smentito e che lo condurrebbe immediatamente al lancio di un’Opa.

Questo epilogo potrebbe non esser ben visto in particolare dal socio Leonardo Del Vecchio, nuovo “padrone di casa” in Mediobanca che a Trieste è la prima azionista con il 13% e per cui Mr Luxottica immagina più un’espansione internazionale che non nelle quattro mura nazionali, ricalcando i vecchi fasti.

In più, Generali farebbe scattare la clausola di cambio di controllo negli accordi contrattuali di joint venture di bancassurance di Cattolica con il Banco Bpm, invocati dal Ceo Giuseppe Castagna e fornendo un meraviglioso asset a Piazza Meda per sciogliere le intese intascando senza grossi problemi una plusvalenza da oltre 300 milioni di euro. Insomma, un problema nel problema e che rischia in futuro di diventare una valanga nell'estremo Nordest, le cui spese potrebbe finire per farle anche Donnet.

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Secondo quanto riporta l'agenzia Radiocor, in tutto giugno, il mese chiave per il riassetto di Cattolica e la firma della joint venture con Generali, i volumi medi giornalieri sul titolo della compagnia veronese sono stati pari a 3,38 milioni di pezzi, oltre cinque volte la media dei sei mesi precedenti (663mila) e di quelli successivi (604mila).  Certo, per Cattolica si è trattato di un mese di fuoco, in cui Ivass ha chiesto l'aumento di capitale da 500 milioni e poi è stata appunto trovata da Bedoni un'intesa con Generali, e ciò - secondo gli operatori - in parte può spiegare il balzo dei volumi.

Tuttavia, non si può prescindere dall'analisi dei volumi stessi in occasione di alcune giornate chiave per la compagnia. Il primo giugno, per esempio, la società rende noto che l'Ivass ha chiesto un aumento di capitale da 500 milioni e il titolo crolla di quasi il 17% con volumi scambiati di 7,93 milioni. Più che logico vista la portata della notizia così come lo sono i 16,7 milioni di azioni passati di mano il 25 giugno, il giorno in cui - prima dell'apertura dei mercati - viene annunciata l'intesa con Generali, che salirà al 24,4% valorizzando le azioni Cattolica con un ricco premio, tanto che il titolo della ex coop quel giorno balzerà del 38%.

Balzano all'occhio invece i volumi di 48 ore prima, quando l'arrivo del Leone è ancora top secret: è la seduta del 23 giugno, quando si scambiano in Borsa 2,27 milioni di azioni. Ci sono altre due sedute, inoltre, in cui i volumi salgono oltre i 4 milioni di pezzi, sono quelle di venerdì 5 giugno e di lunedì 8 giugno, giorno in cui il titolo schizza del 9,5% anche sulle scommesse di trasformazione in Spa. La sera di quel lunedì, a mercati chiusi, Cattolica avrebbe comunicato la possibile sottoscrizione a fermo di una parte dell'aumento di capitale da parte di un investitore istituzionale, che poi si è rivelato essere Generali.

@andreadeugeni

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