Economia
La crisi delle banche? Dimostra che la politica teme la finanza

Di Ernesto Vergani
Che ci siano calo di fiducia tra i risparmiatori e regole inadeguate dopo il fallimento di importanti banche nazionali e lo scaricabarile tra Bankitalia e Consob - la prima doveva vigilare sulle banche, la seconda sul fatto che titoli a rischio non finissero nelle tasche dei risparmiatori - sembra possibile.
La complessità delle attività bancarie e quella dei mercati finanziari sono in continua evoluzione. Quindi ben venga la proposta del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini di concentrare le competenze nelle Procure distrettuali con magistrati e pool di investigatori specializzati sul modello delle direzioni antimafia introdotte da Giovanni Falcone negli anni 90. Norme e controlli non possano che far bene e alimentano la fiducia dei risparmiatori.
Peccato che la proposta di Legnini sia passata quasi inosservata… come si pensasse: "Già ci sono Bankitalia e Consob, sarebbe illiberale…" (il che denota l'idiosincrasia dell'Italia catto-comunista verso il vero pensiero liberale, come quella per l'acqua di coloro a cui non piace lavarsi), ma esse, Bankitalia e Consob, quali organi di vigilanza, non possono decidere nella gestione delle banche. Dispiace che la politica affronti la questione in chiave propagandistica. Del resto, siamo in pre-campagna elettorale (con le politiche che si terranno con probabilità nella prima metà di marzo 2018), ed è partito lo scaricabarile delle responsabilità della crisi del settore bancario - si pensi alla questione Banca Etruria -.
D'altronde ricorre tra i politici la frase "meno finanza più economia" (altro indicatore di misconosciuto liberismo), il che sembra sbagliato perché non esiste sviluppo industriale senza supporto della finanza. Anzi, se l'economia nazionale sta lentamente ripartendo lo si deve anche alle banche e alle istituzioni finanziarie che per loro natura sostengono cittadini e imprese.
Esemplare il silenzio su Mifid 2, la nuova normativa europea - già a portata di mano - che entrerà in vigore il 1° gennaio 2018 (quindi domani). I suoi principi sono chiari: tutela del risparmiatore e responsabilità da parte di tutti, anche del risparmiatore stesso. Le banche tramite severe regole a compartimenti stagni non dovrebbero più affondare, dovranno avere un ruolo consulenziale nei confronti del cliente, capire con lui quanto può investire, valutare il suo grado di rischio. Però il risparmiatore dovrà essere consapevole che ha delle responsabilità, deve scegliere il consulente giusto (ciò è concorrenza e liberismo). Egli deve sapere che, con l'adozione del "bail-in", se la banca arriva a risoluzione, le sue azioni e alcuni crediti possono essere convertiti in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare le banche.