Economia

Il caro energia mette a rischio 880mila pmi, Acciaierie di Sicilia si ferma

La folle corsa del prezzo di gas ed elettricità, nonostante il tentativo di argine tramite price cap, mette in difficoltà le imprese

Caro energia: a rischio 880mila pmi

Il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. Lo rileva Confartigianato in un rapporto che evidenzia l’impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori. Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo.

Acciaierie di Sicilia ferma la produzione

"Ancora uno stop forzato per le Acciaierie di Sicilia. Dopo soli pochi giorni dalla ripresa delle attività a seguito del fermo imposto ad agosto, l'azienda leader nel settore siderurgico si trova nuovamente a fare i conti con il pesante rincaro dei costi per l'energia e con un mercato che si sta muovendo a rilento. Da qui la nuova amara comunicazione da parte dei vertici aziendali ai lavoratori, con l'annuncio della sospensione dei lavori per tutta la prossima settimana". Lo afferma una nota l'Ugl di Catania. "La situazione - dice fortemente preoccupato il segretario provinciale della Ugl Metalmeccanici Angelo Mazzeo - è ormai oltre il dramma. Continuano ad arrivare in ditta bollette esorbitanti che, sommate all'ormai ben nota problematica dei vari svantaggi connessi all'insularità, oltre ad una frenata delle commesse (dovuta principalmente alla concorrenza fortissima di altre realtà industriali), stanno rendendo quasi impossibile il mantenimento in vita anche di un'impresa così grande". 

"Ci troviamo di fronte ad uno scenario - continua il sindacalista - in cui l'imprenditore vorrebbe continuare a lavorare e creare sviluppo, ma deve fare i conti con un incremento di spese di oltre il 200% e con aiuti disposti dallo Stato che non servono neanche a garantire un minimo di sollievo. Catania non può permettersi di perdere Acciaierie di Sicilia e non solo, ma al contrario dalla nostra città deve alzarsi un potente grido di allarme perché qua si rischia davvero il deserto e la povertà assoluta se le cose continuano in questo modo". Mazzeo conclude chiedendo a tutti i partecipanti alle elezioni regionali e nazionali ed agli esponenti politici ancora in carica e non ricandidati di "intervenire in modo concreto e corale nei confronti del Governo Draghi". "Se molla la prima azienda - conclude - l'effetto domino può essere devastante e soltanto un determinante intervento tempestivo del Governo può salvare occupazione ed economia nel settore metalmeccanico".