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Economia
Mediobanca vende Generali a 17 euro. Nagel fa da paciere fra Silvio e Bollorè

Un prezzo fra i 17 e i 18 euro. E' il valore delle azioni Generali (ora quotano intorno a 14,3 euro) al quale Alberto Nagel, Ceo di Mediobanca, farà scattare l'ordine di vendita del 3% del Leone, atteso dal mercato e indicato già nel precedente piano industriale. Una quota che porterà Piazzetta Cuccia al 10% della compagnia assicurativa finita al centro del risiko assicurativo europeo. "Lo scorso anno abbiamo ceduto alcune azioni Generali del 3% che intendiamo dismettere tra 17 e 18 euro. Se volete quello è un riferimento", ha spiegato Nagel agli analisti in call sui risultati semestrali della merchant bank.

"Restiamo coerenti - ha aggiunto - con quanto abbiamo deliberato, cioè che Mediobanca all'interno del piano prevede una certa allocazione del capitale, funzionale allo sviluppo dei numeri del conto economico e alla sua solidità patrimoniale. Quindi, Mediobanca procederà a dismettere il 3% di Generali entro il 30 giugno 2019 e conserverà il 10% residuo che è una fonte di utile per azione e dividendo importante". La partita su Generali non poteva non essere al centro della comunicazione alla comunità finanziaria dei conti dei primi due trimestri dell'anno (il bilancio di Mediobanca si chiude a giugno). Conti che si son chiusi con profitti in crescita del 30% a 418 milioni, e ricavi ai massimi storici in crescita del 6% a 1,072 miliardi per Piazzetta Cuccia.

Il risultato operativo sale del +14% a 425 milioni, mentre il Cet1 risulta in salita al 12,3%. Ancora meglio il Texas ratio, ovvero il rapporto tra prestiti non performanti e il patrimonio netto tangibile, che è al 15%. Per fine esercizio 2016-2017, previsioni positive, sempre che le elezioni in Europa non disegnino scenari di incertezza tali da affossare la timida ripresa di queste mesi. Mediobanca, dunque, brinda per i conti record e Nagel, nuovamente al centro di tutte le partite finanziarie, non si sbilancia. Sia su Intesa Sanpaolo-Generali, sia sul futuro di Unicredit, e al socio Bolloré sempre più interessato a Mediaset ha consigliato moderazione. Il banchiere è invece stato chiaro sui presunti rumors legati al suo futuro, dicendosi innamorato del piano 2017-2019 della banca.

Parlando di Unicredit, primo azionista di Mediobanca ed al vertice della catena di comando che arriva al Leone, Nagel ha definito i "rapporti proficui" smentendo una possibile uscita della banca gestita da Jean Pierre Mustier, che anzi ha elogiato per come ha gestito l'aumento di capitale record da 13 miliardi: "E' un'operazione tecnicamente ben impostata, apprezzata dagli investitori, ed avrà un esito positivo". Promosso anche il Governo, per quanto riguarda i 20 miliardi del decreto 'salvarisparmio', che Nagel giudica "sufficienti per stabilizzare Mps e le banche venete, ed altre piccole situazioni".

Proprio questo intervento, unito a quello su Unicredit, dovrebbe secondo il manager, aver dissolto definitivamente ogni rischio sistemico per le nostre banche, dicendosi possibilista anche per un nuovo impegno futuro di Mediobanca nella vicenda Mps, dopo che l'aumento di capitale.Sulla vicenda Mediaset-Vivendi secondo Nagel l'azionista Vincent Bolloré, che detiene attraverso Financiere du Perguet il 5,029% di Mediobanca, deve cercare la mediazione: "Mediobanca non si schiera con nessun socio in particolare, la mia valutazione come uomo di investment banking, è che le operazioni di concentrazioni vanno fatte in modo amichevole e concordata. Altrimenti le operazioni sono più costose" ha spiegato. Un ragionamento certo estendibile anche alla fusione Intesa Sanpaolo-Generali, oggi quasi promossa dal Financial Times, finora invece molto. Il quotidiano inglese ha infatti ricordato come il modello bancassurance non sia sempre stato negativo. Meglio evitare guerre quindi, favorendo le integrazioni tra reti commerciali. Un soft power simile a quello evocato da Nagel.

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