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Economia
Leone, quando Calta criticò Sycomore e fece un sospiro di sollievo su Pioneer

Generali, l'addio di Tim Ryan "perché frustrato dal fatto che i progetti che studiava sul risparmio erano osteggiati”

Mentre il board delle Generali mette mano alla procedura per la presentazione della lista per il rinnovo del board da parte del consiglio uscente in linea con i dettami della Consob e sostituisce il consigliere espressione di Mediobanca Clemente Rebecchini nel comitato Nomine e Remunerazione, per le sole materie in tema di nomine con l’indipendente Roberto Perotti (lista Assogestioni), iniziano a emergere i dettagli sul contro-piano dei pattisti Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt. Dettagli circolati dopo che venerdì, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, il Ceo della compagnia assicurativa Philippe Donnet ha illustrato in Cda le proprie strategie che verranno comunicate al mercato il 15 dicembre.

Il Sole 24 Ore ha rivelato che al centro del piano dei due principali azionisti singoli delle Generali, ci sono il risparmio gestito e i conseguenti ricavi commissionali. Focus che, oltre a potenziare Banca Generali, un asset che secondo i pattisti il Leone non ha mai valorizzato per la vicinanza “concorrenziale” di Mediobanca (primo socio della compagnia con il 12,97%), mira a recuperare il terreno perduto in questi anni di grande domanda di risparmio gestito professionale dopo che Generali si è lasciata sfuggire a fine 2016 l’occasione Pioneer o ha collezionato promesse mancate, come la boutique francese di investimenti sostenibili Sycomore.

Secondo quanto Affaritaliani.it ha potuto ricostruire con diverse fonti vicine ai dossier, però, fra i pattisti, eul risparmio il vicepresidente della compagnia Francesco Caltagirone è sempre stato molto critico in Comitato investimenti verso i progetti di multiboutique presentati dal precedente capo dell’asset management Tim Ryan, top-manager statunitense che ha dato le dimissioni a inizio 2021. Le fonti rivelano che “Ryan se n’è andato perché frustrato dal fatto che i progetti che studiava erano osteggiati”.

In particolare, si spiega che "Caltagirone ha fortemente criticato l’operazione Sycomore e ha sempre criticato il fatto che il Leone desse in gestione i soldi dei detentori delle polizze alle boutique di proprietà della compagnia, preferendo che Generali desse in gestione i propri denari a terzi, come i grandi gestori BlackRock o Goldman Sachs”.

La stessa Pioneer, stando a quanto Affaritaliani.it ha potuto ricostruire, era un progetto finito sul tavolo delle Generali che assieme a Poste stava studiando l’acquisizione da UniCredit (il dossier era seguito da Donnet e da Claudio Costamagna, banchiere d’affari allora presidente della Cdp). Il motivo? Impedire che quasi 230 miliardi di masse andassero all’estero visto che sul prelibato boccone finanziario che gestiva il risparmio tricolore avevano messo gli occhi anche i francesi di Amundi che poi siglarono il deal.

A quanto risulta, all’inizio Philippe Donnet aveva mostrato interesse per la controllata di Piazza Gae Aulenti che Jean Pierre Mustier aveva messo in vendita, ma poi cambiò idea, in quanto non era d’accordo nel prendere Pioneer insieme a Poste per non retrocedere parte del business alla concorrenza nella gestione assicurativa. Presa di posizione che, rivelano le fonti, non fu certo mal vista dall’imprenditore capitolino, il quale “quando fu scartato il progetto, fece un sospiro di sollievo e, assieme ad altri consiglieri, votò contro".

Interpellato da Affari, il gruppo Caltagirone specifica che per quanto riguarda Sycomore si è trattata di una piccolissima operazione che non ha dato risultati all’altezza e che sull’asset management, oltre al rafforzamento di Banca Generali, si è sempre spinto perché il Leone acquisisse, ad esempio, Anima, procedendo con la costruzione di grandi player per gestire il risparmio. Non certo, si sottolinea, avanzando con la logica riduttiva delle multiboutique, strategia che finiva per amministrare in definitiva piccoli numeri. Senza fare la differenza. E Pioneer? Secondo i pattisti è stata Mediobanca, all'epoca advisor di Amundi, a frenare il passaggio della società al Leone

@andreadeugeni

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