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Economia
Obi, gli economisti alle Regioni: "Evitare la recessione prima che sia tardi"

Mercato, fisco e liquidità. Su queste tre grandi aree governo e regioni dovranno muoversi per rimettere in moto il sistema economico del Paese ponendolo al riparo dalle conseguenze della recessione. Lo sostengono in un documento dell’Osservatorio Banche Imprese di Economia e Finanza trentacinque economisti, statistici, sociologi ed imprenditori del Mezzogiorno. Il documento è stato inviato ai presidenti delle Regioni del Sud affinchè “intraprendano con urgenza un percorso virtuoso per invertire la tendenza alla recessione che purtroppo sarà con molta probabilità innescata dalla crisi sanitaria”. In particolare, il documento indica in tre grandi aree gli interventi da mettere in campo: il mercato, che sempre più dovrà essere orientato al sostegno della domanda interna, sia pure in concorso con il sostegno alle esportazioni; il fisco, che dovrà essere ridisegnato nella sua stessa impostazione, sia sul versante dell’aggravio dei costi aziendali (partendo dall’eliminazione dell’Irap, un’imposta che non ha eguali in Europa) che contributivi (cuneo sul costo del lavoro), e meramente fiscali (abbattimento Ires, revisione delle accise e delle addizionali locali). La terza area, non meno importante, è la liquidità delle imprese, con un’attenzione particolare a quegli interventi che consentano di migliorare la situazione aziendale senza aggravare la situazione debitoria. In pratica, secondo i sottoscrittori del documento, si tratta di privilegiare interventi a fondo perduto rispetto ai finanziamenti ordinari. Sono provvedimenti la cui competenza nella maggior parte dei casi è nazionale, ma ve ne sono alcuni che appartengono anche alla competenza regionale. In particolare, sostengono i promotori dell’iniziativa, si riferiscono alla revisione delle addizionali regionali e comunali che indicherebbero una sensibilità encomiabile dell’istituzione regionale oltre che un sostegno alla liquidità delle imprese non di poco conto. La liquidità ed il rafforzamento patrimoniale delle imprese rappresentano un altro fondamentale elemento di un possibile intervento regionale. Si tratta infatti di varare una serie di misure a sostegno delle imprese segnate dalla crisi sanitaria e ormai vittime della recessione. “Sono misure da varare sui fondi strutturali europei attraverso una opportuna rimodulazione degli stessi, al riparo dal divieto sugli aiuti di stato alla luce della sospensione della clausola disposta in sede Ue in data 20 marzo.

Il documento non formula previsioni su “uno scenario che non ha precedenti recenti e  la cui evoluzione è ancora incerta”. Se, come è probabile, il contagio in Italia dovesse quasi annullarsi prima dell’estate, la caduta del Pil nel 2020 potrebbe essere inferiore al 10% su base annua e la ripartenza nel 2021  potrebbe  registrare  una  crescita  a  due  cifre.  Per gli analisti dell’Obi, ci sono tuttavia vari  rischi  al ribasso, legati al perdurare della crisi sanitaria e soprattutto alla lentezza della ripresa, in mancanza di una robusta e stabile domanda estera. Per il Mezzogiorno si prefigurano due scenari opposti: da un lato un quadro in cui ad una caduta di attività lievemente inferiore nella prima parte del 2020 seguirà una ripresa stentata, pregiudicata da una cattiva stagione turistica; dall’altro una previsione in cui la diffidenza verso mete extranazionali favorirà proprio i viaggi e soggiorni nel Sud e nelle isole.

Se i livelli produttivi di fine 2019 fossero recuperati già nel corso del quarto trimestre dell’anno in corso, si  potrebbe  avere un aumento del Pil del 7% su base trimestrale, chiudendo l’anno con una perdita complessiva dell’8,5% sul 2019. Solo nel 2011 gli economisti dell’Obi ipotizzano un rimbalzo, favorito dall’accelerazione di alcune  produzioni. Ma basterebbe un ritardo di qualche mese per tornare alla normalità e un riavvio meno dinamico.  

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