Economia
India, la Borsa di Mumbai al record storico. Così il mercato accoglie Modi

Secondo i poll elettorali il partito dell'ultra-nazionalista indù Modi risulta in vantaggio e l'indice Sensex tocca 40.000 punti, livello mai raggiunto
Un livello mai raggiunto prima: 40.000 punti. Le prime indicazioni sull'esito del voto delle elezioni politiche in India (domenica sera si sono chiusi gli ultimi seggi) danno la conferma del primo ministro Narendra Modi e la Borsa di Mumbai ha aperto in rialzo aggiornando nuovi record. Il principale indice Sensex, in progresso dell'1% sopra i 39.500 punti subito dopo l'avvio delle contrattazioni, ha toccato brevemente al suono della campanella il record storico. Anche il Nifty, un altro indice azionario indiano, ha superato per la prima volta la soglia di 12.000 punti.
I dati finora usciti hanno confermato i sondaggi ed exit poll e assegnano al partito del nazionalista indù Narendra Modi una netta vittoria. Il Bharatiya Janata Party (BJP) sarebbe in testa in 295 circoscrizioni su 542 seggi parlamentari nella camera bassa del Parlamento, secondo il sito web della Commissione elettorale. "Insieme cresciamo, insieme prosperiamo e insieme costruiremo un'India forte e inclusiva. Ancora una volta l'India ha vinto", ha scritto Modi in un tweet.
Se tali tendenze saranno confermate, la coalizione guidata dal BJP supererà comodamente la maggioranza assoluta di 272 parlamentari e potrebbe persino superare questa soglia, una situazione insolita nella storia politica indiana, perlopiù abituata a larghe coalizioni.
La riconferma della premiership di Modi è vista bene dai mercati (gli investitori hanno riconosciuto al governo i progressi compiuti tant'è che i titoli indiani hanno abbondantemente surclassato il benchmark dei mercati emergenti a partire da maggio 2014 e gli analisti continuano a mantenere una view positiva sulla situazione macro del Paese) in quanto il suo partito è giudicato dagli investitori come il più favorevole al business e alle attività economiche, anche perché si presume che proseguirà sulla strada del consolidamento fiscale.
Negli anni della sua leadership, l’economia indiana è cresciuta stabilmente (in maniera disomogenea), in media al 7,5% l’anno, anche se secondo il think-tank indipendente Centre for Monitoring Indian Economy, nel 2018 il Paese ha perso 11 milioni di posti di lavoro, l’83% dei quali nelle aree rurali, il cui consenso Modi punta a riconquistare con politiche economiche espansive. Buoni segnali, di recente, sono arrivati dal settore manifatturiero, ma gli investimenti privati rimangono fiacchi e i consumi hanno registrato una debolezza ciclica.

Situazione che beneficierà presto anche degli effetti della politica monetaria espansiva della Reserve Bank of India a giuda Shaktikanta Das (che ha sostituito l’ex governatore, Urjit Patel, dimessosi in polemica proprio con il primo ministro) che quest'anno per stimolare la crescita ha tagliato i principali tassi di riferimento di 50 punti base, ora al 6%. L'ultima sforbiciata, di 25 punti base, è arrivata proprio a pochi giorni dall'apertura delle urne.
In più, la banca centrale indiana ha accumulato una quantità significativa di riserve estere, oltre 410 miliardi di dollari, cuscinetto sufficiente a neutralizzare eventuali shock esterni, anche nel caso in cui la Federal Reserve americana tornasse a farsi più aggressiva sul costo del denaro americano, mettendo sotto pressione le emissioni obbligazionarie in valuta dei Paesi emergenti.
Nel lungo periodo, infine, il quadro appare promettente. L’India, secondo stime del World Economic Forum e della società di consulenza Bain&Co potrebbe diventare entro il 2030 il terzo mercato al mondo, dietro Stati Uniti e Cina, per l’industria dei beni di consumo. Insomma, fattori sufficienti per spingere gli investitori, soprattutto nazionali, a comprare stabilmente (come fatto negli ultimi anni in cui gli indici seppur con picchi di volatilità hanno registrato buone performance) titoli azionari indiani spingendo la Borsa ai massimi di sempre.
@andreadeugeni