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Economia
Materie prime, il marmo singhiozza. A Carrara sospese sei cave: caos ricorsi
Fonte Wikipedia 

Vincoli, tasse e chiusure: si apre una stagione “delicata” per il distretto del marmo di Carrara, che estrae e lavora il pregiato bianco per arredamenti e rivestimenti. Innanzitutto, sei cave sono state chiuse: quattro- riporta Il Sole 24 Ore- hanno sospeso l’attività a Carrara, su provvedimento del Comune, per mancato pagamento del canone di concessione e del contributo di escavazione e per un’ingarbugliata questione legata ai fossi demaniali e al reticolo idraulico. Mentre altre due- continua Il Sole 24 Ore- sono state sequestrate dalla Procura di Lucca a Vagli, in Garfagnana, in due inchieste che ipotizzano smaltimento illegale dei residui e appalti pilotati. 

Ma non è tutto. A questo si aggiunge- sottolinea Il Sole 24 Ore- il fatto che la grande produzione normativa fatta da Regione Toscana e Comune di Carrara negli ultimi cinque anni – il Piano paesaggistico, la legge toscana 35/2015, il piano regionale cave, i piani comunali dei bacini estrattivi, il nuovo regolamento sugli agrimarmiferi e il sistema di tracciabilità̀ dei blocchi estratti – ha introdotto vincoli e modalità̀ di tassazione che hanno messo in difficoltà molte aziende lapidee, scatenando un corposo contenzioso legale. In questo momento- continua Il Sole 24 Ore- il comune di Carrara, che ha appena pubblicato un bando da 96mila per selezione gli avvocati difensori, si trova ad affrontare infatti più di 100 ricorsi al Tar, presentati dalle aziende del distretto. 

Da ciò ne deriva una tensione continua tra fronte istituzionale, ambientale e ora anche di mercato: i primi segnali di difficoltà di approvvigionamento sono chiari. I piccoli e medi imprenditori- riporta Il Sole 24 Ore- con la chiusura degli impianti hanno difficoltà ad acquistare la materia prime, costretti a rifornirsi nei magazzini con prezzi aumentati del 20-30%. Per ora, dal comune e dalle imprese di Carrara, non arrivano segnali di cambiamento: per gli enti la chiusura delle cave non ha avuto effetti sul mercato

“Ma il momento è comunque delicato – spiega al Sole 24 Ore Matteo Martinelli, vicesindaco con delega alle Politiche del marmo,  – perché negli ultimi tempi la normativa di settore è diventata molto più stringente. Nel futuro non serviranno altre norme, ma bisognerà̀ monitorare con attenzione gli effetti degli strumenti introdotti per applicare correttivi alla luce dell’evoluzione dell'attività̀ di cava”. “L’Amministrazione comunale apre una porta consapevole dell'importanza del marmo per un'area bisognosa di sviluppo e per le casse comunali: le aziende pagano circa 25 milioni l'anno di tasse-marmo– ma chiede un cambio di passo: le imprese lapidee devono essere più attente ai bisogni del territorio e finanziare progetti d’interesse collettivo”, aggiunge il vicesindaco. 

Secondo i dati Monitor nel 2020 l’export del marmo è sceso del 22% da 709,5 a 550,3 milioni. Ma già dall’estate dello scorso l’anno le prospettive sono migliorate. “Il rimbalzo è in atto e il sentiment sul mercato è positivo – spiega al Sole 24 Ore Matteo Venturi, a capo degli industriali apuani che sono parte di Confindustria Livorno-Massa Carrara – le vendite stanno riprendendo anche perché alcuni clienti, che a causa della pandemia non potevano venire a fare i collaudi dei blocchi acquistati, li stanno affidando a operatori locali”. 

La scommessa ora per le 1.200 aziende del distretto, i 5mila addetti diretti e i 3mila nell’indotto è valorizzare un materiale che in natura è “green” e accelerare sul riciclo e sull'economia circolare. “Stiamo facendo progetti per riutilizzare i prodotti di risulta dell'estrazione come sassi e polvere – precisa Venturi  al Sole 24 Ore– ma la politica deve aiutarci permettendo di fare riempimenti in mare, scogliere, filtri. Il futuro è promettente: ci sono startup che hanno brevettato tessuti speciali fatti al 50% col marmo. Vogliamo far di-ventare quest’area il centro mondiale della pietra naturale, all’avanguardia nella formazione e nei processi di lavorazione”. 

 

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