Italia, in arrivo una catastrofe demografica: nel 2060 il 34% di popolazione in meno e perderemo 6,1 mln di lavoratori - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 10:34

Italia, in arrivo una catastrofe demografica: nel 2060 il 34% di popolazione in meno e perderemo 6,1 mln di lavoratori

La tragica previsione dell'Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp)

di Marco Santoni

Italia, le drammatiche previsioni degli esperti. Il calo demografico e le conseguenze

I numeri sul calo demografico in Italia sono sempre peggiori col passare degli anni, non cambia la situazione in meglio ma continua (anche rapidamente) ad aggravarsi. Ormai è chiaro che il nostro Paese da questo punto di vista è in difficoltà: pochi figli, età media sempre più elevata e mancanza di lavoratori (soprattutto specializzati). Nei prossimi 10 anni, è l’allarme lanciato ieri dal presidente dell’Inapp, Natale Forlani, nel corso di un’audizione dinnanzi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti legati alla transizione demografica, presieduta da Elena Bonetti, - riporta Il Sole 24 Ore - usciranno dal lavoro circa 6,1 milioni di italiani.

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"Un vero e proprio esodo generazionale - ha spiegato Forlani - che rischia di lasciare il Paese senza ricambio e di mettere in crisi la tenuta del welfare". Se allarghiamo l’orizzonte il quadro è, se possibile, ancora più fosco: entro il 2060 - prosegue Il Sole - la popolazione in età da lavoro (20-64 anni) si ridurrà del 34%, con inevitabili conseguenze su crescita economica, welfare e sostenibilità della spesa pubblica (il corrispettivo medio dei paesi Ocse è pari -8% circa).

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Avere meno lavoratori (e soprattutto meno giovani) significa inevitabilmente peggiorare le performance del sistema economico. Forlani indica le prossime mosse per cercare almeno di attenuare il problema: "Rigenerare la popolazione attiva, includendo nel mercato del lavoro in primis gli 1,4 milioni di Neet e le donne inattive (sono 7,8 milioni, di cui 1,2 milioni disponibili a lavorare, se aiutate) e sostenere la spesa sociale, potenziando i servizi di prossimità e differenziando le politiche della terza età".

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