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Economia
La salvezza dell'agricoltura è nella innovazione. Ecco perché

L’organizzazione si sta rivoluzionando e le nuove tecnologie diventano abilitatori di nuove sinergie nell’Agrifood

 

Non si sono affatto spenti gli echi della protesta dei trattori. La rivolta degli agricoltori ha attraversato mezza Europa, ed inevitabilmente è diventato un tema politico sia a livello europeo che nazionale. Mentre si cerca di arrivare ad un compromesso, tornando indietro sulle assurde regole che l'ex commissario Timmermans ( meno male per tutti che è tornato in Olanda, dove anche li non pare aver riscosso grande consenso) aveva imposto in nome di una transizione green ideologico e radicale ad agricoltura e al mondo produttivo europeo in generale. Ma lasciando da parte le eurofollie, che insieme a qualche decisione nazionale, come quella tedesca di togliere i sussidi per gli agricoltori ai carburanti, quello che pare più importante, è capire come poter tirare fuori il mondo agricolo da una crisi che dura ormai da ben prima delle follie green di Timmermans e della sua maggioranza rosso-verde.

Si potrebbe proprio partire ancora dall’Europa e dall'aula della plenaria di Strasburgo, dove due giorni fa, è passato il provvedimento sull’utilizzo degli Ngt in agricoltura, salutato da molti eurodeputati e dal mondo agricolo come un primo atto rivoluzionario per il comparto. Con 307 i sì contro 263 no, oltre a 41 astenuti. il parlamento europeo ha detto sì all'uso di queste nuove tecniche genetiche, che non sono da confondere con gli OGM, per rendere più tecnologica e sostenibile la cultura. L’iter legislativo proseguirà con la posizione del Consiglio e i negoziati tra i due co-legislatori. Ma era dal parlamento UE che potevano arrivare le critiche e le modifiche più sostanziali, visto che l’orientamento dei Ventisette sembra sostanzialmente favorevole agli OGM 2.0 (con l’Italia tra gli sponsor principali).

Le NGT sono una serie di nuove tecniche che consentono modifiche mirate dell’informazione genetica all’interno delle cellule, applicate prima nel campo della microbiologia, poi in quello della salute umana, degli animali domestici e delle piante. Con le NGT è possibile modificare anche un solo e specifico nucleotide (o base azotata) dei molti milioni o miliardi che compongono la doppia elica del DNA. Una vera e propria rivoluzione sia per quanto riguarda il miglioramento della resa coltivata e sia per rendere le piante più resistenti a germi e batteri e sia per la sostenibilità ambientale permettendo un risparmio di acqua e di uso appunto di fitofarmaci.

Questo è solo uno degli esempi di come la tecnologia e l'innovazione potrebbero essere una soluzione ai tanti problemi di cui soffre il mondo agricolo da decenni. La scienza e le innovazioni tecnologiche sono gli strumenti più efficaci che gli imprenditori agricoli hanno a disposizione.  Tecnologie come l’internet of things (IoT) e l’intelligenza artificiale (AI) possono fare la differenza e contribuire a un’ulteriore evoluzione di questo settore, trainandolo verso l’agrifood 4.0. L’organizzazione si sta rivoluzionando e le nuove tecnologie diventano abilitatori di nuove sinergie nell’Agrifood. Le opportunità per le imprese sono molte: la possibilità di raccogliere informazioni e dati aggiornati, un controllo delle merci in tempo reale, la sincronizzazione temporale tra la produzione e la vendita, oltre a rendere più efficiente la gestione della supply chain in un ecosistema più sostenibile e consapevole. I dati, da questo punto di vista, cominciano ad essere incoraggianti anche nel nostro paese.

Secondo i dati della ricerca condotta dall'Osservatorio Smart AgriFood, in un contesto in cui il mercato globale dell’Agricoltura 4.0 ha continuato a crescere a un ritmo superiore al 10% (con una proiezione di raggiungere un valore di circa 30 miliardi di euro entro il 2027), anche l’Italia ha fatto la sua parte: nel 2022, il valore del mercato dell’Agricoltura 4.0 nel nostro Paese ha infatti raggiunto un valore di 2,1 miliardi di euro, evidenziando una crescita del 31% rispetto all'anno precedente. D’altra parte, è cresciuta anche l’adozione da parte degli agricoltori: oltre il 70% delle aziende intervistate dall’Osservatorio ha infatti dichiarato di utilizzare almeno una soluzione di Agricoltura 4.0, segnando un significativo aumento rispetto al 2021.

Questo evidenzia una chiara tendenza positiva verso l'adozione di soluzioni innovative nel settore agricolo, con un'incidenza ancora maggiore nel settore zootecnico, dove la percentuale di aziende innovative sale all’84%. Una situazione, dunque, estremamente positiva per la nostra agricoltura, ma evidentemente con ampi margini di miglioramento. I dati sulla SAU (Superficie Agricola Utilizzata) coltivata con l'uso di soluzioni 4.0, passata dal 6% nel 2021 all'8% nel 2022, pur essendo in aumento lasciano intravedere un importante margine di crescita potenziale.  Un grande aiuto su questo può venire dai fondi del Pnrr che la premier ha annunciato di aver aumentato da 5 ad 8 miliardi di euro.

A gennaio è partito per esempio un bando da 400 milioni di euro per l’acquisto di trattori elettrici e a biometano (a fronte della rottamazione di veicoli più vetusti ed inquinanti), di strumenti per l’agricoltura di precisione come sensori in campo, stazioni meteo, droni e di dispositivi per ottimizzare l’uso dei fitofarmaci e innalzare il livello di sostenibilità dei processi produttivi. Ed è anche su questo fronte, che il ministro per gli affari Europei, Raffaele Fitto ( verso il quale forse qualcuno prima o poi si dovrà scusare per le ingiuste critiche rivolte nei mesi passati) si è battuto in questi mesi per far approvare la revisione del piano italiano. Una decisione che certamente era doverosa fare sia per non sprecare risorse e sia per meglio indirizzare i fondi europei nei settori che maggiormente hanno bisogno, come appunto quello agricolo.

Perché per l’innovazione e la tecnologia servono investimenti e sostegni necessari per arrivare a quella trasformazione che fa bene al comparto ma anche alla sostenibilità ambientale. Una delle più gravi colpe imputabili alla commissione e al suo ideologico piano di transizione energetico è stata proprio questa. Oltre alle decisioni discutibili nel merito, come rimproverato da molte forze del centrodestra, il gruppo della Meloni dell’Ecr in testa, anche nella forma non è valutato che una rivoluzione come quella prospettata ha bisogno di tempi giusti e di denari in grande quantità.






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