La Russia riprende la guerra dell'energia: chiuso l'oleodotto Druzhba
Il flusso interessa Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, ma la situazione è in divenire. E rimane l'incognita sul North Stream
La Russia interrompe l'oleodotto Druzhba
La Russia ha interrotto le consegne di petrolio ad alcuni Paesi europei attraverso l'oleodotto Druzhba, che transita in Ucraina. Lo ha reso noto Transneft, la compagnia statale russa responsabile del trasporto di idrocarburi. Lo stop, legato ad una transazione bancaria non andata a buon fine a causa delle sanzioni, "è scattato il 4 agosto" con un impatto sulle consegne a "Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca", ha reso noto la società russa. Non si tratta di un problema marginale per un'Europa: intanto, perché da oggi 9 agosto entra in vigore il nuovo taglio dei consumi. L'Italia dovrà ridurli del 7%, il resto del Continente fino al 15. Ma i segnali non sono granché positivi: nei primi sei mesi del 2022 il consumo di elettricità in Italia non solo non è diminuito, ma anzi è un po' aumentato, del 2,5% circa. Quello del metano è sceso, ma solo del 3 o 4%.
C'è poi il problema del gasdotto North Stream. La turbina a gas attesa dalla Russia per il gasdotto Nord Stream 1 non è ancora stata consegnata. A renderlo noto è Siemens Energy, la società responsabile della manutenzione del pezzo. "Le discussioni con il cliente russo stanno continuando", ha reso noto l'amministratore delegato Christian Bruch in una conference call con i giornalisti. "La turbina è ancora in Germania. Ci sono ancora discussioni sul fatto che possa essere spedita", ha aggiunto, secondo quanto riporta la Bild. La Russia ha ridotto le sue forniture di gas alla Germania attraverso il gasdotto Nord Stream 1, motivandola con la mancanza della turbina - riparata nel quadro dei lavori di regolare manutenzione dell'infrastruttura e pronta per la consegna - un argomento considerato un pretesto dal governo federale di Berlino. L'obiettivo neanche troppo velato è di mantenere altissima la tensione da parte di Mosca in modo da avere sempre prezzi alti.
Petrolio: salgono i prezzi dopo lo stop alle forniture dall'Ucraina
Come dicevamo, nervosismo e incertezze dominano oggi il mercato del petrolio. Wti e Brent altalenano guadagni e ribassi sui timori legati ad una recessione economica e alle incertezze geopolitiche. La mattinata si era aperta con prezzi ancora in ribasso forti dei progressi nei negoziati per rilanciare l'accordo nucleare iraniano del 2015, che spianerebbe la strada ad un aumento dell'export di greggio di Teheran. I timori di una recessione portato al ribasso i prezzi del greggio da un mese a questa parte ma l'outlook rimane incerto sulla scia delle tensioni geopolitiche. Tensioni geopolitiche che si sono concretizzate a meta' mattinata quando la Russia ha comunicato di aver bloccato le esportazioni di petrolio attraverso il tratto meridionale dell'oleodotto Druzhba. In una nota stampa Transneft ha spiegato che il pagamento del diritto di transito attraverso l'Ucraina per il mese di agosto, effettuato il 22 luglio, è stato rifiutato il 28 luglio a causa dell'entrata in vigore di alcune sanzioni contro Mosca. Da qui la decisione di stoppare le forniture a partire dal 4 agosto. Notizia che ha fatto balzare il prezzo di Wti e Brent di circa un dollaro al barile, rispettivamente a +1,28% a 91,325 dollari e a +1,35% a 97,955 dollari. Entrambi i benchmark petroliferi viaggiano comunque ai minimi da febbraio e hanno toccato i livelli pre-invasione ucraina da parte della Russia.
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