Economia
De Biasio (Terna): "Dalle soft skills alla formazione continua: ecco come essere un vero leader". La ricetta del successo
Tutti parlano di leadership, pochi hanno il coraggio di dire a voce alta cosa non funziona: Igor De Biasio, presidente di Terna, spiega ad Affaritaliani come costruire team forti e affrontare la transizione energetica

Leadership e onestà, De Biasio (Terna): "Se vendi i tuoi valori, hai già perso"
Si parla spesso di leadership, autorevolezza e soft skills, ma che cosa distingue davvero un capo da un vero leader? Per Igor De Biasio, presidente di Terna e amministratore delegato di Principia Spa, le parole chiave del successo professionale sono tre: responsabilità, visione e umiltà. Forte di una lunga esperienza internazionale tra Philips e Moleskine e di un ruolo significativo nel Cda della Rai, De Biasio ha raccolto il suo percorso nel libro "La leadership della fiducia", in cui racconta cosa significhi davvero "indicare la rotta" nel mondo del lavoro di oggi. Questo e molto altro è quanto il presidente di Terna ha raccontato ad Affaritaliani.
Perché ha sentito il bisogno di scrivere un libro sulla fiducia proprio in questo momento della sua carriera?
L’idea è nata come un regalo. Quattro anni fa, durante la consegna delle borse di studio alla Cattolica, parlai ai ragazzi di ascolto, umiltà, onestà, del mio modo di guidare i gruppi. A fine incontro furono proprio loro a dirmi: "Queste cose devi raccontarle, non solo a noi, ma a chiunque possa trarne qualcosa". Così ho provato a mettere nero su bianco il modo in cui ho vissuto e lavorato in questi anni: è un regalo a chi vuole prendere spunto o riflettere su questi temi.
Le difficoltà che ho incontrato nella mia carriera sono le stesse che vivono tanti giovani e tanti adulti, ma la differenza sta nella capacità di trasformare errori e sconfitte in insegnamenti. Mandela diceva: "Io non perdo mai, o vinco o imparo". Ecco, quella frase descrive bene la mia sensibilità sul tema.
Oggi i giovani sono più sensibili a temi come mobbing, inclusione di genere e qualità delle relazioni sul lavoro: la generazione cambia, ma molti capi restano legati a metodi spesso conservativi. Questa distanza può essere un freno per le aziende? E il vero problema sono davvero i giovani o i capi a non aver aggiornato metodo e mentalità?
Un capo, un leader, deve avere soprattutto soft skills, anzi, per certi versi sono più importanti delle hard skills. Il leader è l’allenatore del suo team: deve sapere far lavorare tutti bene, nel ruolo in cui ciascuno può rendere al massimo, e deve occuparsi della loro formazione affinché continuino a crescere, significa gestire persone, esseri umani, mettendoli nelle condizioni di dare il meglio, tirando fuori passione ed energia.
Credo anche che un team non debba essere composto solo da giovani o solo da persone esperte: serve un mix. I giovani portano entusiasmo, creatività, pensiero "out of the box" e la giusta dose di critica verso i metodi consolidati. Chi ha esperienza porta invece ciò che non si impara sui libri: problemi vissuti e risolti. Quando giovani e senior convivono, e c’è un capo che sa fare davvero l’allenatore, allora sì: è una meraviglia.
Secondo lei, qual è la principale sfida di chi guida oggi grandi organizzazioni come Terna?
Il Presidente di Terna non ha deleghe operative: quelle spettano all’amministratore delegato, il mio ruolo è accompagnare il Consiglio di amministrazione nella costruzione e nell’attuazione del piano industriale. Terna è un’azienda straordinaria, centrale per la transizione energetica del Paese, e questo comporta una grande responsabilità, ma soprattutto l'obiettivo è garantire che l’azienda rispetti i piani e realizzi i progetti previsti: oltre 23 miliardi di investimenti nei prossimi anni. È così che diventiamo davvero il perno della transizione energetica italiana.
Quanto di ciò che racconta nel libro nasce da errori o esperienze che ha vissuto sulla propria pelle?
Ho avuto la fortuna di avere capi molto bravi, dai quali ho imparato tantissimo, così come ho imparato dalle persone con cui ho lavorato. La capacità di "rubare il mestiere" agli altri è essenziale per un leader: porto con me molte buone attitudini osservate negli anni. Mi è stato insegnato che l’errore non è un problema, fa parte del processo di apprendimento, e soprattutto è importante che non ricapiti una seconda volta.
Un’altra grande fortuna è stata avere collaboratori abbastanza liberi da potermi dire: "Capo, forse stai sbagliando" o "Noi ci sentiamo così". L’intelligenza sta nell’essere elastici, nel sapersi adattare a ciò che gli altri ti fanno notare, perché alla fine, tutto gira intorno a questo: si cresce grazie ai feedback, alla formazione, ma soprattutto agli esempi dei capi e dei colleghi.
Nella sua esperienza, cosa fa davvero la differenza tra un buon leader e uno che non riesce a creare fiducia nel team?
Se per restare in un ruolo sei disposto a vendere i tuoi valori, hai già perso. La differenza la fa questo: sì, faccio l’amministratore delegato, o il presidente, ma prima di tutto sono una persona che cerca di fare bene il proprio lavoro, questa consapevolezza ti salva sempre, nel pubblico come nel privato.
Credo si veda nelle mie scelte e nelle mie dichiarazioni: ho un modello di leadership che nasce anche dalla stabilità personale, da una vita privata serena, dal coraggio di scegliere ogni giorno come voglio vivere, e non è affatto scontato. Chi si dice "ci penserò domani" finisce per riversare frustrazioni e negatività sul lavoro e sugli altri, e poi tutto torna indietro come un boomerang. Inoltre, avere una visione positiva aiuta e non perché si vogliono ignorare i problemi, ma perché gli ostacoli ci sono per tutti, il punto è affrontarli. Nella vita, come sul lavoro, i problemi non spariscono se fai finta di non vederli.
Lei ha ricoperto ruoli importanti in molte realtà. Qual è il consiglio più utile che darebbe a un giovane che vuole crescere professionalmente?
Quando le cose vanno bene, vanno bene per tutti, la differenza la sia fa quando le cose vanno male: è lì che si vede la forza di un gruppo e la solidità di un individuo. Se davanti ai problemi ti schiacci contro il muro per paura della punizione o di essere allontanato, non costruisci nulla, e quindi è nei momenti difficili che contano onestà e fiducia. Quando ho iniziato a lavorare, qualcuno diceva che la carriera la facevano i furbi. Io nella vita ho visto l’esatto contrario: è quando non sei onesto che crolla tutto al primo problema, se invece costruisci un legame trasparente con clienti, partner, colleghi, quando c’è un problema ne puoi parlare e lo puoi affrontare. E poi c’è un’altra cosa, non puoi stare bene al lavoro e stare male a casa, o viceversa: se sei soddisfatto nella vita, lo porti anche nel lavoro e se stai bene nel lavoro, torni a casa con uno spirito diverso. Le cose, alla fine, vanno sempre di pari passo.
