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Economia
Generali, segnale del Governo a Delfin. Dossier Generali nell'agone politico

Il dossier Delfin-Mediobanca-Generali finisce in mezzo alla contrapposizione politica. Fonti del M5S confermano ad Affaritaliani.it l'ipotesi di un coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti, qualora fosse necessario, in chiave difensiva sulla compagnia assicurativa triestina, con l'acquisto di una piccola quota simbolica. Ipotesi rivelata da Milano Finanza e al centro di uno degli incontri nei giorni scorsi tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, che segue il tema per la questione golden power, e il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni, che invece al Mise supervisiona il settore assicurativo.

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Il quotidiano precisa che una decisione non è ancora stata presa, ma si tratterebbe di un modo per rappresentare concretamente l’intenzione dell’esecutivo di non retrocedere davanti alla necessità di tutelare un gruppo considerato strategico per il risparmio del Paese, dopo averlo ricompreso sotto l’ombrello del golden power e aver acceso un faro anche sulla controllante Mediobanca

Le fonti spiegano ad Affari che il M5S ha maturato la “consapevolezza che il patron di Delfin, Leonardo Del Vecchio, sta sfruttando la strada un po’ più comoda (in termini di acquisti azionari meno dispendiosi, ndr) per contare in Generali, attraverso un rafforzamento nella controllante Mediobanca, una scalata indiretta che nasce a debito di qualche trasparenza”. Intenzione rivelata con l'intenzione, fatta trapelare  la scorsa settimana, di voler "aiutare la compagnia a ritornare ai fasti degli anni '90".

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Da qui, la valutazione dell’opportunità che "lo Stato dia un segnale forte di presidio e di attenzione sul tema coinvolgendo il braccio armato del Tesoro con un piccolo ingresso simbolico” per far capire a chi manovra a monte della catena societaria che "non verranno ammesse manovre non trasparenti o eccessivamente garibaldine”.

Non è ancora stato deciso di quanto potrebbe essere l'ammontare della quota oggetto di acquisto nè la quantificazione dell’impegno finanziario massimo da mettere a disposizione dell'operazione.

Per il coinvolgimento del gruppo di Via Goito sul tavolo ci sono tutte le ipotesi: dall'utilizzo di Cdp Equity a quello di Patrimonio Destinato, strumento appena introdotto dal decreto legge Rilancio per la tutela di aziende ritenute strategiche e che pare essere il veicolo preferito una volta che verrà coinvolta operativamente Cdp nel disegnare in concreto l’ingresso nel capitale del Leone. Anche perché non userebbe (vista l'avventura in Tim per cui, con il 9,9%, Cdp ha in bilancio una minusvalenza potenziale di circa 230 milioni di euro) le risorse raccolte con il risparmio postale degli italiani.  

Al di là dell’opportunità o meno di coinvolgere il gruppo di Via Goito, che dopo l’avventura congiunta del 2017 sull’Ilva vedrebbe la controllata del Tesoro e Del Vecchio operare su fronti contrapposti, fonti finanziarie vicine al dossier spiegano invece che l’ipotesi Cdp in Generali è più il frutto di una volontà del Governo di non scoprire il fianco alle critiche politiche e alle accuse di immobilismo che potrebbero arrivare in una partita delicata per il Paese (nel bilancio della compagnia ci sono 60 miliardi di Btp), dopo la levata di scudi dell’opposizione e del Copasir la settimana scorsa seguita al blitz (peraltro atteso) del patron di Delfin, che non un disegno organico di reale contrasto.

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Con un 4,8% diretto e un 12,68% indiretto di Mediobanca, Del Vecchio infatti si pone in posizione di assoluto primo piano nel capitale delle Generali, posizione eventualmente da contrastare coinvolgendo, in nome dell'italianità, anche gli altri azionisti tricolori del Leone come Francesco Caltagirone, i Benetton e la famiglia Boroli-Drago. Un disegno organico che al momento non c’è.

Inoltre, bisogna ricordare che, sempre la scorsa settimana, fonti vicine a Del Vecchio avevano escluso sia fusioni con la francese Axa sia disegni segreti dell'imprenditore di Agordo che possano mettere a rischio in futuro l'italianità del gruppo assicurativo guidato da Philippe Donnet.

Le fonti infine spiegano che dal mondo politico-istituzionale ci sono state interlocuzioni sia con Mediobanca che con Generali. Contattata sul tema, Delfin non ha voluto commentare l’ipotesi Cdp. 

@andreadeugeni

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