Il greggio sostiene le borse europee. Spread su dopo la Consulta tedesca
Piazza Affari fa +2%, volano Prysmian e Intesa. No scossoni da Corte costituzionale tedesca sul Qe della Bce. Ma le condizionalità spingono lo spread a 248
Il grande ritorno del Brent sopra i 30 dollari, grazie all'imminente alleggerimento del lockdown in molti Paesi, ha spinto al rialzo le Borse europee, che non subiscono troppi scossoni neanche dai dubbi della Corte tedesca sul quantitative easing della Bce. Il forte rimbalzo del greggio, incluso il Wti a 24 dollari (+15%), ormai in rialzo per la quinta seduta di fila, e' legato soprattutto all'ottimismo sulla riapertura prima del previsto dell'economia Usa, che fa da traino alla domanda mondiale.
Un entusiasmo frenato solo in parte dalla Corte tedesca che ha si' definito legittimo il programma di acquisto titoli da parte della Bce, ma ha dato tre mesi di tempo per 'giustificare' l'entita' del Qe rispetto agli obiettivi. Anche lo spread, che e' arrivato per un attimo a sfiorare i 250 punti dopo la decisione dei giudici tedeschi, ha poi ripiegato chiudendo a 248 punti. Il Ftse Mib ha cosi' terminato la seduta in rialzo del 2,06% trainato dall'exploit di Prysmian (+8,4%) che si e' aggiudicata un maxi-progetto Suedostlink in Germania da circa 500 milioni.
Tra i petroliferi e' salita anche Eni (+5,8%). Ma a Piazza Affari e' stato anche il giorno di alcune trimestrali pesanti che servivano a misurare l'effetto Covid-19 sui conti delle big, tra cui Intesa Sanpaolo (+5,5%) che ha chiuso il primo trimestre con un utile netto in rialzo a 1,15 miliardi sopra le attese del mercato (dando anche rassicurazioni su cedola 2019 e fusione con Ubi).
Anche Fca (+1,5%) ha retto l'urto dopo il crollo delle immatricolazioni e una trimestrale in rosso per 1,69 miliardi. Tra i pochi titoli in controtendenza Atlantia (-3,2%). Sul mercato dei cambi, infine, euro in calo a 1,084 dollari (da 1,090 ieri in chiusura) e a 115,524 (da 116,61 yen), mentre il rapporto dollaro/yen e' a 106,551 (da 106,86).
Nella galassia Agnelli tiene Cnh (+3,9%) mentre e' rimasta debole Ferrari (-0,6%), che ieri ha tagliato le stime per l'anno in corso a causa degli effetti della pandemia sull'economia mondiale. "Stimiamo - scrive Equita - che il minor ebitda derivi per -140/-160mn da minori ricavi da F1 (per il minor numero di gare di cui molte a porte chiuse) quindi temporaneo", con il target price che viene ridotto del 4% a 139 euro per azione.
"Da sempre sottolineiamo le caratteristiche di resilienza, ma i multipli sono giustificabili se torna subito ad allinearsi al business plan presentato nel 2018" concludono gli analisti. Sul listino principale milanese grazie al rally del petrolio e' salita anche Tenaris (+4,8%), con UniCredit che ha chiuso intorno alla parita' (+0,3%) in attesa dei conti che verranno diffusi domani. Riesce a strappare una chiusura positiva anche Campari (+1%) nonostante la 'crisi degli aperitivi' per il lockdown abbia affossato i conti del gruppo. Le vendite hanno invece penalizzato il gruppo Leonardo (-1,9%).
La seduta e' stata positiva per tutti i principali listini europei. La migliore e' stata la Borsa di Francoforte, che ha chiuso con un rialzo finale del 2,5% seguita da Parigi (+2,4%), Londra (+1,7%), Zurigo (+1,3%) e, infine, la piazza finanziaria di Madrid (+1,1%). Il rialzo di Brent e Wti si e' riflesso negli acquisti degli investitori, con l'indice Euro Stoxx 600 dell'energia che ha guadagnato il 6,5%. Sul podio anche i servizi finanziari (+2,9%) e il settore auto (+2,88%) che puntano a rialzare la testa con la fine del lockdown.
L'effetto greggio si e' fatto sentire sul Cac40 rispetto alle quotazioni di Total (+7,9%) dopo la conferma del dividendo (nonostante il crollo dell'utile). Sul listino tedesco ha invece spiccato il colosso immobiliare Vonovia (+6,8%) e la tecnologia di Infineon (+6,2%). Chiude con un rialzo a due cifre (+13,2%) il gruppo petrolifero spagnolo Repsol nonostante abbia accusato nel primo trimestre una perdita di 487 milioni di euro (peggio delle attese degli analisti) a causa della caduta del prezzo del petrolio legata alla pandemia di coronavirus e al mancato accordo sulla produzione tra i Paesi produttori di greggio. In cima al listino tra i petroliferi, infine, anche Bp (+6,1%) a Londra.
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