Lettera di Trump, l'Ue non chiude le porte agli Usa ma prepara l'offensiva. Dai controdazi al bazooka contro le Big tech: l'arsenale per frenare il tycoon - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 18:46

Lettera di Trump, l'Ue non chiude le porte agli Usa ma prepara l'offensiva. Dai controdazi al bazooka contro le Big tech: l'arsenale per frenare il tycoon

Bruxelles sta lavorando a un “doppio binario” nella gestione delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti

di Redazione

Lettera di Trump e la guerra dei dazi: l'Ue prepara le contromisure 

Il presidente americano Donald Trump, con la lettera mandata ieri all'Unione europea nella quale ha annunciato dazi al 30%, ha ufficialmente riaperto la guerra commerciale tra Washington e Bruxelles. Un conflitto iniziato lo scorso 12 marzo, quando l'amministrazione Usa ha reintrodotto dazi del 25% su acciaio e alluminio provenienti dall'Ue. Bruxelles ha risposto a sua volta con un pacchetto articolato in tre fasi, dal valore complessivo di quasi 21 miliardi di euro. La prima tranche da 3,9 miliardi che punta su prodotti simbolo del Made in Usa e politicamente sensibili: motociclette Harley-Davidson, jeans Levi’s, burro d’arachidi, tabacco e articoli per la cura della persona. A questi sono state aggiunte misure su acciaio, piccoli elettrodomestici e tecnologia leggera.

La seconda e la terza fase, rispettivamente da 13,5 e 3,5 miliardi, hanno l'obiettivo di colpire esportazioni statunitensi più strategiche: carni e pollame del Midwest, legname del Sud, cereali, fast food, cosmetici, moda e soia coltivata in Louisiana. Al momento, l’intero pacchetto è però stato congelato fino alla mezzanotte del 14 luglio, ma la presidente della Commissione Ue von der Leyen ha già chiarito che la sospensione sarà prorogata per evitare un’escalation immediata, lasciando aperto lo spazio alla negoziazione.

Nel frattempo, un secondo pacchetto di contro-dazi da 72 miliardi di euro è in fase avanzata di approvazione. Questa volta la risposta è rivolta ai dazi “universali” del 10% annunciati dalla Casa Bianca tra il 5 e il 9 aprile, e inizialmente valutati in 95 miliardi. Le misure europee includono beni industriali e agroalimentari di fascia alta, in un elenco che comprende il bourbon del Kentucky, le aragoste del Maine, agrumi, prodotti di bellezza e capi di moda. L’obiettivo è colpire settori economici ad alta visibilità interna per gli Stati Uniti, senza compromettere l’equilibrio commerciale europeo.

Bruxelles sta infatti lavorando a un “doppio binario” nella gestione delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti: da un lato la via della diplomazia, dall’altro quella della fermezza. Una strategia che si muove tra trattative, minacce reciproche e pacchetti di contromisure pronti a scattare, in uno scenario che assomiglia sempre più a un conflitto a 360 gradi. E in campo, come ha ricostruito l'Ansa, ci sarebbero diversi strumenti: un "bazooka” contro le Big Tech americane e, come lo ha definito Emmanuel Macron, l’“arma nucleare” della difesa commerciale europea, il meccanismo anti-coercizione.

Oltre alle merci infatti, l'Ue guarda con crescente preoccupazione anche al fronte digitale, dove si prepara ad azioni incisive contro le grandi piattaforme statunitensi. Tra le ipotesi sul tavolo figurano accise su pubblicità e intermediazione online, una digital service tax europea, ma soprattutto la piena applicazione dei recenti regolamenti europei: il Digital Services Act e il Digital Markets Act, che introducono obblighi su trasparenza, concorrenza e moderazione dei contenuti. Le sanzioni previste sono pesantissime: si va da multe fino al 10% del fatturato globale alla possibile esclusione dal mercato europeo per le aziende che non rispettano le regole.

A chiudere il cerchio delle contromisure europee è il meccanismo anti-coercizione, lo strumento più potente mai adottato da Bruxelles in ambito commerciale. Nato in seguito alle pressioni cinesi contro la Lituania per la sua apertura verso Taiwan, questo meccanismo consente all’Unione di reagire a coercizioni economiche esterne con strumenti flessibili e immediati: da dazi mirati a restrizioni su investimenti e servizi, fino all’esclusione da appalti pubblici o alla revoca di diritti di proprietà intellettuale. Attivo dal 2023, rappresenta il pilastro della nuova strategia di autonomia strategica europea.

Ad aggravare ulteriormente la situazione è arrivata poi la tanto attesa lettera, in cui Trump ha annunciato l’introduzione di una tariffa del 30% su tutti i beni europei a partire dal 1° agosto 2025, lasciando intendere che ogni eventuale ritorsione da parte dell’Ue comporterebbe un ulteriore incremento della tassa. “Se per qualsiasi motivo decidete di aumentare le vostre tariffe e di reagire, l’importo sarà aggiunto al 30% già previsto”, ha scritto, in una dichiarazione che suona come un ultimatum.

La Commissione, pur mantenendo il tono istituzionale, ha fatto sapere di essere pronta a reagire con tutti gli strumenti disponibili per tutelare l’economia e l’integrità del mercato unico. Se da un lato resta l’impegno a cercare una soluzione negoziata, dall’altro si delinea un cambio di passo: l’Unione Europea si prepara a difendere con determinazione i propri interessi, anche di fronte all’offensiva protezionista degli Stati Uniti. In questo nuovo equilibrio internazionale, l’Europa vuole dimostrare di non essere un semplice spettatore, ma un attore in grado di rispondere colpo su colpo e, se necessario, di riscrivere le regole del commercio globale secondo la propria visione di equità, reciprocità e autonomia strategica.