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Economia
Generali/ Plusvalenze, Cda, 4mila azioni di Lapucci: Crt all'assalto di Donnet

Una plusvalenza potenziale sul pacchetto di azioni Generali in portafoglio di circa una quarantina di milioni di euro, guadagno anche dovuto alla battaglia in corso sulla governance della compagnia assicurativa a cui la Fondazione Crt ha preso parte schierandosi con Francesco Caltagirone e con Leonardo Del Vecchio. Poi, dividendi futuri sicuri che già Philippe Donnet ha elargito in questi anni, ma che il Patto dovrà promettere copiosi per assicurarsi al prossimo aprile il voto del 58,1% del capitale in mano agli investitori istituzionali e al retail, ago della bilancia nella decisiva assemblea primaverile. E, infine, un posto certo nel nuovo consiglio di amministrazione del Leone in caso di vittoria della lista dei pattisti, abbastanza sicuro comunque anche in caso di perdita, una poltrona da 100 mila euro lordi l’anno di stipendio fisso, più 4 mila euro di gettone di presenza a consiglio e più un altro assegno annuo da 10 mila e 40 mila euro (+2 mila euro di gettone) in caso di partecipazione a uno dei molteplici comitati interni che si occupano della governance della compagnia assicurativa.

La discesa in campo della Fondazione Crt nella battaglia di Trieste per rimuovere Donnet nella prossima primavera dalla guida delle Generali sta già dando i propri frutti, anche personali, al duo di comando composto dal presidente Giovanni Quaglia e dal segretario Massimo Lapucci, tandem che nel giro di tre giorni, dopo aver informato il board dell’ente torinese dell’intenzione di scendere in campo, ha aderito il 17 settembre al patto parasociale sottoscritto solo sette giorni prima dai patron del Messaggero e di Delfin. Segno che i contatti (Lapucci siede anche nel consiglio della Caltagirone Spa e in passato è stato membro anche del board dell’ex Beni Stabili di Del Vecchio) e le discussioni sul progetto con i due grandi soci delle Generali erano già a uno stato avanzato prima del passaggio consiliare.

Lo stesso Lapucci, segretario generale, si vocifera, da un milione di euro di stipendio per compensi cumulati e, stando ai verbali del 14 settembre del consiglio di amministrazione dell’ente di cui Affaritaliani.it ha preso visione, vera mente finanziaria dell’adesione torinese al Patto di consultazione, avrà di che gioire della rivalutazione del titolo Generali avendo in portafoglio (risulta dalla lettera di adesione della Fondazione Crt al Patto consultata da Affari) un pacchetto personale di 4 mila azioni del Leone.

E’ Lapucci infatti che il 14 settembre dopo aver scattato la fotografia della partecipazione dell’ente torinese nel Leone e sottolineato “il costante miglioramento della redditività operativa nel corso degli ultimi anni” della compagnia triestina ad opera proprio del sostituendo Donnet, informa i consiglieri dei “contatti con i soci sottoscrittori del Patto” per la svolta nella governance di Generali e consiglia così al board della Fondazione di “valutare la possibilità, tenuto conto della solida situazione patrimoniale, dei flussi reddituali assicurati e delle prospettive di crescita dell’assicurazione, di espandere l’investimento fino ad un massimo del 2% del capitale, da realizzare in modo graduale ed avuto riguardo alle condizioni complessive dei mercati e del titolo in particolare”.

Attualmente, la Fondazione Crt ha in portafoglio l’1,474% della compagnia di Donnet, quota incrementata di uno 0,254% da quando a settembre il duo Quaglia-Lapucci ha deciso di acquistare altre 3.974.506 azioni, da aggiungere al pacchetto posseduto di 19.322.665 titoli (l’1,22%, eredità della liquidazione del 2014 del veicolo Effetti con la veneta Ferak) iscritti a bilancio a un prezzo di carico di 16,48 euro.

Considerando l’andamento del titolo negli ultimi tre mesi che ha comportato acquisti dell’ulteriore quota a un valore maggiore rispetto ai 16,48 euro e alzato dunque il prezzo medio di carico, al 4 dicembre la plusvalenza potenziale dell'investimento è di oltre 40 milioni di euro. Di quasi, 75 mila euro invece è il valore del pacchetto del segretario generale.

Nella lettera di adesione inviata a Delfin (da cui emerge anche che l’amministratore delegato e consigliere delle Generali Romolo Bardin possiede 3.000 azioni del Leone) e a Caltagirone il 17 settembre, la Fondazione aderisce agli obblighi sulla consultazione relativi anche, si legge all’art 3.1, alla discussione della nomina del nuovo consiglio di amministrazione delle Generali. Board in cui l’ente torinese (il mandato di Quaglia, che potrebbe anche essere rinviato a giudizio nell’inchiesta Ream Bis, scade fra poco più di un anno, mentre Lapucci siede già nel board di Banca Generali) riuscirà probabilmente a esprimere un consigliere anche nel caso in cui la lista dei pattisti dovesse perdere la contesa con la lista del consiglio e con il duo Mediobanca-De Agostini.

Il board del Leone, infatti, è a 13 membri e lo statuto della compagnia triestina prevede che in caso di più di due liste, nove posti vadano alla lista di maggioranza e quattro da ripartisti fra la prima e la seconda lista di minoranza. Considerando che molti investitori istituzionali si divideranno nel voto fra Piazzetta Cuccia e Caltagirone&C, la lista Assogestioni arriverà ultima.

@andreadeugeni

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